mercoledì 31 dicembre 2008

La Germania in piazza contro il nucleare

La Germania in piazza contro il nucleare

di Guido Ambrosino

Il Manifesto del 12/11/2008

La protesta dei giovani a Gorleben

I container pieni di scorie nucleari tedesche, che a intervalli di circa un anno vengono rispediti ben impacchettati dall'impianto francese di La Hague al deposito di Gorleben, in Bassa Sassonia, non si lasciano fermare, tanto più che stavolta c'era un esercito di 18.000 poliziotti a fargli strada. Il trasporto radiottivo si può però intralciare e ritardare, stendosi sui binari lungo il percorso ferroviario fino a Dannenberg, o sdraiandosi per strada nell'ultimo tratto di 20 chilometri affidato ai camion. Ci si può mettere di traverso con i trattori, come gli agricoltori della zona attorno a Gorleben sanno fare magistralmente. O incatenandosi a piramidi di cemento, così che alla polizia servono ore per staccare i dimostranti. Gli avversari del nucleare, col suo corollario di inappetibile immondizia radioattiva, son riusciti a far ritardare di quasi un giorno l'arrivo degli 11 container nel «deposito provvisorio» di Gorleben, un capannone recintato e fortificato, dove già se ne trovano 80. L'arrivo dei barattoloni d'acciaio rinforzato era previsto per la mattina di lunedì. Invece hanno varcato la soglia del deposito solo dopo la mezzanotte, alle 0.19 di martedì.
Il ritardo è stato imposto dal gran numero di dimostranti. A protestare contro il trasporto precedente, un anno e mezzo fa, erano 5.000. Stavolta 20.000, rimasti per un lungo fine settimana, pronti a dormire all'addiaccio sulla paglia nonostante il freddo, confortati solo da scodelle di zuppa e tazze di caffè, messe a disposizione da una schiera di "aiutanti".
«Una nuova generazione del movimento di protesta contro l'atomo», titola soddisfatta la Tageszeitung, giornale autogestito nato trent'anni fa dai resti dell'opposizione extraparlamentare e dalla prima onda ecologista contro le centrali nucleari. Per numero i dimostranti hanno eguagliato i 20.000 della prima protesta a Gorleben nel 1977, quando si seppe della destinazione di Gorleben a deposito di scorie nucleari. E tra loro tanti giovani come allora. Anche la stampa conservatrice concorda sulla rinascita del movimento.
Il merito è della cancelliera Angela Merkel, decisa a stracciare il piano di dolce uscita dal nucleare concordato nel 2000 dal governo rosso-verde di Schröder, per cui i reattori tedeschi dovranno spegnersi uno dopo l'altro entro il 2022, a seconda della loro data di costruzione e quantità di energia già prodotta. Anche i liberali la pensano allo stesso modo. E se dalle elezioni del 2009 uscirà una maggioranza di centrodestra, che consentisse a Merkel di sbarazzarsi della grande coalizione con i socialdemocratici - è la Spd ora a bloccare una svolta - nulla salverà la Germania da nuovi reattori.
Il merito va anche all'acqua, che si è infiltrata nelle gallerie di Asse, una vecchia miniera di salgemma dismessa vicino a Wolfenbüttel, sempre in Bassa Sassonia, riempita tra il 1968 e il 1978 con 124.000 barili di rifiuti a bassa radioattività, provenienti soprattutto da apparati medici di radiologia, nonché con 1.300 contenitori di scorie a media radioattività forniti da centrali nucleari e dall'industria. Pare che ci sia anche del velenosissimo plutonio, ma non è certo, perché manca un inventario preciso. Certo è che l'estate scorsa si è appreso che in certe gallerie l'acqua è radioattiva, inquinata di Cesio 137, e si infiltra e si disperde nel sottosuolo. Il sale sciolto dall'acqua forma un miscuglio che corrode le pareti di metallo dei container, spesso banalissimi bidoni tinti di giallo, da cui ora gocciola brodaglia arrugginita. Le infiltrazioni d'acqua minacciano anche la tenuta delle gallerie. Scandalo nello scandalo: già nel '67 ci si era accorti dell'acqua. Gli operai allora impiegati hanno raccontato di pozzanghere da guadare con gli stivali. Ciò nonostante ci si sono messi a arrugginire i bidoni radioattivi.
Ora si dà il caso che anche Gorleben, finora destinata a ospitare il futuro «deposito definitivo» per il nucleare tedesco, sorga sul salgemma. I container, ora parcheggiati in superficie per lasciarli raffreddare, dovrebbero poi finire nel sottosuolo. Ma come escludere che l'acqua l'invada come a Asse?
Così si allontanata una soluzione per le scorie. Il ministro dell'ambiente Gabriel (Spd) vorrebbe ricominciare la ricerca di un sito adatto, considerando anche sedimenti di argilla o granito. Che però sono al sud, in regioni democristiane che non ne vogliono sapere. Una bella grana per Merkel.

Scoop della Bbc: nel 1968 gli americani, in gran segreto, smarrirono una atomica nei ghiacciai di Groenlandia

La Bomba dimenticata

di Emanuele Giordana

Il Manifesto del 12/11/2008

Scoop della Bbc: nel 1968 gli americani, in gran segreto, smarrirono una atomica nei ghiacciai di Groenlandia

«Il mistero della bomba nucleare americana scomparsa». Titolo secco per lo scoop con cui la Bbc ha allietato con un nuovo incubo atomico i suoi vasti lettori. La notizia rimbalza su giornali e siti Internet e si può riassumere in poche righe. Corre l'anno 1968. Il mondo si occupa d'altro e gli americani perdono, in gran segreto perché sono anche in territorio danese dove le operazione nucleari sono vietate, una... bomba atomica.
Finisce sotto il ghiaccio del Nord della Groenlandia, a seguito di un incidente a un bombardiere B-52. Il fattaccio accade a pochi chilometri dalla base militare di Thule (e forse qualche mattacchione ricorderà «Ho veduto», una canzone dei New Trolls, gruppo in voga degli anni Sessanta-Settanta, che parlava appunto dei...ghiacci di Thule). In realtà c'è ben poco da ridere.
La Bbc, sulla base di documenti declassificati grazie alla legge americana sulla libertà di informazione, il Freedom of Information Act (Foia), scopre infatti che il 21 gennaio del 1968, un B-52 si è schiantato sul ghiaccio a pochi chilometri dalla base militare americana, sulla costa nord-occidentale della Groenlandia (territorio danese), perdendo il suo pericoloso carico di bombe. Thule è la base più settentrionale delle forze armate americane ed era un centro nevralgico del sistema di radar che proteggevano il paese durante la Guerra fredda. Le squadre di recupero si mettono al lavoro per cercare le bombe e bonificare il terreno (come racconta anche un video desecretato che mostra appunto l'operazione) ma ne trovano solo tre. Una non venne mai recuperata, nonostante le ricerche anche sottomarine. Probabilmente è rimasta imprigionata nei ghiacci settentrionali ad aspettare che venga restituita dall'effetto serra.
L'incidente è stato tenuto segreto per quarant'anni e per altro, riferisce la Bbc, gli americani ritengono che la radioattività si sia dissolta nella massa d'acqua e che non ci sia dunque più pericolo. Ma la faccenda resta inquietante: Per diversi motivi.
Il primo è strettamente connesso alla pericolosità di una bomba all'uranio e al rilascio dei suoi veleni. Difficile accettare a scatola chiusa le rassicurazioni di Washington. La seconda riguarda invece l'effetto positivo del Freedom of Information Act, una legge ottima che consente (cosa che in Italia avviene da pochissimi mesi) di poter leggere i documenti desecretati. Ma se questa è una buona notizia che di preoccupazioni non ne desta, l'Amministrazione si riserva di far rimanere segreti alcuni documenti ritenuti troppo sensibili. In buona sostanza, quando arriviamo alla verità, trenta o quarant'anni dopo, la conosciamo solo a fino a un certo punto.
La battaglia per la legge sulla libertà di informazione è però in continua evoluzione e la legge americana è un ottimo provvedimento pur con tutti i distinguo: qualche caso?
Iniziamo dal nucleare. Grazie ai National Security Archives (Nsa), una istituto di ricerca indipendente che studia i documenti desecretati per merito del Foia, sappiamo ad esempio quasi tutto su un documento che arrivò il 7 febbraio del 1969 sul tavolo di Henry Kissinger. Era un memorandum segreto sul possibile impatto della capacità nucleare di Israele sulla politica degli Stati Uniti. Il primo capoverso, intitolato «Il problema», spiegava che le fonti di intelligence indicavano come Israele stesse «sviluppando rapidamente la capacità di produrre e schierare armi nucleari»: missili terra-terra oppure ordigni da sganciarsi dall'aria. «Avendo coscienza delle implicazioni negative» che comporterebbe rendere nota la cosa, proseguiva il documento redatto da Henry Howen del dipartimento di Stato, Israele stava lavorando al programma «clandestinamente» finché non fosse stato in grado di decidere il modo in cui dispiegare la sua forza nucleare. I documenti rivelarono dunque, e solo nel 2006, non solo che Israele lavorava clandestinamente all'atomica, ma che gli americani se ne preoccupavano. E molto. Nondimeno le carte più «sensibili» (i famosi file Nssm 40 custoditi in un'apposita valigetta) resteranno coperti dal segreto di stato.
I Nsa hanno rivelato moltissimo dei segreti della Casa bianca, della Difesa e del Dipartimento di stato con un'operazione di grande trasparenza: dalla luce verde all'indonesiano Suharto per invadere Timor Est, a quella non meno verde al dittatore cileno Pinochet o ai militari argentini.
Proprio qualche giorno fa, il 5 novembre, il giudice Gladys Kessler del distretto giudiziario della Columbia, ha riconosciuto ai Nsa lo status di media e dunque il diritto di fare una serie di richieste che la Cia aveva rispedito al mittente giudicando improprio il soggetto che le richieste aveva sottoposte. Ma il giudice ha stabilito che se i Nsa sono un «new media», hanno anche il diritto di porre i quesiti che più ritengono opportuni, ossia richiedere i documenti che meglio possono far loro attendere al lavoro di un media: informare il pubblico. Ma la battaglia è dura.
Nel febbraio del 2006 diverse associazioni statunitensi (i Nsa ma anche National History Coalition, Public Citizen Litigation Group, Society for the Historians of American Foreign Relations) scrissero a a William Leonard, direttore dell'Information Security Oversight Office (Isoo) facendogli presente una «cultura della segretezza» dura a morire. Si trattava proprio di la secretazione di documenti desecretati da parte di diverse agenzie di intelligence: circa 55mila pagine che erano oramai da tempo disponibili e che, tra l'altro sono state già in parte rese note dalla stampa o dagli storici. La giustificazione risederebbe nel fatto che taluni documenti che dovevano restare segreti sarebbero stati desecratati per «errore», cioè inavvertitamente, da parte dei National Archives and Records Administration (Nara). Alcuni di questi documenti, secondo gli storici, sarebbero totalmente inoffensivi (le mappe ad esempio) mentre altri erano effettivamente «imbarazzanti».

Lettera22

Sì all'alternativa energetica, no al nucleare

Sì all'alternativa energetica, no al nucleare

di Mario Agostinelli, Vittorio Agnoletto, Mario Albanesi... *

Liberazione del 14/11/2008

Il 24 novembre 2008, a Roma si costituirà il Comitato per un'alternativa energetica, basata sulle fonti rinnovabili e il risparmio, anziché su un ingiustificato aumento dei consumi e sull'uso delle fonti fossili e di quella nucleare, come propone il Governo. Berlusconi e il suo esecutivo, nel quadro del progettato rilancio del nucleare, promettono di individuare entro sei mesi i territori destinati ad ospitare le centrali, violando così una precisa volontà popolare espressa con un referendum che a grande maggioranza aveva deciso di chiudere con il nucleare.
Non aspetteremo che siano individuati i siti nucleari per opporci a questa scelta e non lasceremo sole le località che rischiano di subire una decisione antidemocratica, calata dall'alto e per di più militarizzata nell'attuazione.
Sosterremo il diritto delle popolazioni locali a fare valere la loro opinione anche, se necessario, con referendum territoriali, tanto più che costruire nuove centrali nucleari contrasterebbe con l'impostazione dei piani Energetico Ambientali Regionali già approvati. Porteremo in ogni luogo una battaglia delle idee, la controinformazione e per questo sollecitiamo la preziosa collaborazione del mondo scientifico e di quello intellettuale e di quanti possono contribuire in tutte le forme democratiche a sensibilizzare l'opinione pubblica: il nucleare è una scelta che va contrastata e sconfitta nel paese.
A questo scopo diamo vita ad un Comitato attraverso il quale organizzare, insieme a tutti gli altri soggetti associativi che si mobiliteranno sul territorio, il rifiuto popolare di questa tecnologia intrinsecamente insicura e incapace di smaltire i rifiuti radioattivi che produce.
L'obiettivo che ci poniamo è di fare avanzare un'altra proposta di politica energetica basata sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico, la sola scelta che permette di dare energia pulita al paese e contemporaneamente di ridurre le emissioni climalteranti. In linea quindi con gli obiettivi che l'Unione Europea renderà vincolanti nei prossimi mesi: ridurre, entro il 2020, del 20%, forse del 30% i gas serra attraverso un aumento del 20%, sia dell'efficienza energetica che delle fonti rinnovabili, mentre il Governo Berlusconi sta apertamente boicottando gli orientamenti europei rispetto al raggiungimento dell'autonomia energetica e del sostegno agli obiettivi di Kyoto.
Sono questi parametri i punti di riferimento di un nostro Piano Energetico Nazionale, la cornice entro la quale iscrivere le singole azioni, le scelte tecnologiche, la riconversione ecologica delle industrie più energivore, la riduzione dei rifiuti, il cambiamento del peso del trasporto individuale e su gomma.
Ci proponiamo di elaborarlo con il concorso più ampio delle popolazioni, sottoponendolo al giudizio dei cittadini, anche attraverso la presentazione di un progetto di legge di iniziativa popolare.
La nostra non sarà la sola iniziativa contro questa scelta sciagurata del Governo e quindi è nostra volontà coordinarci con tutte le altre strutture di mobilitazione, con le associazioni ambientaliste, con le persone del mondo della cultura e della scienza, con i sindacati, con le Regioni, con i Comuni disponibili .
Gli argomenti possono essere diversi ma ciò che conta è unire le forze sull'obiettivo comune di una nuova politica energetica e del NO al nucleare.
Berlusconi e i suoi ministri cercano di convincere che compiono questa scelta in nome della lotta ai cambiamenti climatici e per garantire energia abbondante e poco costosa al paese rafforzando anche la sua autonomia energetica.
Queste affermazioni sono entrambe false: il nucleare non serve né a combattere i cambiamenti climatici né a ridurre la bolletta energetica del paese e per di più è un enorme consumatore di acqua, bene sempre più scarso.
Va quindi rifiutato per le seguenti ragioni:

1. l'uranio non è una risorsa né rinnovabile né sostenibile, limitata nelle quantità e nel tempo, che per di più ha visto i suoi costi aumentare in modo vertiginoso.

2. non è affatto senza emissione di CO2 perché ne produce per l'estrazione del combustibile, durante la costruzione della centrale e nella fase del suo smantellamento.

3. nessuno dei problemi segnalati dalla tragedia di Cernobyl è stato risolto e quindi il nucleare civile continua ad avere problemi di sicurezza per le popolazioni non risolti anche durante il funzionamento ed un enorme impatto ambientale legato alla produzione di scorie radioattive che inevitabilmente si accumulano nell'ecosistema e graveranno sulle future generazioni per migliaia di anni. Va ricordato che in presenza di impianti nucleari è obbligatorio un piano di evacuazione delle popolazioni in caso di incidente grave, con l'abbandono di ogni attività, con pesanti restrizioni per le persone come vivere sigillati in casa.

4. espone il mondo a rischi di proliferazione delle armi nucleari e al terrorismo, del resto questo è l'argomento che viene portato contro l'Iran poiché la tecnologia in uso è stata pensata per produrre plutonio e la generazione di energia elettrica ne è un sottoprodotto.

5. non è in grado di risolvere né il problema energetico né quello del cambiamento climatico, infatti le risorse di uranio, già oggi scarse, non sarebbero sufficienti di fronte ad un aumento ulteriore della domanda ed è quindi inutile sperare di aumentare la capacità installata in maniera tale da coprire una quota significativa della nuova domanda di energia, né di sostituire la quota fossile.

6. ha dei costi economici e finanziari diretti ed indiretti troppo elevati che in realtà gravano sulla società e sulle finanze pubbliche e inoltre è una tecnologia che usa e spreca enormi quantità d'acqua

7. comporta un modello di generazione di energia centralizzato, basato su centrali di elevata potenza, che non garantiscono sicurezza e tanto meno assicurano il diritto all'energia diffusa nel territorio. Infatti il nucleare è un modello che richiede sistemi di gestione autoritari, centralizzati ed antidemocratici . Non a caso le centrali nucleari civili vengono considerate come gli altri siti energetici alla stregua di siti militari.
E quindi irrealistico pensare di uscire dai fossili rilanciando il nucleare, anzi in Francia una massiccia presenza del nucleare (78%) si accompagna ad un consumo pro capite di petrolio maggiore che in Italia.
Uscire dal petrolio e dalle energie fossili e non rinnovabili senza il nucleare si può.
E' matura, tecnologicamente ed economicamente, una scelta energetica a favore del risparmio energetico e delle energie rinnovabili che un programma di incentivi pubblici e l'utilizzo della leva fiscale possono e devono promuovere
Il paese può e deve essere più efficiente e non sprecare energia.
Questo è il primo obiettivo che ci proponiamo. Si calcola che metà dei consumi energetici italiani sono in realtà sprechi derivanti da usi poco razionali ed inefficienti dell'energia. Si può puntare molto in alto con il risparmio energetico, fino a risparmiare il 50% dell'energia oggi usata per garantire i servizi di illuminazione, riscaldamento, rinfrescamento, mobilità, usi industriali. Sono necessari interventi per aumentare l'efficienza dell'uso dell'energia e per correggere gli sprechi, sviluppando politiche di sufficienza diffusa nel territorio può portare a ridurre i consumi di energia, pur mantenendo standard elevati di vita, e per questo occorre puntare a risparmi significativi sia per il sistema economico che per il rispetto degli impegni di Kyoto, peraltro già oggi insufficienti di fronte ai cambiamenti climatici.
E' possibile e realistico puntare all'obiettivo di procurare al paese gran parte dell'energia che gli è veramente necessaria attraverso le fonti rinnovabili.
Lo si può fare, come dimostrano le esperienze di molti paesi, Germania e Spagna in particolare incentivandone l'installazione diffusa con lo strumento del "conto energia" che ha dimostrato nei paesi che l'hanno adottato di funzionare e aumentare notevolmente la capacità rinnovabile installata
Sono due strade alternative:
Quella del Governo non garantisce autonomia energetica al paese è antidemocratica, costosa, pericolosa per la salute delle persone e l'ambiente, oltre che poco utile per ridurre le emissioni climalteranti e ci isola dall'Europa .
La politica energetica da noi indicata invece riduce la nostra dipendenza energetica, sviluppa la ricerca e l'innovazione nelle attività produttive, fornisce i servizi energetici usando fonti rinnovabili (un barile di petrolio corrisponde ad un metro quadrato di pannello solare) che non alterano il clima e che sono diffuse sul territorio e quindi facilmente controllabili dalle popolazioni, oltre a promuovere un diverso sviluppo, creando nuova occupazione di qualità.

Questa è l'alternativa che proponiamo:
Sono queste le ragioni per cui decidiamo di promuovere un Comitato per il No al Nucleare e per il SI ad una politica energetica alternativa di risparmio e sviluppo delle fonti rinnovabili e per questo convochiamo un'Assemblea aperta a Roma lunedì 24 novembre, alle ore 14 presso il centro Congressi di via Frentani 4, aperta a tutti i contributi .

Mario Agostinelli, Vittorio Agnoletto, Mario Albanesi, Fabio Alberti, Giuseppe Amari, Marcello Amendola, Antonio Amoroso, Valentina Araldi, Franco Arqada, Alessandro Baldussi, Fulvia Bandoli, Angelo Baracca, Andrea Baranes, Vittorio Bardi, Paola Barassi, Katia Belillo, Giovanni Bellini, Natale Belosi, Paolo Berdini, Giorgio Beretta, Giovanni Berlinguer, Maddalena Berrino, Marco Bersani, Massimo Binci, Elio Bonfanti, Massimo Bongiovanni, Roberto Brambilla, Giorgio Braschi, Antonio Bruni, Mauro Bulgarelli, Paolo Cacciari, Paolo Cagna Ninchi, Luisa Calimani, Alberto Calza Bini, Valerio Calzolaio, Maria Campese, Elisa Cancellieri, Sergio Caserta, Antonio Canu, Luisella Caria, Gianni Cabinato, Mario Carucci, Bruno Ceccarelli, Carlo Cellamare, Paolo Cento, Franco Chiaramonte, Giuseppe Chiarante, Angelo Chiattella, Lilia Chini, Giuseppe Ciliberto, Marcello Cini, Paolo Ciofi, Nicola Cipolla, Tullio Cipriano, Lisa Clark, Flavio Conti, Elisa Corridoni, Giorgio Cremaschi, Alberto Deambrogio, Walter De Cesaris, Paolo De Marchi, Loredana De Petris, G.Carlo Desiderati, Sandro Del Fattore, Paolo Del Vecchio, Tana De Zulueta, Valeria Di Blasio, Pino Di Maula, Piero Di Siena, Pippo Di Falco, Raffaele Decimo, Angelo Diciotti, Anna Donati, Antonio Faggioli, Franco Ferretti, Lodovico Ferrone, Alessandra Filabozzi, Antonio Filippi, Domenico Fininguerra, Dario Fo, Pietro Folena, Antonio Fiascone, Primo Galdelli, Giuseppe Gavioli, Sergio Gentili, Alfonso Gianni, Roberto Gili, Giovanna Giorgetti, Giampiero Godio, Alfiero Grandi, Pietro Greco, Umberto Guidoni, Margherita Hack, Maria Dolores Lai, Nicoletta La Gioia, Giorgio Lion, Mirko Lombardi, Michele Losappio, Simone LoSavio, Simonetta Lombardo, Anna Luise, Ombretta Luongo, Walter Mancini, Nicoletta Marietti, Giuliano Martinetti, Dionisio Masella, Gianni Mattioli, Ugo Mazza, Giorgio Mele, Paolo Menichetti, Roberto Meregalli, Massimo Mezzetti, Maria Pia Montesi, Sandro Morelli, Roberto Musacchio, Gianni Naggi, Antonella Nappi, Alfonso Navarra, Amalia Navoni, Giorgio Nebbia, Luca Nencini, Nicola Nicolosi, Alfio Nicotra, Ferruccio Nobili, Corrado Oddi, Giovanni Oliva, Stefano Oriano, Michela Ottavi, Moni Ovadia, Elio Pagani, Manuela Palermi, Gianni Palumbo, Milena Pari, Giorgio Parisi, Renato Patrito, G.Paolo Patta, Dijana Pavlovic, Corrado Perna, Ciro Pesacane, Graziano Pestoni, Paolo Pietrangeli, Tommaso Pirozzi, Silvana Pisa, Carlo Podda, Giuseppe Pinna, Franca Rame, Carla Ravaioli, Francesca Redavid, Simona Ricotti, Giovanna Ricoveri, Natale Ripamonti, Elio Romano, Mario Sai, Nanni Salio, Vittorio Sartogo, Massimo Scalia, Enzo Scandurra, Tomas Schmid, Giorgio Schultze, Massimo Serafini, Monica Sgherri, Gianni Silvestrini, Massimiliano Smeriglio, Tommaso Sodano, Pietro Soldini, Morando Soffritti, Pier Luigi Sostano, P.Luigi Sullo, P.Giorgio Tiboni, Massimo Torelli, Aldo Tortorella, Massimo Totorelli, Gabriele Trama, Claudio Treves, Lucio Triolo, Pierattilio Tronconi, Anita Uccheddu, Francesco Vignarca, Vincenzo Vita, Alberto Vitali, Alex Zanotelli, Angelo Zola, Umberto Zona


14/11/2008