lunedì 13 giugno 2011

Il potere nucleare. Storia di una follia da Hiroshima al 2015

Il potere nucleare. Storia di una follia da Hiroshima al 2015
Edito da Fazi, 2003
248 pagine, € 12,50
ISBN 8881124122
di Manlio Dinucci
Quarta di copertina

Dopo dieci anni di apparente arretramento, la minaccia nucleare incombe di nuovo sul mondo. Gran parte della responsabilità va attribuita all'attuale amministrazione Bush, che ha assunto iniziative profondamente inquietanti: si è ritirato in maniera improvvisa e unilaterale da numerosi trattati di non-proliferazione e disarmo nucleare e convenzionale, prosegue nel suo colossale progetto di costruzione di uno scudo spaziale. Questi gesti hanno allarmato tutto il mondo, imponendo una brusca accelerazione al riarmo già avviata da alcuni anni. Con "Potere nucleare" l'autore offre un aggiornamento sugli scenari nucleari possibili, esaminando le conseguenze che una guerra nucleare potrebbe avere in termini di vittime e danni all'ambiente.

domenica 12 giugno 2011

Fermiamo Mr Burns. Come evitare la trappola nucleare

Fermiamo Mr Burns. Come evitare la trappola nucleare
Edito da Arianna Editrice, 2008
222 pagine, € 12,90
ISBN 9788887307481
di Mark Baard, Roberto Bosio, Alberto Zoratti

uarta di copertina

Mentre in Italia il dibattito sull'energia nucleare torna in prima pagina e mentre si moltiplicano coloro che guardano con interesse al business dell'atomo, gli autori Bosio e Zoratti rimettono sul campo i limiti dell'energia nucleare, la gestione tutta italiana della rincorsa all'atomo, le alternative reali ad un futuro apparentemente già scritto. Attualità e puntualità scientifica, case history come l'inchiesta sul ruolo di Enel nel nucleare dei paesi dell'Est e ricchi approfondimenti, rendono il testo un ottimo strumento per avvicinarsi al tema dell'incubo nucleare. Una lettura che non si limita a rendere pubblica l'antieconomicità dell'energia nucleare o l'incapacità dell'industria di smaltire eventuali scorie radioattive, ma che traccia il percorso verso un sistema energetico fondato sul risparmio energetico e sulle energie rinnovabili, anziché su quelle fossili. L'unica alternativa possibile e realmente percorribile per combattere l'effetto serra.

dal Mondo - La protesta del Giappone anti-nucleare (scanagatta)

dal Mondo - La protesta del Giappone anti-nucleare (scanagatta)

Vota Sì per fermare il nucleare

                                                                Vota Sì per fermare il nucleare

sabato 11 giugno 2011

Viaggi nucleari, andata e ritorno



A tre giorni dal referendum le scorie di Saluggia e Trino continuano a partire in treno verso la Francia. Da dove rientreranno entro il 2025. Il tutto senza che i cittadini ne sappiamo niente

I sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki: "No all'energia nucleare"



"Stavo lavorando in fabbrica quando è caduta la bomba atomica". Dopo 66 anni e una vita segnata dal fungo atomico, i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki spiegano le conseguenze delle radiazioni. Certo, le centrali nucleari non sono armi atomiche. Ma gli effetti, talvolta, possono essere identici.

Il nucleare è un suicidio

                                                   Il nucleare è un suicidio

L'Italia torna al nucleare. I costi, i rischi, le bugie

L'Italia torna al nucleare. I costi, i rischi, le bugie
Edito da Jaca Book, 2008
206 pagine, € 18,00
ISBN 8816408609
di Angelo Baracca
Quarta di copertina

Da alcuni anni è in corso una campagna internazionale per il rilancio dei programmi nucleari per la produzione di energia elettrica. Nel nostro paese il nucleare è stato chiuso dopo il referendum del 1987, ma la lobby nucleare ha ripreso a esercitare pressioni per salire su questo treno. Il recente annuncio da parte del nuovo governo di una prossima ripresa dei programmi nucleari in Italia non era dunque inaspettato, ma ha comunque messo in subbuglio tutti gli ambienti interessati e un'opinione pubblica purtroppo sprovveduta o informata in modo parziale e distorto. Una ripresa in tempi brevi del nucleare nel nostro paese non è realistica, se non altro perché in questi anni sono state smantellate le competenze e le strutture, ma l'annuncio del governo apre comunque scenari inquietanti. Non è possibile valutare la situazione e le prospettive in Italia se non si fa chiarezza sui programmi nucleari nel mondo. I "reattori di quarta generazione" vengono presentati all'opinione in termini generici come la soluzione di tutti i problemi creati dal nucleare e la base per un nucleare "sostenibile": ma questi reattori ancora non esistono e sono di là da venire! Questo libro esamina tutti i problemi (costi, tempi, rischi di proliferazione, sicurezza), sfatando in particolare i miti del "miracolo nucleare" francese e dell'insufficienza energetica italiana.

Il costo della menzogna. Italia nucleare (1945-1968)

Il costo della menzogna. Italia nucleare (1945-1968)
Edito da Einaudi, 1968
406 pagine, € 12,91
ISBN 9788806229702
di Mario Silvestri

Quarta di copertina

Il nuovo libro dell'autore di «Isonzo 1917»: una indagine che rivela gli sconcertanti retroscena della politica nucleare italiana.
Professore di impianti nucleari al Politecnico di Milano, Mario Silvestri si è conquistato una larga notorietà con Isonzo 1917, la vivida ricostruzione dell'«anno piú lungo» della Grande Guerra, nata da una 'lunga passione storica, unita a un forte impegno di demistifìcazione e di denuncia. Il lettore ritroverà le stesse doti in questo volume, aperto su avvenimenti piú che recenti, addirittura in atto: la politica nucleare italiana e i suoi sorprendenti retroscena. Una vicenda che Silvestri («protagonista di secondo piano», come si autodefìnisce) ha potuto seguire da un osservatorio privilegiato, giorno per giorno, nel suo stesso farsi, partecipando direttamente agli eventi e al clima in cui certe decisioni furono prese, cogliendo particolari che l'esame dei soli documenti lascerebbe in ombra o del tutto nascosti. Questa padronanza della materia, e la preoccupazione di una sistemazione «storica», fanno sí che il libro sia qualcosa di piu di una cronaca o di un pamphlet, come il titolo chiaramente polemico potrebbe far credere. Al tempo stesso, Silvestri conferma le qualità del suo taglio narrativo, sempre teso e avvincente, preoccupato di riuscire accessibile anche al lettore profano, e di dimostrare come l'opinione pubblica possa farsi un preciso giudizio su problemi spesso mascherati a bella posta in un impervio tecnicismo. Gli avvenimenti coinvolgono personalità politiche, scienziati, industriali, giornalisti, praticamente l'intera classe dirigente italiana, della quale Silvestri traccia un ritratto inedito, certo piú vero di quanto traspaia dall'oleografia ufficiale o dalle passioni di parte. Benché l'indagine sia centrata sull'Italia, è costante il riferimento e la verifica della nostra azione politica rispetto a quella degli altri paesi, cosí che il quadro ne risulta notevolmente ampliato. Le conclusioni di Silvestri sono amare: egli denuncia un ripetersi di errori, un'incapacità a far tesoro dell'esperienza. Ma qualunque rimedio non può prescindere dal rifiuto delle illusioni, dalla constatazione spietata dalla realtà.

venerdì 10 giugno 2011

A volte ritornano: il nucleare. La proliferazione nucleare, ieri, oggi e soprattutto domani

A volte ritornano: il nucleare. La proliferazione nucleare, ieri, oggi e soprattutto domani
Edito da Jaca Book, 2005
382 pagine, € 24,00
ISBN 8816407107
di Angelo Baracca
Quarta di copertina

Questo saggio è stato scritto con il proposito di documentare, denunciare e rendere fruibili da parte di tutti gli sviluppi e i rischi delle nuove tendenze degli armamenti nucleari. Per questo scopo, esso prende le mosse da un riesame degli ultimi 60 anni della storia mondiale incentrato sui ruolo delle armi, delle strategie e della diplomazia nucleari. Opportune Appendici e Schede consentono a qualsiasi lettore di comprendere tutti gli aspetti tecnici rilevanti. I testi dei trattati internazionali più importanti sono per la prima volta riportati integralmente in italiano. Per completezza viene presentata anche un'analisi critica del nucleare cosiddetto "civile", che oggi viene riproposto da varie parti.

I giorni di Scanzano. Cronaca di un accidente nucleare

I giorni di Scanzano. Cronaca di un accidente nucleare
Edito da Ediesse, 2004
260 pagine, € 13,00
ISBN 9788823010000
di Rossella Montemurro

Quarta di copertina

In Italia esistono quasi 90 mila metri cubi di scorie radioattive che devono essere isolate per circa 200.000 anni da qualsiasi contatto con le acque e con gli esseri viventi. Un adeguato cimitero per questi rifiuti dovrebbe dunque collocarsi in una zona a bassa densità di popolazione, immune da movimenti tellurici per migliaia di anni, sicura da infiltrazioni di acqua. La proposta di realizzare il deposito nazionale delle scorie radioattive a Scanzano ha dato vita a una crescente protesta che è culminata ai primi di novembre 2003 in una grande marcia popolare. Il volume è la cronaca di quella battaglia, giorno per giorno, narrata dai protagonisti: cittadini, ambientalisti, sindacalisti, autorità locali e illustrata da fotografie e documenti.

giovedì 9 giugno 2011

Il nucleare. Storia politica dell'energia nucleare

Il nucleare. Storia politica dell'energia nucleare
Edito da Liguori, 1986
492 pagine, € 27,50
ISBN 9788820715045
di Bertrand Goldschmidt

Recensione di Caracciolo, N., L'Indice 1986, n. 6

"Il Nucleare" di Bertrand Goldschmidt pubblicato da Liguori, con prefazione di Felice Ippolito, è certamente un libro sfortunato, più di quanto, forse, meriti. Bertrand Goldschmidt, ci informa Felice Ippolito, "è uno dei quattro o cinque personaggi chiave" del programma nucleare francese (di gran lunga il più importante del mondo rispetto a reddito nazionale e popolazione). Contiene, infatti, su quello che è stato lo sviluppo del nucleare prima militare e poi pacifico in occidente, una quantità d'informazioni che ne fanno un testo prezioso. Ma ahimé esce al momento sbagliato, basato com'è su due presupposti totalmente falsi e sui quali è stato costruito il gigantesco piano nucleare francese, come del resto tutti gli altri piani nucleari di questo mondo: che il costo del petrolio fosse destinato a salire sempre e che il nucleare fosse una fonte d'energia assolutamente sicura - la più sicura di tutte quelle esistenti.
Si noti una cosa: nelle polemiche di questi giorni si parla molto di arretratezza nucleare sovietica, arretratezza che spiegherebbe un incidente considerato impossibile in Europa o negli Stati Uniti. Di queste preoccupazioni nel libro non c'è traccia. Il programma sovietico, come tutti i programmi nucleari di cui l'autore si occupa viene considerato pienamente affidabile. E del resto finora della fisica sovietica tutti avevano sempre detto un gran bene.
In realtà il libro, a chi è contrario al nucleare, risulta fastidioso per quella sorta di dogmatismo inflessibile, che ha reso per tanti anni impossibile ogni discorso coi "nucleari". Della convenienza del nucleare - sostiene Goldschmidt - è inutile discutere in sede politica o scientifica. Chi vi si oppone lo fa per motivi "psicologici ed emotivi". Si tratta di gente che va rassicurata dato che le sue paure non hanno un fondamento razionale. Ippolito, a suo tempo, scrisse assai di peggio: gli antinucleari erano finanziati dai petrolieri, sostenne con bella larghezza di vedute.
È una mentalità aggressiva che tutto il mondo industrializzato rischia di pagare cara. Il nucleare è una tecnologia che probabilmente verrà abbandonata. Tornare indietro per paesi come la Francia, I'Unione Sovietica e il Giappone che hanno costruito un subisso di centrali, comporta gravi danni. La Gran Bretagna ne ha fatte di meno. Gli Stati Uniti prima hanno anch'essi spinto l'acceleratore, ma poi, dopo l'incidente di Three Miles Island nel 1979, hanno bloccato tutto. In Italia - merito, penso io con qualche soddisfazione, di un movimento antinucleare particolarmente agguerrito - s'è fatto pochissimo: ci sono in funzione tre reattori (a Latina, Caorso e Trino Vercellese) e due sono in costruzione a Montalto di Castro. Per noi rinunciare non è difficile.
Tra "nano-curie", "millirem", iodio, cesio, stronzio radioattivi, l'opinione pubblica è stata bombardata da una tale quantità d'informazioni da causare, per forza di cose, confusione. E si tende quindi a trascurare il ragionamento essenziale, che è semplice. "Nel 1980", scrive Goldschmidt, "erano in funzione 250 reattori nucleari di potenza in oltre venti paesi". Questo complesso aveva accumulato, sommando gli anni di funzionamento di tutti i reattori che fino ad allora erano stati costruiti, circa duemila "anni-reattore". Oggi i reattori in funzione sono 370 e la somma degli "anni-reattore" è di circa quattromila. Si faccia attenzione perché questo è il nocciolo del ragionamento. L'incidente più grave, la fusione del nocciolo - quello che è avvenuto sia pure con conseguenze diverse a Three Miles Island e a Cernobyl - si è realizzato finora due volte. Il che fa una media di un incidente ogni duemila anni reattore. Si può opporre che i due incidenti sin qui avvenuti sono il prodotto di una incredibile serie di sfortune e di sciatterie (i russi, si dice, sono molto trasandati) ma che non fanno testo. È una spiegazione che non convince. Si sono verificati nel mondo almeno tre o quattro incidenti in cui si è sfiorata la catastrofe. Dico "almeno" perché dei guasti in Urss non sappiamo nulla e, per la verità, non sappiamo molto nemmeno delle centrali francesi. Cioè le quattro "quasi catastrofi" che ci sono state, provano che le due "vere catastrofi" non sono eventi fortuiti. Il che significa - se non si aggiungeranno altri reattori a quelli esistenti - che si può contare nel mondo su un incidente come Cernobyl ogni sette o otto anni. Se le prospettive che Goldschmidt indica come possibili e auspicabili per l'industria venissero realizzate nel duemila, passando dal 2% della produzione d'energia (tutte le energie) nel 1980 al 15%, tenuto anche conto dell'aumento dei consumi energetici, significherebbe (d'accordo, sono stime approssimative ma pur sempre valide) grosso modo duemila reattori in funzione. Il che comporterebbe la probabilità di una Cernobyl all'anno. Intendiamoci: quelle che i tecnici chiamano "fluttuazioni statistiche" sono sempre possibili e la frequenza delle catastrofi potrebbe essere anche parecchio diversa (in più o in meno) da quanto appare ora. Il che non esime tuttavia i tecnici dell'Enel e dell'Enea dal darci spiegazioni. All'epoca delle prime dimostrazioni di Montalto nel 1977 essi stimavano la possibilità di fusione sulla base del celebre rapporto Rasmussen, a una per miliardo d'anni reattore.
Facciamo un esempio, per capirci. Supponete che Gianni Agnelli mi confessi d'essere un po' preoccupato per la quota libica nella Fiat, vorrebbe trovare un compratore. Mi faccio avanti. Quanto vuole Gheddafi? Cinquemila miliardi, mi dice. Lo rassicuro : ci sono qua io, sarei lieto di comprare la quota dei libici. Ho giusto la disponibilità di quella somma in banca. L'Avvocato è finalmente sereno e soddisfatto, ma dura poco: la mattina dopo ci vediamo con tanti libici avidi di denaro e gli spiego di essermi sbagliato. In banca non ho cinquemila miliardi ma dieci milioni, con i quali propongo comunque di acquistare una grande Panda con tutti gli accessori. Resta il mistero di come sia stato possibile per i tecnici nucleari fare uno sbaglio di questa immensità.
Due parole su un'altra questione angosciosa. Cosa significa l'incidente di Cernobyl per la salute della gente? Secondo le stime correnti si parla di cinquecento o mille casi in più di cancro e leucemia diluiti nei prossimi vent'anni, per l'Italia. Per l'Europa si potrebbe pensare a una cifra oscillante tra i cinquemila e i diecimila casi in vent'anni. Siamo, intendiamoci, sempre in un campo di grande approssimazione. Comunque, se la corrente oggi prevalente tra gli esperti di radio protezione ha ragione, queste sono previsioni ragionevoli. C'è tuttavia un'altra scuola, di cui l'esponente più celebre è il professor Morgan, già presidente dell'Istituto Internazionale per la Radio Protezione, che ritiene queste cifre sottostimate di settanta o ottanta volte. Ci sarebbero così più di trecentomila vittime. Cernobyl assumerebbe cioè le proporzioni d'un'immensa, inutile strage. Che debbo dire? Spero di tutto cuore che Morgan e i suoi discepoli abbiano torto, ma, penso, sarebbe imprudente dare la cosa per scontata. Concludendo, "Il Nucleare" di Bertrand Goldschmidt è un libro incredibilmente vecchio e sorpassato. È stato scritto in un'altra epoca storica, prima del disastro di Cernobyl.

Nucleare: il frutto proibito

Nucleare: il frutto proibito
Edito da Bompiani, 2007
250 pagine, € 12,00
ISBN 9788845259548
di Giancarlo Nebbia

Quarta di copertina

Sembra che l'energia nucleare sia uno dei grandi mali procurati dalla scienza fisica, ma così non è. Giancarlo Nebbia guida il lettore fra i segreti di tale disciplina facendoci capire di che cosa si tratta veramente e di quali implicazioni positive essa abbia nella vita di tutti i giorni. Un percorso che non può non partire dalla bomba atomica e dalla guerra fredda, ma che conduce a vedere come proprio l'energia nucleare possa prevenire il suo uso criminale e bellico. Il volume, dopo aver mostrato quanto necessaria sia la conoscenza nucleare nei settori medico diagnostici e terapeutici, per la definizione delle patologie e per la loro cura, e in quelli artistico-archeologici, per la datazione di opere d'arte e reperti, arriva a trattare le questioni ambientali e dello sfruttamento delle risorse del pianeta.

mercoledì 8 giugno 2011

Illusione nucleare. I rischi e i falsi miti

Illusione nucleare. I rischi e i falsi miti
Edito da Melampo Editore, 2008
156 pagine, € 12,00
ISBN 9788889533352
di AA.VV.

Quarta di copertina

La crisi economica e l'incertezza delle relazioni internazionali spingono nuovamente i Paesi industrializzati verso l'energia nucleare, ridando voce anche in Italia ai fautori della sua convenienza e inevitabilità. Questo libro sfata con rigore scientifico alcuni luoghi comuni: che l'energia atomica sia abbondante e sicura, che costi meno, che non provochi emissioni di CO2. Le argomentazioni dei due autori sono stringenti: già ai ritmi di consumo attuali, si stima che entro 50 anni non ci sarà più uranio economicamente sfruttabile; i costi di costruzione dei reattori e del loro mantenimento sono già oggi fuori mercato; infine, il nucleare inquina, contamina irrimediabilmente interi territori, con il rischio di accentuare le criticità del cambiamento climatico in atto. Completa questo inquietante scenario l'idea, promossa dal G8, di una governance mondiale dell'energia. Una governance capace di tenere l'opinione pubblica all'oscuro delle centinaia di incidenti occorsi finora e abile nel convincere i Paesi emergenti a legarsi per i decenni a venire alle tecnologie nucleari dell'Occidente. I diritti di questo libro saranno devoluti ai bambini vittime dell'incidente alla centrale nucleare di Cernobyl del 1986.

Fermiamo il nucleare. Lo Spot TV

Nevada, il cimitero nucleare di Bush

Da La Repubblica del 16/10/2004
Frenetico lavoro sottoterra per allestire, entro il 2010, il deposito che ospiterà i rifiuti atomici di 103 centrali Usa
Nevada, il cimitero nucleare di Bush
Nelle viscere di Yucca Mountain 70mila tonnellate di scorie americane
Kerry "Se sarò io il presidente degli Stati Uniti vi prometto che Yucca Mountain non sarà una discarica nucleare, non diventerà la pattumiera americana"
E´ in quest´area, dal 1945 al 1992, che furono effettuati i terrificanti test atomici
Il Progetto Yucca parte nell´87: chi vince le elezioni deciderà se verrà portato a termine
YUCCA MOUNTAIN (Nevada) - «Quando scendete davanti al cancello arancione non dovete voltarvi a guardare la base. Mi raccomando, se ci sono visite le guardie sono nervose e non hanno molto senso dell´umorismo». Il cancello arancione è in realtà giallo, uno steccato di metallo e catene che segna l´ultimo confine di uno dei posti più segreti e controllati d´America e del mondo intero: lo sterminato sito nucleare nel deserto del Nevada.

E´ in questa zona che dal luglio 1945 al settembre 1992 sono state testate alcune delle più terrificanti "armi di distruzione di massa"; è qui che è stato concepito e sviluppato il "progetto Yucca Mountain" che nel giro di pochi anni trasformerà questa area nella più grande pattumiera nucleare del pianeta; è da queste parti, in una zona conosciuta come Area 51, che la fantascienza si avvicina alla realtà, e gli Ufo diventano qualcosa di più concreto che fantasie hollywoodiane.

Il "deserto nucleare" inizia a circa cento miglia da Las Vegas. Lungo la strada enormi cartelli pubblicitari ricordano al viaggiatore che la città della perdizione è a un´ora di distanza. Ma per le migliaia di pendolari che ogni giorno alle cinque del mattino si muovono da Las Vegas per andare a lavorare nella zona - militari, scienziati e tecnici superspecializzati di ogni tipo - il tempo per divertirsi non è molto.

Al cancello di ingresso soldati in mimetica e armati fino ai denti controllano per l´ennesima volta il passi rilasciato dal ministero dell´Energia. Qui, in una delle zone militari più importanti degli States, il Pentagono non ha diritto a controllare nulla, conseguenza di una scelta "politica" maturata negli anni Quaranta, quella di lasciare la delicata gestione del nucleare, armi comprese, ai civili. Anche i militari di guardia in realtà non sono soldati ma contractors, impiegati di una società privata che ha in appalto tutta le security della zona. Passato il controllo il bus percorre per alcune miglia un deserto arido e dall´aspetto a tratti lunare. Il caldo è cocente e all´orizzonte si innalzano le montagne attorno e dentro le quali si è fatta la storia dell´atomica. Il primo segno di centro abitato è un gruppo di case che si fa fatica a definire tali. Sono immensi capannoni di lamiera e prefabbricati, potrebbe essere scambiato per una qualsiasi fabbrica se non ci fosse un vecchio Mig azzurro parcheggiato quasi fosse una jeep.

«Benvenuti alla base aerea di Mercury, nascondete telecamere e macchine fotografiche, mi dispiace ma lì dentro non potete assolutamente entrare». L´accompagnatore messo a disposizione dal Dipartimento di Stato risponde con una serie di "no comment" e spiega solo il perché della presenza di un Mig: «E´ il ricordo degli anni in cui insieme all´Urss iniziammo a smatellare le testate nucleari. Loro potevano venire qui da noi, noi eravamo liberi di controllare i loro siti. Voli non stop dal deserto del Nevada fino alle segretissime basi nucleari sovietiche. Una tratta aerea unica al mondo».

L´Air Force Base di Mercury è il cuore degli esperimenti nucleari che per decenni sono stati fatti in Nevada. Dietro la base, per miglia e miglia lungo la piana desertica che arriva fino alle montagne si possono vedere dei punti illuminati dai riflessi solari. «Quelli sono tanks, spiega la nostra guida - sono gli obiettivi per le esercitazioni dei nostri bombardieri». Stanno sperimentando nuove armi? «No comment».

In questo deserto un tempo ormai lontano si trovavano cavalli selvaggi, asini, coyotes. Oggi gli unici animali visibili da queste parti sono i "packrats", topi del deserto la cui specialità è restare per generazioni nello stesso posto accumulando materiale per le proprie tane. «Vedete quelle scatole di legno a tettuccio? Sono trappole per i packrats, ci servono a studiare il terreno».

Che una delle più grandi basi aeree americane serva solo a monitorare dei topi è ovviamente assurdo e con un po´ di insistenza si riesce a sapere qualcosa di più: «Quello che vi posso dire è che questa oggi è la principale base dei Predator, gli aerei-spia senza pilota» che sono diventati i protagonisti della guerra in Afghanistan e in Iraq. Partono da qui? «No, sono in giro per tutto il mondo, ma i loro voli sono tutti guidati e controllati da qui, attraverso i satelliti». Quanti sono? «No comment». Mercury, Nevada ha una "popolazione zero". Tutti gli edifici sono uffici, dormitori per chi deve fare i turni di notte e laboratori. Di che tipo? La risposta è il solito "no comment" più la conferma che in questa "città morta" lavorano alcune decine di migliaia di persone.

Il deserto nasconde nelle sue viscere i segreti nucleari e diversi tunnel. Il Nevada è una zona ad alto rischio sismico ma questo - secondo il geologo Robert Lovich - non comporta alcun pericolo: «I danno avvengono solo in superficie, qui si lavora soprattutto in profondità. Le racconto una cosa. Quando c´è stato un terremoto 6,4 della scala Richter dentro un tunnel dove stanno facendo esperimenti molto importanti non è successo nulla, a parte una penna caduta da un tavolo per una leggera vibrazione». Sperimentano nuove armi? «Non lo so, è un segreto militare».

Che nel "nuclear site" del Nevada si testino nuove armi in realtà è un segreto di Pulcinella. Nel giugno scorso un gruppo di scienziati provenienti dai laboratori di Los Alamos - l´altro grande centro nucleare del New Mexico - hanno sperimentato qui, in un tunnel profondo più di 300 metri, il "piano Armando", facendo esplodere potenti esplosivi attorno a una barra di plutonio. Ed esperimenti di questo genere ce ne sono stati diversi anche negli anni precedenti.

Dal cancello arancione si può osservare un panorama stupendo. Non ci sono tracce di vita umana che si possano cogliere a occhio nudo per miglia e miglia, a parte qualcosa che sembra una casetta. Guardie non se ne vedono e qualcuno prova a guardare in direzione della base, prontamente stoppato: «Mi spiace, non potete farlo». Cosa ci sia in quella parte di deserto e montagnole alla fine qualcuno lo rivela: «Laggiù a volte testano gli ultimi esemplari di Stealth».

La Yucca Mountain vera e propria non è affatto una montagna, ma una serie di accumuli di detriti provenienti dagli scavi di un tunnel lungo cinque miglia e profondo centinaia di metri. Nel "nuclear site" non usano "feet" e "square" ma il sistema metrico, cosa unica negli Stati Uniti. «Perché? Perché quando sono iniziati gli esperimenti nucleari il governo aveva deciso di passare al sistema europeo, e qui tutti i conti si iniziarono a fare in centimetri e metri. Poi non se ne è fatto nulla, ma ormai siamo abituati così».

Secondo lo Yucca Mountain Project questi tunnel serviranno per seppellire nel cuore della terra le scorie nucleari americane, il 90 per cento prodotte da centrali e da resti di combustibile dei sottomarini e solo il 10 per cento da armi vere e proprie. Solo scorie solide trasportate con dei particolari container e sepolte attraverso un complicato sistema di trasporto attraverso i tunnel. Lì saranno lasciate almeno fino a quando non avranno perso radioattività, che in alcuni casi significa centinaia e centinaia di anni.

Il tunnel di ingresso è un enorme buco con delle gigantesche prese d´aria. Due anni fa Bush diede il via definitivo al progetto, dopo che decenni di studi ne avevano dimostrato la totale "sicurezza". Ma il Nevada, inteso come governo dello Stato e le associazioni ambientaliste sono riusciti per il momento a bloccarlo. Robert Lovich, che si definisce un «democratico di New York» contesta la posizione del suo partito e dei repubblicani del Nevada: «Qui sono tutti contrari, per puro calcolo elettorale. Curioso, visto che sono contrari alle scorie ma favorevoli ai test atomici».

Alla Yucca Mountain gli scienziati snocciolano cifre per dimostrare l´importanza e la sicurezza del progetto, i politici rispondono con altre cifre, quelle dei tumori che vedono il Nevada con il record degli Stati Uniti. Vero, rispondono alla Yucca, però a Las Vegas si fuma dappertutto e il primo casinò che ha messo il divieto è fallito». Attorno al "sito nucleare" si giocano le fortune politiche e forse anche le elezioni. Il Nevada è uno Stato saldamente repubblicano, ma nelle ultime settimane i democratici cominciano a farci un pensierino. Kerry ha promesso che se sarà eletto non darà una lira di soldi pubblici, Bush evita di parlarne. L´enorme talpa, simile a quella con cui si scavano le metropolitane, è ferma in attesa che la politica decida.