venerdì 20 agosto 2010

La Germania minacciata dalle sue scorie nucleari

La Germania minacciata dalle sue scorie nucleari

Italia Oggi - 15/07/10

La Germania minacciata dalle sue scorie nucleari. Tra il 1967 e il 1978 nella miniera di sale ormai in disuso di Asse, nel cuore del paese, è stato immagazzinato un volume di materiale radioattivo pari a 60 edifici. Queste 126 mila fusti di scorie radioattive avrebbero dovuto giacere lì per l'eternità. Ma trent'anni dopo, Asse sembra ormai prossimo alla catastrofe ecologica. Il luogo, geologicamente instabile, è oggetto di infiltrazioni d'acqua e alcuni contenitori sono arrugginiti. Così, di fronte alla gravità della situazione, l'ufficio federale incaricato della gestione del sito ha optato in gennaio per l'evacuazione. Un'operazione inedita e molto complessa, che richiederà vent'anni di tempo e potrebbe costare allo stato dai 2 ai 3 miliardi di euro. E anche per finanziare questa operazione che il governo cerca da alcuni mesi di costringere i produttori di elettricità a versare una parte degli utili derivanti dall'allungamento della durata di funzionamento degli impianti. I gestori del sito devono lottare contro due flagelli: il possibile crollo di alcune cavità e l'infiltrazione di acqua contaminata nella falda freatica. «Uno dei problemi è che noi non sappiamo veramente cosa si trova nei fusti», spiega Wolfram Koenig, presidente dell'ufficio federale della sicurezza nucleare civile. «L'etichettatura degli anni 60 e 70 non rispondeva agli standard attuali. In questi ultimi anni ne abbiamo aperti 25. La metà non conteneva quello che figurava sui registri». Davanti alla instabilità del sito, «riportare i fusti in superficie è parso come il minore dei mali». Le autorità tedesche hanno optato per il trasferimento provvisorio delle scorie di Asse verso l'antica miniera di ferro di Konrad, a qualche decina di chilometri. Ma nessuno per ora sa come avvicinarsi senza pericolo ai fusti né come estrarli, un giorno, dalla miniera.

domenica 15 agosto 2010

Prestigiacomo. La nuova regina dell’atomo

Prestigiacomo. La nuova regina dell’atomo
20 luglio 2010, Terra

Non appena arrivarono le dimissioni di Scajola, il primo pensiero di Stefania Prestigiacomo fu il nucleare: «La costruzione di nuove centrali è un progetto fondamentale che va portato avanti comunque», annunciò durante la Festa delle Oasi del Wwf. Era la mattina del cinque maggio. Solo qualche ora prima, Scajola si era dovuto far da parte dopo l’annuncio di aver avuto una casa «pagata a sua insaputa». La mancanza di tatto della ministra è però giustificabile: evidentemente, ci teneva al ruolo da protagonista nella rinascita del nucleare in Italia. Nel dicembre del 2009, fece scoppiare una “quasi” crisi di governo sulla questione. Soltanto la mediazione di Gianni Letta fece rientrare il conflitto. Ma l’obiettivo alla fine lo ha raggiunto. Ieri, infatti, la ministra è volata fino a Washington per firmare, in pompa magna, il trattato di sicurezza nucleare con gli Stati Uniti. È comprensibile, quindi, che abbia relegato a impercettibili rumori di fondo le polemiche sulla finanziaria di Tremonti che taglia drasticamente i soldi destinati ai Parchi e all’ambiente. Ora, la cosa che preme di più alla Prestigiacomo è soltanto una: autoeliminatosi Scajola, lei è rimasta da sola a gestire l’intera partita delle nuove centrali atomiche. Da quando c’è la vacatio al ministero per lo Sviluppo economico, si nota per il suo iperattivismo. Il 22 giugno è stata a Flamanville, in Francia, per visitare l’impianto atomico dell’Areva, la società francese che rientrerebbe nell’accordo per le nuove centrali italiane. Qualche settimana prima, aveva invece firmato un ac- procordo sul nucleare con la Slovenia. E in ogni intervento pubblico, non perde occasione per magnificare le sorti di questa fonte che lei ritiene «pulita» e «a impatto zero». Gli Stati Uniti, dove il ministro sta partecipando al Major economics forum sulle nuove tecnologie ambientali, sono l’ultima tappa di un percorso cominciato con la decapitazione di Scajola. La Prestigiacomo oggi firmerà con l’Agenzia governativa americana un trattato sulla sicurezza nucleare. Sarà il suo personale incoronamento. «Un ulteriore passo in avanti verso la definizione di una via italiana al nucleare su cui il governo ha deciso di scommettere», spiega infatti il ministero dell’Ambiente in una nota ufficiale. Infatti domani, il ministro volerà a Pittsburgh per visitare la sede della Westinghouse, la multinazionale americana dell’atomo (acquistata nel 2006 da Toshiba) che il nostro governo ha scelto come interlocutore, assieme ai francesi e ai russi di Rosotom. Il ministro dell’Ambiente, insomma, è diventata ormai la referente unica sul tema. Per di più, in una delle fasi più delicate: la nomina dei membri dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, che gestirà l’intero processo di ritorno all’atomo. «È questione di giorni», promette da diverse settimane il ministro. Ma i veti incrociati rallentano la formazione di questo organismo chiave per i nuovi impianti nucleari, la cui spesa prevista è di 5 miliardi di dollari ciascuno. L’opposizione, però, non è entusiasta delle mosse della Prestigiacomo. «A che titolo il ministro per l’Ambiente si occupa di competenze che appartengono al ministero per lo Sviluppo economico?», si chiede Andrea Lulli, capogruppo del Pd in Commissione Attività produttive della Camera. «L’impressione - continua il deputato Pd - è che in questa fase, in cui c’è ancora l’interim di Berlusconi, tutti cerchino di spolpare e accaparrarsi le deleghe del dicastero attraverso conflitti che sono tutti interni alla maggioranza». Anche i Verdi accusano la Prestigiacomo. Soprattutto per la sua assoluta latitanza nella fase di discussione della Finanziaria che ha portato al dimezzamento dei fondi per i Parchi. «Invece di darsi tanto da fare sul nucleare - denuncia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli - il ministro dell’Ambiente sarebbe dovuta andare da Berlusconi e mettere sul tavolo le sue dimissioni nel caso in cui la norma che di fatto decreta la fine dei Parchi fosse passata. Ma forse è più legata alla sua poltrona che alla sopravvivenza delle aree protette».

martedì 10 agosto 2010

Non esistono le centrali nucleari sicure

Non esistono le centrali nucleari sicure

Massimo De Santi - Liberazione - 15/07/10

L'utilizzo dell'energia nucleare per la produzione di elettricità attraverso le centrali è una modalità intrinsecamente insicura. Insicura perché le centrali nel loro funzionamento emettono una quantità continua di sostanze radioattive e non esiste una dose-soglia di radioattività: anche la minima quantità di radiazioni può provocare tumori, leucemie o mutazioni genetiche. Insicura perché produce sempre scorie ad alto potenziale radioattivo che non sappiamo gestire in modo sicuro e che lasceremmo in eredità all'umanità per migliaia e migliaia di anni. Purtroppo ci sono scienziati che sostengono invece la necessità e anzi l'urgenza di realizzare in Italia almeno un po' di centrali nucleari, affermando che queste servono per ridurre le emissioni di Co2 e quindi l'effetto serra. Ma ciò non è vero, perché per l'approvvigionamento dell'uranio, il suo arricchimento, la costruzione della centrale, i materiali impiegati, lo stoccaggio delle scorie e lo smantellamento dell'impianto occorrerebbe così tanta energia di origine fossile che la Co2 emessa sarebbe paragonabile a quella di una centrale a carbone. Questi stessi scienziati ci raccontano inoltre la favola che le centrali Epr di terza generazione sono molto sicure, in quanto è minore la probabilità di un incidente catastrofico rispetto alle centrali di seconda generazione (quelle che furono chiuse a seguito della vittoria del referendum del 1987), ma non ci dicono che la quantità di radionuclidi emessi durante il loro esercizio è notevolmente maggiore e di più alta intensità e pericolosità. Ci dicono, inoltre, che costano meno, ma gli ultimi dati sembrano contraddirli, perché il loro costo è lievitato di centinaia di milioni di euro e i tempi per la loro costruzione sono aumentati dagli otto anni ai dieci-dodici anni, tanto che la società Areva ha affermato che il reattore atomico in costruzione a Olkiluoto in Finlandia è in ritardo di quattro anni e la società francese Edf, nostra partner, annuncia un ritardo nella realizzazione dell'impianto francese di Flamanville che non entrerà in funzione prima del 2014. Ma allora qual è il vero scopo di questo governo che insiste nel voler realizzare a tutti i costi centrali nucleari in un Paese che non possiede uranio e deve importare dalla Francia le centrali nucleari e l'uranio arricchito? La logica ci dovrebbe portare a dire che il grande interesse è delle lobbies internazionali del settore energetico che vogliono l'assoluto controllo sull'energia, per condizionare anche le scelte sul futuro dell'economia. Lo stesso smaltimento dei residui radioattivi rappresenta una miniera di appalti esenti da rischi giudiziari, visto che le centrali sono coperte da segreto di stato o militare. E' evidente che, per un Paese come l'Italia in piena crisi economica di sistema, costruire centrali nucleari significa rilanciare la grande industria, ma senza una significativa ricaduta occupazionale. Con gli ingenti investimenti per le quattro centrali previste (30-40 miliardi di euro) si potrebbe fare un piano per il risparmio dell'energia e le fonti rinnovabili che darebbe da subito un contributo all'occupazione diffusa, al miglioramento della qualità ambientale e all'assenza di impatto sanitario per le popolazioni. Ma tutto ciò per il governo non conta e anzi si comprano i cacciabombardieri nucleari F35 (15 miliardi di euro) e si continua ad aumentare la spesa militare. Il nucleare fa parte della logica neoliberista: grandi impianti, grandi opere, grandi affari e guerre per generare distruzioni, inquinamenti e malattie per poi fare lobbies con le ricostruzioni, gli impianti di disinquinamento e nuovi farmaci. Tutto può diventare un buon affare. Noi comunisti e la sinistra ci opporremo con ogni mezzo alla follia distruttrice dell'ambiente e della vita inutile, dannoso e pericoloso: basta leggere i rapporti internazionali francesi e statunitensi delle Agenzie della Sicurezza per vedere i numerosi incidenti avvenuti alle centrali nucleari. Per questo, Prc e Federazione della Sinistra hanno aderito alla presentazione in Cassazione il 7 giugno della proposta di Legge di Iniziativa Popolare "Sviluppo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima" per dire sì alle rinnovabili e no al nucleare e appoggiano in tutte le forme la campagna di raccolta firme perché si raggiunga il quorum previsto delle 50mila entro l'8 dicembre 2010. Non dobbiamo farci incantare dalle sirene di quegli scienziati che legati alla vecchia logica economicistica difendono le centrali nucleari del modello capitalistico in piena crisi di sistema, invece di guardare a soluzioni innovative più rispettose dell'ambiente e della salute umana. Siamo dalla parte della difesa dei beni comuni (acqua, energia, territorio) e per un loro utilizzo oculato e a vantaggio di tutti.