da ansa.it
2008-05-23 21:53
S.Sede benedice la scelta sul nucleare
CITTA' DEL VATICANO - Trova plausi in Vaticano la scelta del governo Berlusconi di tornare al nucleare. A benedirla, con una punta di soddisfazione, è il card. Renato Raffele Martino, presidente del pontificio consiglio Giustizia e Pace. "Parlando da cittadino italiano - ha affermato all'ANSA il porporato - dico che la decisione del governo di tornare al nucleare è quanto mai conveniente. Parlando da cardinale ricordo che la Santa Sede è uno dei membri fondatori dell'Aiea, l'agenzia internazionale dell'energia atomica, che si propone di promuovere l'uso pacifico dell'energia nucleare". Spiega Martino, uno degli uomini di curia dalla più ampia esperienza internazionale, ex osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu, che la decisione del governo è conveniente perché "l'Italia compra a caro prezzo l'energia elettrica prodotta con centrali nucleari dai Paesi confinanti con il nostro". Vanno poi superati, "quei timori nei confronti delle centrali atomiche originati dal disastro di Chernobyl e alla base del referendum del 1987" alla luce delle "nuove e molteplici ragioni" di oggi. Le attuali centrali nucleari sono, infatti, "molto più perfezionate e moderne di quelle dell'epoca di Chernobyl, la cui esplosione - ricorda Martino - fu comunque causata da un errore umano". E poi, si chiede il porporato -facente funzioni anche di 'ministro' dell'Ambiente vaticano - "gli italiani vanno costruendo centrali nucleari per il mondo. Perché non dovrebbero mettere le loro capacità a servizio del proprio Paese?". Tanto più che "le centrali italiane, dopo il referendum, non sono state del tutto dismesse e c'é ancora del qualificato personale che le mantiene e che ora potrà tornare a lavorarvi. Certo, è necessario senz'altro ammodernarle prima". Il Vaticano ha sempre apprezzato l'uso della "tecnologia nucleare per un autentico sviluppo, rispettoso dell'ambiente e sempre attento alle popolazioni più svantaggiate". Benedetto XVI lo ha ricordato il luglio scorso proprio in occasione dell'anniversario dell'entrata in vigore, cinquanta anni fa, dello statuto dell'Aiea. Organizzazione istituita, secondo le parole del Papa, "con il mandato di sollecitare ed accrescere il contributo dell'energia atomica alle cause della pace, della salute e della prosperità in tutto il mondo", e di cui la Santa Sede quale "membro fondatore", "ne approva pienamente le finalità e ne sostiene l'attività". Una posizione , quella sul nucleare per scopi civili, che ha consentito alla Santa Sede di tendere una mano anche all'Iran, le cui ambizioni di sviluppo del programma atomico allertano il mondo. "Sì all'uso pacifico del nucleare certamente anche per l'Iran", aveva dichiarato Martino nell'ottobre scorso, spiegando che l'energia atomica "é qualcosa che può fare del bene all'umanità" e se da un lato c'é la necessità di "difendere la pace e la sicurezza", dall'altro "va promosso lo sviluppo dei popoli".
2008-05-23 21:53
S.Sede benedice la scelta sul nucleare
CITTA' DEL VATICANO - Trova plausi in Vaticano la scelta del governo Berlusconi di tornare al nucleare. A benedirla, con una punta di soddisfazione, è il card. Renato Raffele Martino, presidente del pontificio consiglio Giustizia e Pace. "Parlando da cittadino italiano - ha affermato all'ANSA il porporato - dico che la decisione del governo di tornare al nucleare è quanto mai conveniente. Parlando da cardinale ricordo che la Santa Sede è uno dei membri fondatori dell'Aiea, l'agenzia internazionale dell'energia atomica, che si propone di promuovere l'uso pacifico dell'energia nucleare". Spiega Martino, uno degli uomini di curia dalla più ampia esperienza internazionale, ex osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu, che la decisione del governo è conveniente perché "l'Italia compra a caro prezzo l'energia elettrica prodotta con centrali nucleari dai Paesi confinanti con il nostro". Vanno poi superati, "quei timori nei confronti delle centrali atomiche originati dal disastro di Chernobyl e alla base del referendum del 1987" alla luce delle "nuove e molteplici ragioni" di oggi. Le attuali centrali nucleari sono, infatti, "molto più perfezionate e moderne di quelle dell'epoca di Chernobyl, la cui esplosione - ricorda Martino - fu comunque causata da un errore umano". E poi, si chiede il porporato -facente funzioni anche di 'ministro' dell'Ambiente vaticano - "gli italiani vanno costruendo centrali nucleari per il mondo. Perché non dovrebbero mettere le loro capacità a servizio del proprio Paese?". Tanto più che "le centrali italiane, dopo il referendum, non sono state del tutto dismesse e c'é ancora del qualificato personale che le mantiene e che ora potrà tornare a lavorarvi. Certo, è necessario senz'altro ammodernarle prima". Il Vaticano ha sempre apprezzato l'uso della "tecnologia nucleare per un autentico sviluppo, rispettoso dell'ambiente e sempre attento alle popolazioni più svantaggiate". Benedetto XVI lo ha ricordato il luglio scorso proprio in occasione dell'anniversario dell'entrata in vigore, cinquanta anni fa, dello statuto dell'Aiea. Organizzazione istituita, secondo le parole del Papa, "con il mandato di sollecitare ed accrescere il contributo dell'energia atomica alle cause della pace, della salute e della prosperità in tutto il mondo", e di cui la Santa Sede quale "membro fondatore", "ne approva pienamente le finalità e ne sostiene l'attività". Una posizione , quella sul nucleare per scopi civili, che ha consentito alla Santa Sede di tendere una mano anche all'Iran, le cui ambizioni di sviluppo del programma atomico allertano il mondo. "Sì all'uso pacifico del nucleare certamente anche per l'Iran", aveva dichiarato Martino nell'ottobre scorso, spiegando che l'energia atomica "é qualcosa che può fare del bene all'umanità" e se da un lato c'é la necessità di "difendere la pace e la sicurezza", dall'altro "va promosso lo sviluppo dei popoli".
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