sabato 18 dicembre 2010

Nucleare, in Regione vince il no

Nucleare, in Regione vince il no

Francesco Di Frischia, Corriere della Sera - ed. Roma, il 25/11/10

Il Lazio dice «no al nucleare». È questo il risultato dell’approvazione di una mozione in Consiglio regionale ieri pomeriggio. A sorpresa, l’Udc, l’Mpa e «La Destra» di Francesco Storace si sono astenuti e il centrodestra è andato sotto. Così è stato approvato un documento proposto dai Verdi per «d’indisponibilità della Regione a realizzare centrali nucleari nel suo territorio». È stata invece bocciata un’altra mozione proposta dal centrodestra. Francesco Pasquali, consigliere Pdl e coordinatore del movimento giovanile del partito - che aveva presentato un testo pro nucleare, poi ritirato - si è autosospeso dal gruppo alla Pisana: gli insider sostengono che Pasquali starebbe meditando di passare con i finiani di Fli. Soddisfatto Angelo Bonelli (Verdi), primo firmatario della mozione: «Questo risultato non è significativo solo per il Lazio, ma per tutta l’Italia perché contribuirà a bloccare i programmi nucleari del governo Berlusconi». La presidente della Regione,. Renata Polverini, non si scompone: «Mozione contro il nucleare? Diciamo che la mozione che è passata risponde al mio programma elettorale». Poi aggiunge: «Probabilmente in Consiglio non si sono resi conto che c’è stata una sentenza della Corte Costituzionale che dice con chiarezza che le Regioni non hanno competenza in materia». Ma perché l’Udc si è astenuto? «L’Udc a livello nazionale ha votato a favore del ritorno del nucleare - ricorda Luciano Ciocchetti (Udc), vicepresidente della giunta -. Altra cosa sono, invece, le mozioni strumentali presentate dall’opposizione in Consiglio che sono fuori luogo. Comunque per la Corte Costituzionale il nucleare non spetta alle Regioni». E Roberto Buonasorte (La Destra) aggiunge: «Anziché confrontarsi in modo sereno e senza pregiudizi, sono state presentate 4 mozioni, nessuna delle quali soddisfacenti».
Il centrosinistra, invece, esulta. «Sul primo appuntamento vero, di sostanza di questo Consiglio la maggioranza si è spaccata», commenta Esterino Montino (Pd). Parole condivise da Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo (Lista Bonino Pannella): «Siamo convinti che il nucleare sia una scelta economicamente non conveniente». Vincenzo Maniecio (Idv) guarda avanti: «La Polverini e il governo dovranno tenere conto di questa mozione». Luigi Nieri e Filiberto Zaratti (Sel) ricordano: «Il ritorno all’atomo è osteggiato da un ampio fronte politico e contrastato da un vasto movimento popolare». Ivano Peduzzi e Fabio Nobile (Fsd) aggiungono: «La maggioranza si è liquefatta».

domenica 12 dicembre 2010

No del Lazio al ritorno del nucleare

No del Lazio al ritorno del nucleare

Vincenzo Mulè, Terra, il 25/11/10

«Indisponibile». La Regione Lazio, a sorpresa, chiude le porte al nucleare. Il consiglio regionale ha approvato una mozione, primo firmatario il capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli, con la quale si dichiara «l’indisponibilità» del territorio del Lazio all’insediamento «di impianti di produzione di energia elettrica nucleare». Il testo approvato con 28 voti a favore, 16 contrari e 3 astenuti impegna «il presidente della Giunta regionale a dichiarare l’indisponibilità del territorio della Regione per l’insediamento di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del materiale combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché di depositi di materiali e rifiuti radioattivi, a partire dal sito di Montalto di Castro dove il governo prevede la realizzazione della nuova centrale termonucleare».
Soddifatto, Bonelli ha dichiarato: «Oggi si ferma il programma nucleare italiano. La votazione favorevole nel Consiglio Regionale, da noi richiesto, della mozione che blocca il nucleare, presentata dai Verdi e sottoscritta da tutta l’opposizione, è storica e straordinaria allo stesso tempo». Nel documento approvato su proposta anche di Pd, Sel, Federazione della Sinistra e Lista Bonino-Pannella, si sostiene che «il sistema elettrico regionale è in grado di coprire la richiesta di energia elettrica prevista al 2020 e di assicurare un esubero di circa il 13 per cento, mediante l’incremento della produzione da fonti rinnovabili, da risparmi nei settori finali di consumo e dall’ammodernamento con tecnologia eco-compatibile degli impianti in esercizio». Secondo il presidente dei Verdi per la Costituente ecologista «ora il piano nucleare in Italia si ferma perché il parere obbligatorio richiesto alle regioni dal Dlgs 31/2010 nella Regione Lazio è negativo».
Nessuna reazione da parte del Centrodestra a parte quella del consigliere regionale Francesco Pasquali, noto "falco’ filonucleare che si è autosospeso dal Pdl, in polemica con i consiglieri del centrodestra che hanno votato per la mozione dei Verdi, tra i quali si è distinta la consigliera Chiara Colosimo (Pdl) che è stata netta, durante il suo intervento in aula nell’esprimersi contro il nucleare. Ad inizio seduta, ricordando la recente sentenza della Corte costituzionale, Carlo De Romanis, a nome del Pdl come gruppo, aveva annunciato voto contrario: «Questa materia è di competenza nazionale ha detto - come sentenziato dalla Corte Costituzionale, e noi non ci opporremo alle decisioni del Governo. Poi, all’interno dei gruppi, ognuno voterà secondo coscienza». In realtà, la Consulta aveva dichiarato illegittime le leggi regionali emanate da Puglia, Basilicata e Campania con le quali avevano vietato l’installazione (sul loro territorio regionale) di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi. Quella approvata dal consiglio è invece un documento politico che impegna la giunta.
L’Udc aveva dichiarato, attraverso il capogruppo Francesco Carducci, la propria astensione. Non esistono, secondo l’Udc, decisioni per la localizzazione di reattori termonucleari a Montalto e, viste le ingenti risorse necessarie, su questo tema serve un patto tra Governo nazionale e opposizione. Nel corso della seduta straordinaria, convocata dal presidente del Consiglio Mario Abbruzzese, su richiesta dell’opposizione, sono state discusse, in un lungo dibattito con posizioni articolate, due mozioni. Quella a firma di Bonelli e quella proposta da Francesco Pasquali (Pdl), poi ritirata, che impegnava la presidente Polverini a dichiarare la disponibilità della Regione al nucleare. «Sarebbe una scelta importante anche per la ripresa occupazionale» aveva sostenuto Pasquali prima che abbandonasse aula e partito in segno di protesta.

mercoledì 8 dicembre 2010

Centrali nucleari, oltre ventimila aborti negli ultimi quarant’anni

Centrali nucleari, oltre ventimila aborti negli ultimi quarant’anni
Andrea Bertaglio

L'allarme è stato lanciato da uno studio tedesco. I numeri riguardano soprattutto bambine. Tante non ne sono nate attorno ai 35 chilometri delle 31 centrali europee analizzate
Gravidanza a rischio se la madre abita nelle vicinanze di una centrale nucleare. In numeri: ventimila aborti spontanei negli ultimi 40 anni. Il tutto attorno a 31 impianti di energia atomica, 27 tedeschi e 4 svizzeri. Senza contare un netto aumento di deformità e tumori infantili. Questo si legge in uno studio pubblicato dal Centro di ricerca tedesco per la salute ambientale di Monaco.

Effetti collaterali

Negli scorsi giorni i ricercatori Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb hanno pubblicato un report tra nascite e prossimità alle centrali nucleari in Germania e Svizzera, in modo da capire se la sola vicinanza delle centrali ha effetto sulla salute dei cittadini, anche in mancanza di grandi incidenti. Lo studio è partito dai dati sugli effetti della catastrofe di Cernobyl, sulle nascite in Ucraina (si stima che un milione di bambine e bambini non siano mai nati in tutta Europa a causa del disastro di Cernobyl) e nelle regioni toccate dalla nuvola radioattiva. Luoghi in cui già in passato si erano riscontrate significative anomalie sia nel numero delle nascite che nel rapporto di nascite fra maschi e femmine.

L’obiettivo degli studiosi era quindi di verificare gli effetti delle centrali nucleari sulle nascite, e i risultati sono stati sconcertanti: secondo loro, nei 35 chilometri attorno alle centrali, negli ultimi quarant’anni sono mancate all’appello ventimila bambine. Normalmente nascono 105/106 femmine per ogni 100 maschi, mentre nelle regioni in questione le nascite di bambine, appunto, sono state molto inferiori. Questo perché gli embrioni femminili sono ancora più sensibili alla radioattività rispetto a quelli maschili. Non solo, gli studiosi tedeschi hanno anche evidenziato un netto aumento dei casi di tumore infantile nelle vicinanze delle centrali nucleari.

Disguidi nucleari

Ma come si spiegano questi 20.000 aborti spontanei “in eccesso”, in assenza di incidenti conclamati presso le centrali di queste zone? Con il fatto che gli impianti, sostengono i ricercatori, rilasciano nell’ambiente sostanze tossiche o radioattive. E lo fanno in occasione di incidenti ritenuti di “basso livello”, quei numerosissimi “disguidi” (in Francia se ne verifica circa uno ogni tre giorni) che portano a una esposizione alla radioattività della popolazione “entro i limiti di sicurezza”. Limiti stabiliti dalle autorità nazionali, ma che per la loro frequenza e i loro effetti cumulati possono nuocere alla salute ben più di quanto i produttori di energia e le stesse autorità siano disposti ad ammettere.

Anche le sole attività legate alla produzione di energia, sostiene la ricerca, hanno effetti sull’ecosistema e sulle popolazioni circostanti, e la lista dei possibili “incidenti di basso livello” è lunga: si va dalle perdite nel trasporto e nello smaltimento delle scorie, agli scarichi di acque contaminate nei corsi d’acqua, fino alla presenza di agenti tossici nel vapore rilasciato in atmosfera che, è vero, non contiene CO2, ma non è certo il più salubre, in quanto proveniente da acqua evaporata entrando in contatto con un nucleo radioattivo.

Rassicurazioni o inganni?

Eppure, al di là di questo, è impossibile ignorare che senza l’energia nucleare molti sistemi-Paese rischierebbero di fermarsi, con effetti gravissimi sulle loro economie. È anche comprensibile, di conseguenza, l’enorme impegno di questi Paesi nel rassicurare le popolazioni sulla sicurezza degli impianti. Recentemente nella regione inglese del Somerset EDF energy ha diffuso la notizia sul consenso della popolazione locale relativo all’ampliamento della centrale di Hinkley Point (la cui chiusura è prevista nel 2016). Un consenso ottenuto non con la forza, ma con un sondaggio, commissionato dalla stessa EDF. Anche la Bbc ci era cascata, diffondendo insieme alla stampa locale la notizia che sei persone su dieci, nelle zone di Sedgemoor, Taunton Deane e West Somerset supportano l’ampliamento della centrale di Hinkley, nel sud ovest dell’Inghilterra.

Un sondaggio considerato però da più parti ambiguo. Secondo Leo Barasi di Climate Sock domande quali: “Fino a che punto è d’accordo con la seguente affermazione: l’energia nucleare ha degli svantaggi, ma la nazione ha bisogno di energia nucleare come parte di un bilanciamento energetico con carbone, gas ed energia eolica”, sono poste in modo da rendere difficile un disaccordo (calcolato infatti nel 13% dei rispondenti a questa domanda), e chi oggi vede i risultati è portato a pensare che le persone intervistate nella zona in questione ritengano necessaria l’energia nucleare. Lo stesso vale per domande in cui, mentre si chiede di pensare agli aspetti positivi e negativi di un nuovo reattore ad Hinkley Point, rientrano sempre in qualche modo i benefici che un nuovo reattore avrebbe sull’economia e l’occupazione locali.

“A me sembra chiaro che questa lunga serie di domande guidi le persone verso un percorso mentale che le porta a pensare ad una centrale nucleare in modo ben diverso da quanto esse normalmente farebbero”, accusa Ben Goldacre dalle pagine del quotidiano The Guardian. Secondo il giornalista inglese ha infatti un effetto ben diverso chiedere: “Volete che i vostri figli restino disoccupati?”, invece che: “Siete tutti segretamente terrorizzati all’idea che potremmo farvi prendere il cancro?”. Gli statistici sanno bene che il diverso ordine dato a certe domande potrebbe far variare l’andamento di un questionario, e per Goldacre quello di EDF contravviene a molte delle regole di base da tenere in considerazione nella compilazione di un questionario statistico. In particolare quella che consiglia di “stare attenti a non influenzare le risposte”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/26/centrali-nucleari-oltre-ventimila-aborti-negli-ultimi-quarantanni/78974/