domenica 27 marzo 2011

Japan - Astronomische Strahlenwerte um Reaktor 2



Die japanischen Behörden haben millionenfach erhöhte Strahlungswerte am havarierten AKW Fukushima gemessen. Die um den zweiten Reaktorblock freigesetzte Radioaktivität sei potenziell tödlich. Sämtliche Rettungsarbeiten mussten vorerst unterbrochen werden.

Japan Nuclear crisis: Nuke plant radiation 10 million times high




There is a new radiation alert in Japan, radioactivity in one if Japan's Fukushima plant is 10 million times the normal level. Fresh radiation fears have emerged in reactor 2 of the Fukushima nuclear plant.

Japan's nuke crisis far from over

domenica 20 marzo 2011

«Il piano nucleare è sbagliato, altro che reazione emotiva»

l’Unità 15.3.11
«Il piano nucleare è sbagliato, altro che reazione emotiva»
Il segretario Pd: «Il governo devia l’attenzione dalle vere priorità che sono l’efficienza energetica l’investimento nella ricerca, le fonti rinnovabili»
di Simone Collini

Il Pd, annuncia in questa intervista Pier Luigi Bersani, sosterrà il referendum per abrogare la legge sul ritorno al nucleare.
Segretario, cosa risponde al governo, che definisce sbagliate le reazioni nostrane di fronte alla tragedia di Fukushima?
«Certamente si tratta di un caso estremo ed è vero che ci sono nel mondo generazioni di centrali più evolute. Tuttavia continuare a classificare come emotive le reazioni dell’opinione pubblica è sbagliato». Il governo non ce l’ha con l’opinione pubblica ma con voi che ne criticate il piano sul nucleare...
«E sbaglia perché c’è una diffusa percezione, anche a prescindere da questa tragedia, che la tecnologia del nucleare sia ancora molto giovane e presenti seri problemi, sia per quanto riguarda lo smaltimento delle scorie che per le conseguenze di eventuali incidenti».
Non sono frequenti incidenti simili.
«Non è la probabilità degli incidenti che suscita allarme, ma quanto siano tremende le potenziali conseguenze. A preoccuparci è il modo in cui il governo sta affrontando la questione. Già prima di quanto accaduto noi avevamo ottime ragioni, e le abbiamo ancora, per essere contrari al piano nucleare. Anzi, a questo fantapiano, che non ha nessuna fattibilità, che è economicamente svantaggioso e che prevedendo l’impiego di tecnologie non nostre ci renderebbe totalmente dipendenti da altri».
Non sarà fattibile ma intanto il governo va avanti e si sta discutendo il decreto sulla localizzazione dei siti delle nuove centrali.
«Stanno solo deviando l’attenzione dalle priorità, cioè efficienza energetica, rinnovabili, un’operazione di investimenti nella ricerca anche delle tecnologie nucleari. Il governo deve capire che se si vogliono fare le cose difficili, prima bisogna saper fare le facili». Fuor di metafora?
«Non stanno lavorando all’Agenzia di sicurezza, non hanno risolto il problema delle scorie già esistenti, non hanno smantellato le vecchie centrali, che sarebbe il vero allenamento per i nostri tecnici e le nostre capacità industriali. Non si stanno impegnando nei luoghi della ricerca per un nucleare che abbia strutturali condizioni di sicurezza e sostenibilità economica». Tra pochi mesi ci sarà un referendum sul piano del governo: cosa farà il Pd? «Lavoreremo perché dalle urne esca una risposta chiara contro questo piano. Abbiamo chiesto che i referendum vengano accorpati con il voto delle amministrative perché vogliamo che si raggiunga il quorum». Richiesta respinta. Non c’è il rischio che senza il raggiungimento del 50% dei votanti sia un boomerang? «Sappiamo che la strategia referendaria presenta questo problema, perché è da 24 consultazioni che il quorum non viene raggiunto e spesso si strumentalizza il risultato. Noi ci impegneremo comunque per fermare questo piano che poggia sulla sabbia ed è totalmente sbagliato».
La destra vi dirà che importiamo a caro prezzo energia e che voi non proponete alternative. «Non è vero. Anzi, proprio nel settore energetico il governo sta facendo perdere la faccia all’Italia quasi al pari del bunga bunga, mentre noi sosteniamo che si debba insistere sull’energia da fonti rinnovabili, un settore in grande crescita, con miliardi di finanziamenti provenienti da ogni parte del mondo, ma che ora il governo vuole distruggere con un decreto. Bloccato l’attuale sistema di incentivi, che comunque andrebbe risagomato, ci saranno banche che definanzieranno gli investimenti sugli impianti per le energie rinnovabili, con evidenti conseguenze sul piano occupazionale e della crescita economica. Che sono poi le vere priorità di questo paese». A giudicare dal dibattito politico, al di là della discussione sul nucleare innescata da Fukushima, la priorità al momento è la riforma della giustizia. «Ma perché abbiamo un governo del dopolavoro, che non sa e non vuole affrontare i veri problemi, che sono appunto la produzione industriale, l’occupazione, gli ammortizzatori in deroga, l’inflazione».
È perché non si discute di questo ma di giustizia che andate sull’Aventino? «Ma quale Aventino, non scherziamo. Siamo gli unici che stanno in Parlamento, anche se il governo l’ha ridotto uno straccio, costretto com’è a lavorare soltanto un giorno e mezzo alla settimana perché dall’esecutivo non arriva più niente».
È Casini che vi ha invitato a non andare sull’Aventino... «Noi siamo pronti a discutere in Parlamento, nessun Aventino. Ma non si parli di un fumoso dialogo. Ci sono Camera e Senato, ci si confronti lì». E voi che cosa direte? «Che è sbagliato affrontare la questione con legge costituzionale e poi rinviare le decisioni alla politica, cioè alla maggioranza e al governo. Non si possono dare in mano alla maggioranza di turno le leve per il controllo della magistratura, o la decisione sulle priorità per un’azione penale, che giustamente oggi è obbligatoria».
Però ci sono urgenze da affrontare nel settore giustiza, o no? «Sì, ma sono affrontabili con legge ordinaria. E noi siamo pronti a discuterne partendo dalle proposte che abbiamo già depositato in Parlamento». Anche sulla responsabilità dei magistrati in caso di colpa?
«Anche. Noi non siamo il partito dei giudici, io sono pronto a disturbare la magistratura. Ma lo voglio fare per l’efficienza per i cittadini, non per esigenze di Berlusconi. Tra poco il Parlamento può essere chiamato a pronunciarsi sul conflitto di attribuzione per i suoi processi. E questo sulla base del presupposto che Berlusconi abbia svolto azioni di distensione internazionale salvando la nipote di Mubarak. Vorrei ricordarlo anche a Casini, a cosa è costretto il Parlamento».

giovedì 17 marzo 2011

Quella centrale nucleare sui colli di Bologna

Quella centrale nucleare sui colli di Bologna
CARLO GULOTTA
MARTEDÌ, 15 MARZO 2011 LA REPUBBLICA - Bologna

A Montecuccolino tra ciò che resta del reattore dell´Alma Mater e i timori dei vicini

Inaugurata negli anni ‘60 e poi dismessa, ora fortezza protetta dal filo spinato. Il direttore: "Ma qui non c´è pericolo"

«IO lo so perché mi cercate: dopo il disastro in Giappone, e tutti quei titoloni sulla "paura del nucleare", vi siete ricordati di Montecuccolino. Ma qui non c´è più niente che possa far paura: l´ultimo dei nostri tre reattori è andato in dismissione nel 1990. Certo, rimane l´"involucro". Ma è una scatola vuota».
Pietro Gessi ha oggi 67 anni, in maggio andrà in pensione, e più di metà della sua vita l´ha passata nel laboratorio di Montecuccolino, sui colli bolognesi, a studiare il comportamento delle barre d´uranio da inserire nella centrale "Cirene" di Latina, mai entrata in funzione. «Nessun pericolo - ripete l´ex direttore tecnico del laboratorio, avviato negli anni ‘60 dalla scuola di specializzazione di Ingegneria nucleare dell´Alma Mater assieme a Cnen e Agip -. E qui da noi non c´è mai stato nessunissimo incidente. Poi, quando si parla di energia nucleare, bisogna stare molto attenti. Un conto è un reattore "di potenza", com´è stato quello di Caorso, con una capacità di 1200 megawatt. Noi qui facevamo soltanto ricerca: 50 watt in tutto. Imparagonabile».
Sarà vero. Ma la "gabbia" di RB3, il terzo "Reattore Bologna", entrato in funzione l´8 agosto del 1971, è ancora quassù, nell´edificio dell´Enea sulla cima della collina, dietro la doppia cortina di filo spinato, le telecamere e la guardia privata, a due passi dai villoni di pochi fortunati. Le 76 barre d´uranio contenute nel vascone sono state riportate in Germania nel 1990, dov´erano state assemblate. E l´acqua, 24 mila litri d´acqua pesante, è stata smaltita proprio a Latina. Il guscio protettivo, e cioè la vasca d´alluminio rivestita di grafite e cemento, un "monumento" alla ricerca che non c´è più, alto sei metri e largo tre e sessanta, per 18 anni è stato bombardato dalle radiazioni. Rimuoverlo e renderlo inoffensivo non sarà facile. «Il ministero per le Attività Produttive ha emesso il decreto per rimuoverlo nel dicembre dell´anno passato - dice l´ex direttore del laboratorio - ma chissà quanto tempo ci vorrà ancora per l´appalto. Il nodo è tutto qui, ed è essenzialmente burocratico. In sei mesi potrebbe essere smaltito tutto. Radiazioni? Ma per carità, facciamo le campionature regolarmente, i livelli sono bassissimi».
Qui attorno però, fra le case dei vip, gli aneddoti si sprecano. C´è chi ricorda un docente universitario venuto ad abitare in via dei Colli anni fa, che prima di entrare in casa con la figlioletta ispezionò tutta la collina con un contatore geiger, a caccia di radiazioni. «Non trovò niente - racconta una vicina - e a dir la verità nemmeno noi siamo preoccupati. Certo, sappiamo che questo è un "sito sensibile", e in alcuni periodi "caldi" arrivano i carabinieri a fare la guardia. Ma io non ho paura».
Una specie di Fortezza dei Tartari alla bolognese, che ha smarrito "nemici" ed obiettivi, e che riconsegna alla memoria le foto dell´epoca, la visita dell´ex presidente della Repubblica Giovanni Leone nel 1973 in sala di controllo, poi quella del cardinal Biffi. Archeologia della ricerca sul nucleare. Oggi, quassù, lavora una cinquantina di persone fra tecnici dell´Alma Mater e dell´Enea, la ricerca continua in altri campi e a Montecuccolino si producono anche i badge anti-radiazioni usati negli ospedali. «Bologna non ci ha mai considerato un nemico - giura Gessi -. Mai una manifestazione, mai una protesta. I giorni più duri? Quelli dell´aprile ‘86, il dopo Chernobil. La gente era spaventatissima per le radiazioni e portava qui di tutto per vedere se c´era stata contaminazione. Piante. Frutta. Persino galline».

martedì 15 marzo 2011

Paura nucleare in Giappone, nuovo reattore in avaria

"Non sappiamo dove finiscono le scorie delle centrali nucleari"

"Non sappiamo dove finiscono le scorie delle centrali nucleari"
STELLA CERVASIO
MARTEDÌ, 15 MARZO 2011 LA REPUBBLICA - Napoli

Takahashi aveva 11 anni, nel bombardamento perse la madre e la nonna


Orizuri è la gru della pace, un origami colorato che gira attorno al mondo in tasca ai nove "Hibakusha", i sopravvissuti al disastro atomico di Hiroshima e Nagasaki. Navigano a bordo della Peace Boat, partita dal porto di Yokohama il 23 gennaio per rientrare il 18 aprile dopo un tour che si ripete da quattro anni contro l´impiego del nucleare che ha fatto tappa in 11 paesi. Il Museo Archeologico ha ospitato il primo incontro con Takahashi Setsuko che il 6 agosto 1945 aveva 11 anni. Programmato prima del sisma che ha colpito il Giappone l´11 marzo, ha visto anche la presenza dei Verdi, che oggi alle 20 in piazza Mercadante terranno un concerto e una manifestazione contro il nucleare, dopo le esplosioni nelle centrali di Fukushima, Onegawa e Tokai.
Il racconto è personale, sono i pochi ma devastanti ricordi di un giorno nella vita di una adolescente che resterà segnata per sempre. La voce non ha esitazioni, ma la memoria le passa attraverso. Ed è dolore che pervade le immagini di disegni dei sopravvissuti (fotogalleria su napoli.repubblica.it) proiettate sullo schermo. Una nenia tragica la narrazione in giapponese, tradotta dall´interprete. «A mia madre venne imposto di allontanarsi da casa con altre 160 persone. Avrebbero camminato per 110 chilometri per non fare più ritorno. La notte prima della sua partenza mio fratello e io avvicinammo i nostri futon e dormimmo insieme alla mamma che ci cantò delle canzoncine per tranquillizzarci». Il giorno dopo Setsuko avrebbe visto la madre per l´ultima volta. Neppure il suo conforto, di fronte alla grande tragedia di cui la bambina sarebbe stata testimone: «Giocavo a "inà inà ba" (il nostro cucù setté) con la bambina di una vicina, quando in uno specchio vidi un lampo. La madre della piccola mi indicò in cielo un´enorme sfera di fuoco che tremava. Di lì a poco si udì il boato dell´esplosione. Il diametro della palla era 280 metri, la sua temperatura interna un milione di gradi, esterna di 5000. Il fortissimo vento mi sbattè al muro».
Per 66 anni la piccola Setsuko avrebbe convissuto con gli spettri bruciati e scarnificati che le passarono davanti a casa, ai cadaveri anneriti che giacevano ovunque e ai roghi che di questi facevano i parenti per le strade. Drammatico il racconto di quando trovò la nonna: «Le era crollata addosso la casa, era come se dormisse». E le voci dei sepolti vivi sotto le macerie, le sempre più flebili richieste di aiuto, di acqua. La corrente del fiume che restituiva corpi ustionati, senza vita. Abbastanza per pronunciarsi contro il nucleare non solo per uso militare. «Il Giappone usa il nucleare solo per produrre energia - spiega l´Hibakushi - perché non ce n´è per soddisfare il fabbisogno. La speranza è che, dopo gli ultimi tragici eventi, la società e la politica ripensino a questa scelta e prendano maggiori precauzioni, utilizzando energie alternative. Non sappiamo dove finiscono le scorie».
Oggi seconda giornata del progetto Orizuru. L´incontro con testimonianza con Hiroshi Suenaga e Goro Nishida, altri due sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki si terrà all´ex Asilo Filangieri (vico Maffei, 4, traversa di via San Gregorio Armeno). La conversazione, condotta da Nicola Oddati, è nell´ambito del progetto Girogirotondo, cambia il mondo. Il patrocinio è della facoltà di Scienze politiche dell´Università Orientale.