venerdì 18 novembre 2011

COSA NASCONDONO A FUKUSHIMA?

venerdì 19 agosto 2011

Fukushima costa 5 mld alla Tepco

Fukushima costa 5 mld alla Tepco

Italia Oggi, 10/08/11

Tepco, compagnia responsabile del sito nucleare giapponese di Fukushima, ha chiuso il primo trimestre dell'esercizio 2011-2012 con un deficit netto di 572 miliardi di yen, pari a quasi 5 miliardi di euro. All'origine del picco negativo ci sono proprio le conseguenze del disastro nucleare causato dallo tsunami dell'11 marzo.

L'azienda, minacciata di un declassamento da parte dell'agenzia di rating Moody's nonostante il piano approvato dal governo di Tokyo per il risarcimento delle vittime di Fukushima, deve fare i conti con l'aumento delle spese di approvvigionamento di idrocarburi e con l'assottigliarsi del giro d'affari, sceso del 7,2% in un anno. Una miscela che ha provocato una perdita operativa di 52 miliardi di yen, pari a 452 milioni di euro nel primo trimestre. Si è soprattutto verificata una perdita straordinaria di 503 miliardi di yen per gli indennizzi delle vittime della catastrofe.

Inoltre la compagnia nipponica non è in grado di stabilire previsioni finanziarie, per l'anno tra aprile 2011 e marzo 2012, proprio per l'insieme delle variabili legate alla crisi di Fukushima, dove Tepco è ancora impegnata a stabilizzare la situazione e ad assicurare la fornitura di elettricità nell'area.

venerdì 8 luglio 2011

Il nucleare crea occupazione!

                                                     Il nucleare crea occupazione!

lunedì 13 giugno 2011

Il potere nucleare. Storia di una follia da Hiroshima al 2015

Il potere nucleare. Storia di una follia da Hiroshima al 2015
Edito da Fazi, 2003
248 pagine, € 12,50
ISBN 8881124122
di Manlio Dinucci
Quarta di copertina

Dopo dieci anni di apparente arretramento, la minaccia nucleare incombe di nuovo sul mondo. Gran parte della responsabilità va attribuita all'attuale amministrazione Bush, che ha assunto iniziative profondamente inquietanti: si è ritirato in maniera improvvisa e unilaterale da numerosi trattati di non-proliferazione e disarmo nucleare e convenzionale, prosegue nel suo colossale progetto di costruzione di uno scudo spaziale. Questi gesti hanno allarmato tutto il mondo, imponendo una brusca accelerazione al riarmo già avviata da alcuni anni. Con "Potere nucleare" l'autore offre un aggiornamento sugli scenari nucleari possibili, esaminando le conseguenze che una guerra nucleare potrebbe avere in termini di vittime e danni all'ambiente.

domenica 12 giugno 2011

Fermiamo Mr Burns. Come evitare la trappola nucleare

Fermiamo Mr Burns. Come evitare la trappola nucleare
Edito da Arianna Editrice, 2008
222 pagine, € 12,90
ISBN 9788887307481
di Mark Baard, Roberto Bosio, Alberto Zoratti

uarta di copertina

Mentre in Italia il dibattito sull'energia nucleare torna in prima pagina e mentre si moltiplicano coloro che guardano con interesse al business dell'atomo, gli autori Bosio e Zoratti rimettono sul campo i limiti dell'energia nucleare, la gestione tutta italiana della rincorsa all'atomo, le alternative reali ad un futuro apparentemente già scritto. Attualità e puntualità scientifica, case history come l'inchiesta sul ruolo di Enel nel nucleare dei paesi dell'Est e ricchi approfondimenti, rendono il testo un ottimo strumento per avvicinarsi al tema dell'incubo nucleare. Una lettura che non si limita a rendere pubblica l'antieconomicità dell'energia nucleare o l'incapacità dell'industria di smaltire eventuali scorie radioattive, ma che traccia il percorso verso un sistema energetico fondato sul risparmio energetico e sulle energie rinnovabili, anziché su quelle fossili. L'unica alternativa possibile e realmente percorribile per combattere l'effetto serra.

dal Mondo - La protesta del Giappone anti-nucleare (scanagatta)

dal Mondo - La protesta del Giappone anti-nucleare (scanagatta)

Vota Sì per fermare il nucleare

                                                                Vota Sì per fermare il nucleare

sabato 11 giugno 2011

Viaggi nucleari, andata e ritorno



A tre giorni dal referendum le scorie di Saluggia e Trino continuano a partire in treno verso la Francia. Da dove rientreranno entro il 2025. Il tutto senza che i cittadini ne sappiamo niente

I sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki: "No all'energia nucleare"



"Stavo lavorando in fabbrica quando è caduta la bomba atomica". Dopo 66 anni e una vita segnata dal fungo atomico, i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki spiegano le conseguenze delle radiazioni. Certo, le centrali nucleari non sono armi atomiche. Ma gli effetti, talvolta, possono essere identici.

Il nucleare è un suicidio

                                                   Il nucleare è un suicidio

L'Italia torna al nucleare. I costi, i rischi, le bugie

L'Italia torna al nucleare. I costi, i rischi, le bugie
Edito da Jaca Book, 2008
206 pagine, € 18,00
ISBN 8816408609
di Angelo Baracca
Quarta di copertina

Da alcuni anni è in corso una campagna internazionale per il rilancio dei programmi nucleari per la produzione di energia elettrica. Nel nostro paese il nucleare è stato chiuso dopo il referendum del 1987, ma la lobby nucleare ha ripreso a esercitare pressioni per salire su questo treno. Il recente annuncio da parte del nuovo governo di una prossima ripresa dei programmi nucleari in Italia non era dunque inaspettato, ma ha comunque messo in subbuglio tutti gli ambienti interessati e un'opinione pubblica purtroppo sprovveduta o informata in modo parziale e distorto. Una ripresa in tempi brevi del nucleare nel nostro paese non è realistica, se non altro perché in questi anni sono state smantellate le competenze e le strutture, ma l'annuncio del governo apre comunque scenari inquietanti. Non è possibile valutare la situazione e le prospettive in Italia se non si fa chiarezza sui programmi nucleari nel mondo. I "reattori di quarta generazione" vengono presentati all'opinione in termini generici come la soluzione di tutti i problemi creati dal nucleare e la base per un nucleare "sostenibile": ma questi reattori ancora non esistono e sono di là da venire! Questo libro esamina tutti i problemi (costi, tempi, rischi di proliferazione, sicurezza), sfatando in particolare i miti del "miracolo nucleare" francese e dell'insufficienza energetica italiana.

Il costo della menzogna. Italia nucleare (1945-1968)

Il costo della menzogna. Italia nucleare (1945-1968)
Edito da Einaudi, 1968
406 pagine, € 12,91
ISBN 9788806229702
di Mario Silvestri

Quarta di copertina

Il nuovo libro dell'autore di «Isonzo 1917»: una indagine che rivela gli sconcertanti retroscena della politica nucleare italiana.
Professore di impianti nucleari al Politecnico di Milano, Mario Silvestri si è conquistato una larga notorietà con Isonzo 1917, la vivida ricostruzione dell'«anno piú lungo» della Grande Guerra, nata da una 'lunga passione storica, unita a un forte impegno di demistifìcazione e di denuncia. Il lettore ritroverà le stesse doti in questo volume, aperto su avvenimenti piú che recenti, addirittura in atto: la politica nucleare italiana e i suoi sorprendenti retroscena. Una vicenda che Silvestri («protagonista di secondo piano», come si autodefìnisce) ha potuto seguire da un osservatorio privilegiato, giorno per giorno, nel suo stesso farsi, partecipando direttamente agli eventi e al clima in cui certe decisioni furono prese, cogliendo particolari che l'esame dei soli documenti lascerebbe in ombra o del tutto nascosti. Questa padronanza della materia, e la preoccupazione di una sistemazione «storica», fanno sí che il libro sia qualcosa di piu di una cronaca o di un pamphlet, come il titolo chiaramente polemico potrebbe far credere. Al tempo stesso, Silvestri conferma le qualità del suo taglio narrativo, sempre teso e avvincente, preoccupato di riuscire accessibile anche al lettore profano, e di dimostrare come l'opinione pubblica possa farsi un preciso giudizio su problemi spesso mascherati a bella posta in un impervio tecnicismo. Gli avvenimenti coinvolgono personalità politiche, scienziati, industriali, giornalisti, praticamente l'intera classe dirigente italiana, della quale Silvestri traccia un ritratto inedito, certo piú vero di quanto traspaia dall'oleografia ufficiale o dalle passioni di parte. Benché l'indagine sia centrata sull'Italia, è costante il riferimento e la verifica della nostra azione politica rispetto a quella degli altri paesi, cosí che il quadro ne risulta notevolmente ampliato. Le conclusioni di Silvestri sono amare: egli denuncia un ripetersi di errori, un'incapacità a far tesoro dell'esperienza. Ma qualunque rimedio non può prescindere dal rifiuto delle illusioni, dalla constatazione spietata dalla realtà.

venerdì 10 giugno 2011

A volte ritornano: il nucleare. La proliferazione nucleare, ieri, oggi e soprattutto domani

A volte ritornano: il nucleare. La proliferazione nucleare, ieri, oggi e soprattutto domani
Edito da Jaca Book, 2005
382 pagine, € 24,00
ISBN 8816407107
di Angelo Baracca
Quarta di copertina

Questo saggio è stato scritto con il proposito di documentare, denunciare e rendere fruibili da parte di tutti gli sviluppi e i rischi delle nuove tendenze degli armamenti nucleari. Per questo scopo, esso prende le mosse da un riesame degli ultimi 60 anni della storia mondiale incentrato sui ruolo delle armi, delle strategie e della diplomazia nucleari. Opportune Appendici e Schede consentono a qualsiasi lettore di comprendere tutti gli aspetti tecnici rilevanti. I testi dei trattati internazionali più importanti sono per la prima volta riportati integralmente in italiano. Per completezza viene presentata anche un'analisi critica del nucleare cosiddetto "civile", che oggi viene riproposto da varie parti.

I giorni di Scanzano. Cronaca di un accidente nucleare

I giorni di Scanzano. Cronaca di un accidente nucleare
Edito da Ediesse, 2004
260 pagine, € 13,00
ISBN 9788823010000
di Rossella Montemurro

Quarta di copertina

In Italia esistono quasi 90 mila metri cubi di scorie radioattive che devono essere isolate per circa 200.000 anni da qualsiasi contatto con le acque e con gli esseri viventi. Un adeguato cimitero per questi rifiuti dovrebbe dunque collocarsi in una zona a bassa densità di popolazione, immune da movimenti tellurici per migliaia di anni, sicura da infiltrazioni di acqua. La proposta di realizzare il deposito nazionale delle scorie radioattive a Scanzano ha dato vita a una crescente protesta che è culminata ai primi di novembre 2003 in una grande marcia popolare. Il volume è la cronaca di quella battaglia, giorno per giorno, narrata dai protagonisti: cittadini, ambientalisti, sindacalisti, autorità locali e illustrata da fotografie e documenti.

giovedì 9 giugno 2011

Il nucleare. Storia politica dell'energia nucleare

Il nucleare. Storia politica dell'energia nucleare
Edito da Liguori, 1986
492 pagine, € 27,50
ISBN 9788820715045
di Bertrand Goldschmidt

Recensione di Caracciolo, N., L'Indice 1986, n. 6

"Il Nucleare" di Bertrand Goldschmidt pubblicato da Liguori, con prefazione di Felice Ippolito, è certamente un libro sfortunato, più di quanto, forse, meriti. Bertrand Goldschmidt, ci informa Felice Ippolito, "è uno dei quattro o cinque personaggi chiave" del programma nucleare francese (di gran lunga il più importante del mondo rispetto a reddito nazionale e popolazione). Contiene, infatti, su quello che è stato lo sviluppo del nucleare prima militare e poi pacifico in occidente, una quantità d'informazioni che ne fanno un testo prezioso. Ma ahimé esce al momento sbagliato, basato com'è su due presupposti totalmente falsi e sui quali è stato costruito il gigantesco piano nucleare francese, come del resto tutti gli altri piani nucleari di questo mondo: che il costo del petrolio fosse destinato a salire sempre e che il nucleare fosse una fonte d'energia assolutamente sicura - la più sicura di tutte quelle esistenti.
Si noti una cosa: nelle polemiche di questi giorni si parla molto di arretratezza nucleare sovietica, arretratezza che spiegherebbe un incidente considerato impossibile in Europa o negli Stati Uniti. Di queste preoccupazioni nel libro non c'è traccia. Il programma sovietico, come tutti i programmi nucleari di cui l'autore si occupa viene considerato pienamente affidabile. E del resto finora della fisica sovietica tutti avevano sempre detto un gran bene.
In realtà il libro, a chi è contrario al nucleare, risulta fastidioso per quella sorta di dogmatismo inflessibile, che ha reso per tanti anni impossibile ogni discorso coi "nucleari". Della convenienza del nucleare - sostiene Goldschmidt - è inutile discutere in sede politica o scientifica. Chi vi si oppone lo fa per motivi "psicologici ed emotivi". Si tratta di gente che va rassicurata dato che le sue paure non hanno un fondamento razionale. Ippolito, a suo tempo, scrisse assai di peggio: gli antinucleari erano finanziati dai petrolieri, sostenne con bella larghezza di vedute.
È una mentalità aggressiva che tutto il mondo industrializzato rischia di pagare cara. Il nucleare è una tecnologia che probabilmente verrà abbandonata. Tornare indietro per paesi come la Francia, I'Unione Sovietica e il Giappone che hanno costruito un subisso di centrali, comporta gravi danni. La Gran Bretagna ne ha fatte di meno. Gli Stati Uniti prima hanno anch'essi spinto l'acceleratore, ma poi, dopo l'incidente di Three Miles Island nel 1979, hanno bloccato tutto. In Italia - merito, penso io con qualche soddisfazione, di un movimento antinucleare particolarmente agguerrito - s'è fatto pochissimo: ci sono in funzione tre reattori (a Latina, Caorso e Trino Vercellese) e due sono in costruzione a Montalto di Castro. Per noi rinunciare non è difficile.
Tra "nano-curie", "millirem", iodio, cesio, stronzio radioattivi, l'opinione pubblica è stata bombardata da una tale quantità d'informazioni da causare, per forza di cose, confusione. E si tende quindi a trascurare il ragionamento essenziale, che è semplice. "Nel 1980", scrive Goldschmidt, "erano in funzione 250 reattori nucleari di potenza in oltre venti paesi". Questo complesso aveva accumulato, sommando gli anni di funzionamento di tutti i reattori che fino ad allora erano stati costruiti, circa duemila "anni-reattore". Oggi i reattori in funzione sono 370 e la somma degli "anni-reattore" è di circa quattromila. Si faccia attenzione perché questo è il nocciolo del ragionamento. L'incidente più grave, la fusione del nocciolo - quello che è avvenuto sia pure con conseguenze diverse a Three Miles Island e a Cernobyl - si è realizzato finora due volte. Il che fa una media di un incidente ogni duemila anni reattore. Si può opporre che i due incidenti sin qui avvenuti sono il prodotto di una incredibile serie di sfortune e di sciatterie (i russi, si dice, sono molto trasandati) ma che non fanno testo. È una spiegazione che non convince. Si sono verificati nel mondo almeno tre o quattro incidenti in cui si è sfiorata la catastrofe. Dico "almeno" perché dei guasti in Urss non sappiamo nulla e, per la verità, non sappiamo molto nemmeno delle centrali francesi. Cioè le quattro "quasi catastrofi" che ci sono state, provano che le due "vere catastrofi" non sono eventi fortuiti. Il che significa - se non si aggiungeranno altri reattori a quelli esistenti - che si può contare nel mondo su un incidente come Cernobyl ogni sette o otto anni. Se le prospettive che Goldschmidt indica come possibili e auspicabili per l'industria venissero realizzate nel duemila, passando dal 2% della produzione d'energia (tutte le energie) nel 1980 al 15%, tenuto anche conto dell'aumento dei consumi energetici, significherebbe (d'accordo, sono stime approssimative ma pur sempre valide) grosso modo duemila reattori in funzione. Il che comporterebbe la probabilità di una Cernobyl all'anno. Intendiamoci: quelle che i tecnici chiamano "fluttuazioni statistiche" sono sempre possibili e la frequenza delle catastrofi potrebbe essere anche parecchio diversa (in più o in meno) da quanto appare ora. Il che non esime tuttavia i tecnici dell'Enel e dell'Enea dal darci spiegazioni. All'epoca delle prime dimostrazioni di Montalto nel 1977 essi stimavano la possibilità di fusione sulla base del celebre rapporto Rasmussen, a una per miliardo d'anni reattore.
Facciamo un esempio, per capirci. Supponete che Gianni Agnelli mi confessi d'essere un po' preoccupato per la quota libica nella Fiat, vorrebbe trovare un compratore. Mi faccio avanti. Quanto vuole Gheddafi? Cinquemila miliardi, mi dice. Lo rassicuro : ci sono qua io, sarei lieto di comprare la quota dei libici. Ho giusto la disponibilità di quella somma in banca. L'Avvocato è finalmente sereno e soddisfatto, ma dura poco: la mattina dopo ci vediamo con tanti libici avidi di denaro e gli spiego di essermi sbagliato. In banca non ho cinquemila miliardi ma dieci milioni, con i quali propongo comunque di acquistare una grande Panda con tutti gli accessori. Resta il mistero di come sia stato possibile per i tecnici nucleari fare uno sbaglio di questa immensità.
Due parole su un'altra questione angosciosa. Cosa significa l'incidente di Cernobyl per la salute della gente? Secondo le stime correnti si parla di cinquecento o mille casi in più di cancro e leucemia diluiti nei prossimi vent'anni, per l'Italia. Per l'Europa si potrebbe pensare a una cifra oscillante tra i cinquemila e i diecimila casi in vent'anni. Siamo, intendiamoci, sempre in un campo di grande approssimazione. Comunque, se la corrente oggi prevalente tra gli esperti di radio protezione ha ragione, queste sono previsioni ragionevoli. C'è tuttavia un'altra scuola, di cui l'esponente più celebre è il professor Morgan, già presidente dell'Istituto Internazionale per la Radio Protezione, che ritiene queste cifre sottostimate di settanta o ottanta volte. Ci sarebbero così più di trecentomila vittime. Cernobyl assumerebbe cioè le proporzioni d'un'immensa, inutile strage. Che debbo dire? Spero di tutto cuore che Morgan e i suoi discepoli abbiano torto, ma, penso, sarebbe imprudente dare la cosa per scontata. Concludendo, "Il Nucleare" di Bertrand Goldschmidt è un libro incredibilmente vecchio e sorpassato. È stato scritto in un'altra epoca storica, prima del disastro di Cernobyl.

Nucleare: il frutto proibito

Nucleare: il frutto proibito
Edito da Bompiani, 2007
250 pagine, € 12,00
ISBN 9788845259548
di Giancarlo Nebbia

Quarta di copertina

Sembra che l'energia nucleare sia uno dei grandi mali procurati dalla scienza fisica, ma così non è. Giancarlo Nebbia guida il lettore fra i segreti di tale disciplina facendoci capire di che cosa si tratta veramente e di quali implicazioni positive essa abbia nella vita di tutti i giorni. Un percorso che non può non partire dalla bomba atomica e dalla guerra fredda, ma che conduce a vedere come proprio l'energia nucleare possa prevenire il suo uso criminale e bellico. Il volume, dopo aver mostrato quanto necessaria sia la conoscenza nucleare nei settori medico diagnostici e terapeutici, per la definizione delle patologie e per la loro cura, e in quelli artistico-archeologici, per la datazione di opere d'arte e reperti, arriva a trattare le questioni ambientali e dello sfruttamento delle risorse del pianeta.

mercoledì 8 giugno 2011

Illusione nucleare. I rischi e i falsi miti

Illusione nucleare. I rischi e i falsi miti
Edito da Melampo Editore, 2008
156 pagine, € 12,00
ISBN 9788889533352
di AA.VV.

Quarta di copertina

La crisi economica e l'incertezza delle relazioni internazionali spingono nuovamente i Paesi industrializzati verso l'energia nucleare, ridando voce anche in Italia ai fautori della sua convenienza e inevitabilità. Questo libro sfata con rigore scientifico alcuni luoghi comuni: che l'energia atomica sia abbondante e sicura, che costi meno, che non provochi emissioni di CO2. Le argomentazioni dei due autori sono stringenti: già ai ritmi di consumo attuali, si stima che entro 50 anni non ci sarà più uranio economicamente sfruttabile; i costi di costruzione dei reattori e del loro mantenimento sono già oggi fuori mercato; infine, il nucleare inquina, contamina irrimediabilmente interi territori, con il rischio di accentuare le criticità del cambiamento climatico in atto. Completa questo inquietante scenario l'idea, promossa dal G8, di una governance mondiale dell'energia. Una governance capace di tenere l'opinione pubblica all'oscuro delle centinaia di incidenti occorsi finora e abile nel convincere i Paesi emergenti a legarsi per i decenni a venire alle tecnologie nucleari dell'Occidente. I diritti di questo libro saranno devoluti ai bambini vittime dell'incidente alla centrale nucleare di Cernobyl del 1986.

Fermiamo il nucleare. Lo Spot TV

Nevada, il cimitero nucleare di Bush

Da La Repubblica del 16/10/2004
Frenetico lavoro sottoterra per allestire, entro il 2010, il deposito che ospiterà i rifiuti atomici di 103 centrali Usa
Nevada, il cimitero nucleare di Bush
Nelle viscere di Yucca Mountain 70mila tonnellate di scorie americane
Kerry "Se sarò io il presidente degli Stati Uniti vi prometto che Yucca Mountain non sarà una discarica nucleare, non diventerà la pattumiera americana"
E´ in quest´area, dal 1945 al 1992, che furono effettuati i terrificanti test atomici
Il Progetto Yucca parte nell´87: chi vince le elezioni deciderà se verrà portato a termine
YUCCA MOUNTAIN (Nevada) - «Quando scendete davanti al cancello arancione non dovete voltarvi a guardare la base. Mi raccomando, se ci sono visite le guardie sono nervose e non hanno molto senso dell´umorismo». Il cancello arancione è in realtà giallo, uno steccato di metallo e catene che segna l´ultimo confine di uno dei posti più segreti e controllati d´America e del mondo intero: lo sterminato sito nucleare nel deserto del Nevada.

E´ in questa zona che dal luglio 1945 al settembre 1992 sono state testate alcune delle più terrificanti "armi di distruzione di massa"; è qui che è stato concepito e sviluppato il "progetto Yucca Mountain" che nel giro di pochi anni trasformerà questa area nella più grande pattumiera nucleare del pianeta; è da queste parti, in una zona conosciuta come Area 51, che la fantascienza si avvicina alla realtà, e gli Ufo diventano qualcosa di più concreto che fantasie hollywoodiane.

Il "deserto nucleare" inizia a circa cento miglia da Las Vegas. Lungo la strada enormi cartelli pubblicitari ricordano al viaggiatore che la città della perdizione è a un´ora di distanza. Ma per le migliaia di pendolari che ogni giorno alle cinque del mattino si muovono da Las Vegas per andare a lavorare nella zona - militari, scienziati e tecnici superspecializzati di ogni tipo - il tempo per divertirsi non è molto.

Al cancello di ingresso soldati in mimetica e armati fino ai denti controllano per l´ennesima volta il passi rilasciato dal ministero dell´Energia. Qui, in una delle zone militari più importanti degli States, il Pentagono non ha diritto a controllare nulla, conseguenza di una scelta "politica" maturata negli anni Quaranta, quella di lasciare la delicata gestione del nucleare, armi comprese, ai civili. Anche i militari di guardia in realtà non sono soldati ma contractors, impiegati di una società privata che ha in appalto tutta le security della zona. Passato il controllo il bus percorre per alcune miglia un deserto arido e dall´aspetto a tratti lunare. Il caldo è cocente e all´orizzonte si innalzano le montagne attorno e dentro le quali si è fatta la storia dell´atomica. Il primo segno di centro abitato è un gruppo di case che si fa fatica a definire tali. Sono immensi capannoni di lamiera e prefabbricati, potrebbe essere scambiato per una qualsiasi fabbrica se non ci fosse un vecchio Mig azzurro parcheggiato quasi fosse una jeep.

«Benvenuti alla base aerea di Mercury, nascondete telecamere e macchine fotografiche, mi dispiace ma lì dentro non potete assolutamente entrare». L´accompagnatore messo a disposizione dal Dipartimento di Stato risponde con una serie di "no comment" e spiega solo il perché della presenza di un Mig: «E´ il ricordo degli anni in cui insieme all´Urss iniziammo a smatellare le testate nucleari. Loro potevano venire qui da noi, noi eravamo liberi di controllare i loro siti. Voli non stop dal deserto del Nevada fino alle segretissime basi nucleari sovietiche. Una tratta aerea unica al mondo».

L´Air Force Base di Mercury è il cuore degli esperimenti nucleari che per decenni sono stati fatti in Nevada. Dietro la base, per miglia e miglia lungo la piana desertica che arriva fino alle montagne si possono vedere dei punti illuminati dai riflessi solari. «Quelli sono tanks, spiega la nostra guida - sono gli obiettivi per le esercitazioni dei nostri bombardieri». Stanno sperimentando nuove armi? «No comment».

In questo deserto un tempo ormai lontano si trovavano cavalli selvaggi, asini, coyotes. Oggi gli unici animali visibili da queste parti sono i "packrats", topi del deserto la cui specialità è restare per generazioni nello stesso posto accumulando materiale per le proprie tane. «Vedete quelle scatole di legno a tettuccio? Sono trappole per i packrats, ci servono a studiare il terreno».

Che una delle più grandi basi aeree americane serva solo a monitorare dei topi è ovviamente assurdo e con un po´ di insistenza si riesce a sapere qualcosa di più: «Quello che vi posso dire è che questa oggi è la principale base dei Predator, gli aerei-spia senza pilota» che sono diventati i protagonisti della guerra in Afghanistan e in Iraq. Partono da qui? «No, sono in giro per tutto il mondo, ma i loro voli sono tutti guidati e controllati da qui, attraverso i satelliti». Quanti sono? «No comment». Mercury, Nevada ha una "popolazione zero". Tutti gli edifici sono uffici, dormitori per chi deve fare i turni di notte e laboratori. Di che tipo? La risposta è il solito "no comment" più la conferma che in questa "città morta" lavorano alcune decine di migliaia di persone.

Il deserto nasconde nelle sue viscere i segreti nucleari e diversi tunnel. Il Nevada è una zona ad alto rischio sismico ma questo - secondo il geologo Robert Lovich - non comporta alcun pericolo: «I danno avvengono solo in superficie, qui si lavora soprattutto in profondità. Le racconto una cosa. Quando c´è stato un terremoto 6,4 della scala Richter dentro un tunnel dove stanno facendo esperimenti molto importanti non è successo nulla, a parte una penna caduta da un tavolo per una leggera vibrazione». Sperimentano nuove armi? «Non lo so, è un segreto militare».

Che nel "nuclear site" del Nevada si testino nuove armi in realtà è un segreto di Pulcinella. Nel giugno scorso un gruppo di scienziati provenienti dai laboratori di Los Alamos - l´altro grande centro nucleare del New Mexico - hanno sperimentato qui, in un tunnel profondo più di 300 metri, il "piano Armando", facendo esplodere potenti esplosivi attorno a una barra di plutonio. Ed esperimenti di questo genere ce ne sono stati diversi anche negli anni precedenti.

Dal cancello arancione si può osservare un panorama stupendo. Non ci sono tracce di vita umana che si possano cogliere a occhio nudo per miglia e miglia, a parte qualcosa che sembra una casetta. Guardie non se ne vedono e qualcuno prova a guardare in direzione della base, prontamente stoppato: «Mi spiace, non potete farlo». Cosa ci sia in quella parte di deserto e montagnole alla fine qualcuno lo rivela: «Laggiù a volte testano gli ultimi esemplari di Stealth».

La Yucca Mountain vera e propria non è affatto una montagna, ma una serie di accumuli di detriti provenienti dagli scavi di un tunnel lungo cinque miglia e profondo centinaia di metri. Nel "nuclear site" non usano "feet" e "square" ma il sistema metrico, cosa unica negli Stati Uniti. «Perché? Perché quando sono iniziati gli esperimenti nucleari il governo aveva deciso di passare al sistema europeo, e qui tutti i conti si iniziarono a fare in centimetri e metri. Poi non se ne è fatto nulla, ma ormai siamo abituati così».

Secondo lo Yucca Mountain Project questi tunnel serviranno per seppellire nel cuore della terra le scorie nucleari americane, il 90 per cento prodotte da centrali e da resti di combustibile dei sottomarini e solo il 10 per cento da armi vere e proprie. Solo scorie solide trasportate con dei particolari container e sepolte attraverso un complicato sistema di trasporto attraverso i tunnel. Lì saranno lasciate almeno fino a quando non avranno perso radioattività, che in alcuni casi significa centinaia e centinaia di anni.

Il tunnel di ingresso è un enorme buco con delle gigantesche prese d´aria. Due anni fa Bush diede il via definitivo al progetto, dopo che decenni di studi ne avevano dimostrato la totale "sicurezza". Ma il Nevada, inteso come governo dello Stato e le associazioni ambientaliste sono riusciti per il momento a bloccarlo. Robert Lovich, che si definisce un «democratico di New York» contesta la posizione del suo partito e dei repubblicani del Nevada: «Qui sono tutti contrari, per puro calcolo elettorale. Curioso, visto che sono contrari alle scorie ma favorevoli ai test atomici».

Alla Yucca Mountain gli scienziati snocciolano cifre per dimostrare l´importanza e la sicurezza del progetto, i politici rispondono con altre cifre, quelle dei tumori che vedono il Nevada con il record degli Stati Uniti. Vero, rispondono alla Yucca, però a Las Vegas si fuma dappertutto e il primo casinò che ha messo il divieto è fallito». Attorno al "sito nucleare" si giocano le fortune politiche e forse anche le elezioni. Il Nevada è uno Stato saldamente repubblicano, ma nelle ultime settimane i democratici cominciano a farci un pensierino. Kerry ha promesso che se sarà eletto non darà una lira di soldi pubblici, Bush evita di parlarne. L´enorme talpa, simile a quella con cui si scavano le metropolitane, è ferma in attesa che la politica decida.

sabato 21 maggio 2011

Fermiamo il nucleare. Lo Spot TV



Spot Comitato Vota SI per fermare il nucleare

mercoledì 18 maggio 2011

Da nord a sud: 23 siti dove è stata raccolta la “spazzatura” nucleare italiana. E sono a rischio

il Fatto 27.3.11
La scoria siamo noi
Da nord a sud: 23 siti dove è stata raccolta la “spazzatura” nucleare italiana. E sono a rischio
Elisabetta Reguitti

Centrali sì, centrali no? Il vero problema è la monnezza nucleare che rimane, di cui non ci si occupa e che preoccupa. Dunque quando si parla di nucleare bisogna ricordare che le questioni che si aprono vanno poi anche chiuse. A lanciare l’allarme è il responsabile di Greenpeace Italia Pippo Onufrio.

Semplificando: esistono due categorie di scorie radioattive. Una, in termini quantitativi, rappresenta il 90% con un tasso di radioattività del 10%. Secondo le linee guida dell’ agenzia atomica di Vienna andrebbe costruito un deposito di superficie vincolato per tre secoli (se fosse stato costruito al tempo dell’ Unità d’Italia saremmo a metà dell’opera). Mentre l’altra (denominata categoria tre) in termini di volume è solo il 5 % ma contiene il 90% della radioattività. Per queste ultime, ad oggi, non esiste ancora alcuna soluzione. In Italia poi si complicano, perché come spiega Onufrio , “buona parte dei rifiuti si trova all’interno di impianti posizionati vicino all’acqua e dunque con un ancora maggiore pericolo di contaminazione con l’ambiente esterno. In questa situazione totalmente fuori controllo come si può anche solo tentare di rilanciare il nucleare?”. Ci sono però altri pericoli. Un esempio? “ Gli ottanta bidoni di scorie liquide, altamente pericolose, conservate a Saluggia e che pare non interessino a nessuno di quelli impegnati a promuovere il nucleare e contemporaneamente affossare la promozione di fonti rinnovabili”.
Riassumendo: cosa c’è di nucleare in Italia oltre ai quattro reattori dimessi (Caorso, Trino Vercellese, Garigliano e Latina)?
Ecco la situazione – aggiornata al 21 agosto 2009 – ricostruita attraverso Greenpeace.
Caorso. Il reattore nucleare, originariamente destinato alla produzione di energia elettrica, venne arrestato nel 1988. Da allora rimangono stoccati 1.880 mc di rifiuti radioattivi e 1032 elementi di combustibile irraggiato (pari a 187 tonnellate).
Latina. Il reattore nucleare modello Gcr venne fermato nel 1986 contiene circa 900 mc di scorie radioattive.
Garigliano (Caserta). Il reattore nucleare del Garigliano destinato alla produzione di energia elettrica venne fermato nel 1978 per problemi di varia natura, ad oggi contiene circa 2.200 mc di scorie radioattive. Saluggia (Vercelli) Il centro nucleare di Saluggia, per ritrattamento del materiale radioattivo, venne fermato nel 1983. Oggi è utilizzato come deposito di rifiuti radioattivi. Si parla di 1.600 mc di scorie radioattive e 53 elementi di combustibile irraggiato (2 tonnellate). È gestito da Fiat-Avio.
Da non dimenticare poi anche i depositi per la raccolta di materiale a bassa radioattività e sorgenti radioattive dimesse come Compoverde (Milano), “Controlsonic” (circa 1.000 mc di rifiuti radioattivi), il deposito “Crad”, attualmente in esercizio e circa 1.000 mc di rifiuti radioattivi. Il deposito “Gammatom” altrettanti 1.000 mc di rifiuti radioattivi e “Protex”: impianto-deposito contiene 1.000 mc di rifiuti a bassa radioattività. Nel deposito nucleare “Sorin” gli mc sono sempre 1.000 stessa quantità è stoccata al centro “Cemerad” in funzione.
Ispra. Gli impianti del centro nucleare Ccr-Ispra comprendono: il reattore nucleare di ricerca “Ispra 1” ed “Essor”, attualmente in fase di disattivazione. Assieme ad altri sistemi, complessivamente, stiamo parlando all’incirca di 3.000 mc di materiale radioattivo ed alcune decine di elementi di combustibile irraggiato.
Legnano (Milano). Impianto nucleare di Legnano è destinato alla ricerca universitaria è in esercizio contiene poche decine di mc di rifiuti radioattivi e qualche decina di elementi di combustibile irraggiato.
Trino Vercellese. Nel reattore nucleare Pwr di Trino Vercellese creato per produrre energia elettrica (arrestato nel 1987) ad oggi rimangono stoccati 780 mc di scorie radioattive e 47 elementi di combustibile irraggiato ( pari a 14,3 tonnellate).
Rotondella (Matera). Costruito come impianto pilota del “ciclo U-Th” subì però l’interruzione nel 1978. È gestito dall'Enea vi sono stoccati circa 2.700 mc di scorie ma soprattutto 64 elementi di combustibile irraggiato (1,7 tonnellate) provenienti da una centrale nucleare Usa. Bosco Marengo (Alessandria) Questo centro nucleare fu costruito per la fabbricazione di combustibile per reattori è in fase di disattivazione ma contiene circa 250 mc di rifiuti radioattivi.
Pavia Il reattore nucleare “Lena” dell’Università di Pavia usato per la ricerca è in funzione e contiene poche decine di mc di materiale radioattivo e qualche elemento di combustibile irraggiato.
Milano. Il reattore nucleare “Cesnef” usato per la ricerca è in funzione. Anche qua sono presenti poche decine di mc di materiale radioattivo e qualche elemento di combustibile irraggiato.
Montecuccolino (Bologna). Questo reattore nucleare è gestito dall’Enea ed è in fase di disattivazione.
Pisa. Centro “Cisam” per la ricerca militare. È in fase di disattivazione e contiene pochi mc di rifiuti radioattivi oltre ad elementi di combustibile irraggiato.
Casaccia (Roma). Esistono diverse attività tra le quali: l’impianto di trattamento e deposito di rifiuti radioattivi, attualmente in esercizio, dove sono stoccati circa 6.300 mc di rifiuti ai quali si aggiungono quelli dell’impianto “Plutonio” (60mc), “Opec1” utilizzato “per le celle calde per esami post irraggiamento”, non è attivo, ma viene usato per lo stoccaggio di rifiuti nucleari. Infine c’è “Triga”, attualmente attivo, che contiene 147 elementi di combustibile irraggiato.

domenica 8 maggio 2011

Moratoria «bluff» sul nucleare

Moratoria «bluff» sul nucleare

Eleonora Martini
Il manifesto, 23/03/2011

Davanti all'impasse, sul nucleare il governo tenta la mossa del cavallo. E con un discreto effetto mediatico, per bocca del ministro dello sviluppo economico Paolo Romani annuncia una «moratoria di un anno sull'attuazione e la ricerca di siti e sull'installazione di centrali». Nessun atto giuridico, spiegano fonti ministeriali, solo un impegno politico che il Consiglio dei ministri formalizzerà oggi stesso. La legge 133 del 2008, quella che reintroduce l'opzione energetica nucleare in Italia e che è oggetto del quesito referendario abrogativo, non dovrebbe subire - assicura Palazzo Chigi - alcun tentativo di modifica. Dunque il referendum si farà anche se, spera assai la maggioranza, a questo punto altamente “depotenziato”. «Mi aspetto che non si decida sull'onda dell'emotività ma sull'onda di un ragionamento e delle certezze che dobbiamo dare come governo e come Unione europea», incalza Romani che assicura: «La decisione è stata presa alla luce di quanto discusso lunedì in sede europea sulle procedure standard di sicurezza da stabilire per tutti i paesi comunitari».

Ma sotto il vestito, almeno fino a ieri sera, non sembra esserci davvero molto: perfino il decreto legislativo correttivo sulla localizzazione delle centrali nucleari e dei siti di stoccaggio non è stato ritirato, come sembrava ipotizzare la maggioranza e in molti speravano, e ha proseguito invece il suo iter parlamentare. Ieri sera la commissione Industria del Senato ha dato (con il voto contrario di Pd e Idv) l'ultimo parere favorevole necessario al governo per mettere a punto entro oggi, giorno di scadenza della delega parlamentare, il testo definitivo. «Fino all'ultimo - racconta il senatore Filippo Bubbico, membro della commissione - abbiamo sperato che il governo ritirasse il decreto, ma non lo ha fatto». Ermete Realacci, responsabile della green economy del Pd, parla di «lingua biforcuta» e di «bluff atomico». In realtà, secondo quanto annunciato dal ministro Romani, la moratoria di un anno non dovrebbe comprendere la localizzazione dei siti di stoccaggio dei rifiuti nucleari, visti i ripetuti richiami all'Italia da parte dell'Unione europea proprio per la mancanza di un «idoneo deposito nazionale» di rifiuti radioattivi derivanti dalle vecchie centrali dismesse ma anche dalle attività ospedaliere. «La nostra volontà - ha spiegato il titolare dello Sviluppo economico - è di portare al Consiglio dei ministri quella parte del decreto legge correttivo che riguarda il deposito nazionale per lo stoccaggio delle scorie perché si tratta di un grande tema perla sicurezza».

«Cosa significa la moratoria di un anno sul nucleare, se la maggioranza al tempo stesso approva la norma che consente di costruire centrali nucleari e impianti di stoccaggio di scorie anche in caso di parere contrario di Regioni e Comuni?», protesta Realacci riferendosi alle norme contenute nel decreto. Un problema che si ripresenta anche solo per i siti di stoccaggio. Come faranno a scegliere l'area senza il consenso della regione "prescelta"? Niente paura, spiegano da Palazzo Piacentini: l'iter di individuazione è lungo e complesso, e ancora di più lo è la successiva «fase di concertazione».

Dal leader di Fli, Gianfranco Fini, alla Cgil passando per l'Anci (comuni) e per il presidente della conferenza stato-regioni Vasco Errani, sono in molti a tirare un sospiro di sollievo o a complimentarsi per la moratoria, definita da alcuni un felice anche se non esaustivo «primo passo». Ma dal Pd all'Idv, dai Verdi al comitato "Vota sì per fermare il nucleare" costituito da oltre 60 associazioni, l'opposizione compatta grida invece alla «truffa» e al «sabotaggio». «Una mossa furba e truffaldina per far credere agli italiani che non c'è alcun bisogno di andare a votare al referendum», attacca Massimo Donadi, presidente dei deputati Idv. Per il partito di Antonio Di Pietro, come anche, per i Verdi di Angelo Bonelli, non è del tutto infondato il timore che il governo possa «preparare un decreto legge per modificare la norma oggetto del quesito referendario», in modo da sabotare non solo politicamente il referendum che dovrebbe tenersi il 12 e il 13 giugno prossimi. «Non possono farlo», reagisce il Radicale Marco Cappato che anche ieri mattina, da Milano in conferenza stampa con Emma Bonino, aveva chiesto di nuovo lo stop del piano nucleare e una decisa virata verso il risparmio energetico e le rinnovabili, colpite invece quasi a morte con l'ultimo decreto legislativo. «Non si può modificare una legge oggetto di referendum - spiega Cappato - ma nel Paese della distruzione della Costituzione, è lecito sospettare perfino una manovra del genere. Tanto più da parte di un governo che ha messo in piedi un piano nucleare costoso, insensato, e che ci rende subalterni a Sarkozy».

sabato 7 maggio 2011

Il nucleare rischio assoluto

nella rivista francese "Alternatives économiques", numero 4/2011, nell'articolo "Le risque absolu" si legge:
"
La scelta del nucleare è stata concentrata per oltre cinquanta anni da parte le certezze dei nostri tecnici, l'interesse della nostra industria e la forza di volontà del nostro stato. Che bandire qualunque discussione. E 'ora di tornare alla democrazia.
"
nostro commento:
In Italia sembra che si voglia far di tutto per impedire il referendum. Se in Francia ove il nucleare è una realtà si pongono tutti questi problemi, perchè l'Italia dovrebbe arrischiarsi di percorre la stessa via?

sito della rivista: http://www.alternatives-economiques.fr/

lunedì 18 aprile 2011

Noi, razionali e anti atomo

Noi, razionali e anti atomo

Silvia Ballestra
L'Unità, 28/03/2011

Avere paura del nucleare, viste le notizie che arrivano dal Giappone, è una reazione non solo giustificata, ma doverosa: la paura è un allarme che segnala il pericolo e aiuta ad evitarlo. Eppure questa sacrosanta, sana e vitalissima paura, è stata subito archiviata - e sbertucciata e anche irrisa - sotto la voce: "emotività". Insomma, ci hanno spiegato nuclearisti vari, scienziati della lobby atomica e altri razionalissimi esperti, siamo "emotivi", non possiamo capire, non abbiamo la mente lucida, ma inquinata dalle emozioni. Poveri noi! E beati loro, invece, anche se con tutta quella scienza e incrollabile fiducia nel progresso nucleare, non ci sanno ancora spiegare dove mettere le scorie, come fare centrali sicure, come affrontare non dico disastri di livello cinque, o sei, o sette, ma nemmeno piccoli incidenti.
L'accusa di "emotività" in materia nucleare rasenta l'assurdo se si pensa alla posizione della Merkel: ammetterete che dire "emotivo come un tedesco" sembra una battuta. Con la sua moratoria di un anno, il governo punta a far passare "l'ondata emotiva", con l'obiettivo di boicottare il referendum. Una truffa. Il tutto avviene, paradosso italiano, mentre altre emotività prendono la scena. Lo sbarco di alcune migliaia di profughi che diventa "invasione". O il timore che arrivino qui dei "poligami" (si è letto anche questo). O il governatore Lombardo che davanti ai profughi dice "ci vorrebbe il fucile". Tutte le emotività più bislacche, ridicole e pericolose sono ammesse. Ma sul nucleare no, serve razionalità. E qui sta il punto: aver paura del nucleare sarà anche emotivo. Dire no alle centrali, invece, è molto più razionale che accettarle senza saperle controllare, balbettando sulle scorie, negando i pericoli anche quando esplodono evidenti a tutti.

domenica 17 aprile 2011

"Bidone nucleare" - parte 2

"Bidone nucleare" - parte 2



Il libro di Roberto Rossi pubblica la notizia che le regioni scelte per stoccare le scorie ad alto livello di radioattivita' saranno 5: Basilicata, Puglia, Toscana, Lazio ed Emilia Romagna. Ne discutono in studio Roberto Rossi, Luca Iezzi giornalista di Repubblica, il Generale Carlo Jean, Giuseppe Onufrio di Greenpeace e il Governatore della Basilicata Vito De Filippo. Conduce Maurizio Torrealta.

sabato 16 aprile 2011

"Bidone nucleare" - parte 1

"Bidone nucleare" - parte 1



Il libro di Roberto Rossi pubblica la notizia che le regioni scelte per stoccare le scorie ad alto livello di radioattivita' saranno 5: Basilicata, Puglia, Toscana, Lazio ed Emilia Romagna. Ne discutono in studio Roberto Rossi, Luca Iezzi giornalista di Repubblica, il Generale Carlo Jean, Giuseppe Onufrio di Greenpeace e il Governatore della Basilicata Vito De Filippo. Conduce Maurizio Torrealta.


lunedì 11 aprile 2011

CATENA UMANA NO NUKE sabato 16 aprile alle ore 17.00 - 17 aprile alle ore 17.00

CATENA UMANA NO NUKE
sabato 16 aprile alle ore 17.00 - 17 aprile alle ore 17.00
Luogo
FOCE VERDE - B.GO. SABOTINO - LATINA Piazzale del Navigatori Borgo Sabotino, Italy
Creato da
MOVIMENTO NAZIONALE "NO AL NUCLEARE IN ITALIA" coordiniamo tutti i gruppi!

Nell'ambito della campagna di mobilitazione internazionale contro il nucleare CERNOBYL DAY, il COMITATO PONTINO PER I SI ha organizzato:

16 Aprile ore 17:00 in piazza del Popolo, presso il circolo cittadino di Latina si terrà un dibattito sul nucleare, con successivo NoNuke Party!!!

17 Aprile organizza una manifestazione presso il sito della centrale di B.go Sabotino a Latina.
...L'intento degli organizzatori di costituire una catena umana che circondi la centrale.
Sono necessarie 4000 persone!
L'appuntamento per il concentramento è alle ore 10 presso il piazzale di Foce Verde (sul mare).
Per chi volesse partecipare all'evento con la propria bici un gruppo di "Ciclisti Critici" partirà alle ore 9 da Piazza del Popolo a Latina.


Per contatti ed informazioni:
e-mail comitatopontinoperisi@gmail.com

blog del Comitato: http://comitatoperisi.blogspot.com/


per chi vuole dare una mano a diffondere l'iniziativa vi riporto i link per scaricare e stampare i volantini, vanno stampati su A4 fronte-retro. (un file per il fronte e uno per il retro).

http://nucleareno.altervista.org/file_ale/Chernobyl_day/Chernobyl_day_2volatini_su_A4.pdf

http://nucleareno.altervista.org/file_ale/Chernobyl_day/Critical_Mass_2volatini_su_A4.pdf

domenica 10 aprile 2011

La Pausa di riflessioni e i terremoti in Italia.

Il nostro triste governo rimane favorevole al nucleare. I nostri governati davanti alle immagine drammatiche del terremto in Giappone hanno fatto la scelta massina per loro possibile: una pausa di riflessione di un anno. Sperano che tale periodo sia sufficiente per far dimenticare il dramma nucleare giapponese causato dal terremoto. Vogliono far dimenticare che l'Italia è un paese soggetto a terremoti violenti. I fenomeni sismici in Italia non appartengono solo ad un recente passato. Come i devastanti terremoti del Friuli, del Belice e dell'Iripina, sono terremoti avvenuti solo da pochi decenni e sembrano essere scomparsi dalla memoria. Ma tali eventi drammatici sono accaduti anche in epoche molto lontane e in zone che recentemente non hanno avuto simili manifestazioni. A tale scopo pubblichiamo la copertina di un libro che narra di un anticho terremoto in Toscana.

Copertina del libro di una lettera di descrizione del Terremto in Toscana del 1542

venerdì 8 aprile 2011

Indagine del Senato sull'atomo italiano

Indagine del Senato sull'atomo italiano

Il sole 24 ore
31/03/2011

Parte la stretta "politica" sul nucleare italiano.

La commissione Ambiente del Senato ha deciso di aprire un'indagine conoscitiva sulla sicurezza delle istallazioni atomiche presenti in Italia.

Non sarebbe ancora fissato il calendario delle audizioni, ma in programma c'è l'ascolto di tutte le istituzioni e delle aziende interessate dal settore atomico, a cominciare dall'Ispra, l'istituto pubblico che è il braccio operativo del ministero dell'Ambiente, e dalla Sogin, la spa pubblica che gestisce le quattro vecchie centrali in dismissione e gli stoccaggi di scorie.

L'Italia ha una presenza nucleare che risale alle origini della tecnologia atomica: negli anni 50 e 60 era il paese europeo con la maggiore potenza istallata di centrali atomiche e vantava la centrale più grande del momento. Poi le scelte degli altri paesi europei (a cominciare da Francia, Inghilterra e Germania) e le cautele italiane hanno portato a un sorpasso rapido, e il referendum del novembre '87 ha fermato del tutto gli impianti.

Le istallazioni più importanti sono Caorso (Piacenza), Garigliano (Sessa Aurunca, Caserta), Trino Vercellese e Latina Borgo Sabotino. Inoltre, poco lontano da Trino, c'è il polo atomico di Saluggia (Vercelli) con gli impianti sperimentali Eurex, l'eredità del vecchio reattore Avogadro e le lavorazioni della Sorin. In basilicata spicca la Trisaia Rotondella (Matera). Inoltre ci sono numerosi depositi di scorie (il più importante è adiacente alla sede Enea della Casaccia, alle porte di Roma).

A Tokio pesce vietato per l'acqua ad radioattiva

A Tokio pesce vietato per l'acqua ad radioattiva

Stefano Carrer
Il sole 24 ore, il 07/04/2011

«Caution! Tuna Auction is closed. Please stop visiting the Market by the earthquake generation». L'inglese non è oxfordiano ma il senso è chiaro: dal giorno del terremoto, i turisti stiano alla larga dal mercato del pesce di Tsukiji, il più grande del mondo, con le sue aste di tonni tappa d'obbligo alle 5 di mattina per i visitatori stranieri (i cui arrivi a Tokyo sono del resto in calo del 75%).

A Tsukiji hanno ben altro a cui pensare. I pescatori sanno come rispettare il mare e placarne la collera: al limite, con una veloce preghiera al Namiyoke Inari che si fa largo tra i capannoni (il "Tempio a protezione contro l'onda", li fin dal 1658) o con la cerimonia funebre annuale (prevista settimana prossima) in rispettoso onore degli spiriti dei fugu (i pesci con una componente velenosissima da rimuovere, che solo chef autorizzati possono servire in tavola). Non avevano calcolato la Tepco, che ha messo in pericolo l'intera filiera con gli scarichi in mare di migliaia di tonnellate di acqua mediamente radioattiva e con il ritardo nel tappare la falla - da ieri finalmente chiusa - da cui è finita nel Pacifico acqua fortemente contaminata.

Le prime notizie di inquinamento radioattivo di un pesciolino (il konago, cibo per altri pesci) al largo della costa di Ibaraki ha suscitato un allarme generale. I commercianti di Tsukiji hanno respinto ieri, per precauzione, le partite di pesce provenienti da quella zona: i pescatori di Ibaraki, usciti in mattinata come al solito, sono rientrati prima, in lacrime, alla notizia che non avrebbero potuto vendere nulla. Il governo ha finalmente fissato i limiti legali di radioattività per i pesci, i cui prezzi stanno cedendo in parallelo al calo dei clienti nei ristoranti.

Il capo della federazione delle cooperative della pesca, Ikuhiro Hattori, ha affrontato a muso duro Tsunehida Katsumata, il presidente della Tepco - criticata anche dal ministro dell'Agricoltura - dichiarando «imperdonabile» la sua decisione che mette a rischio, con l'ambiente marino, il lavoro dei pescatori. Katsumata ha promesso compensazioni «quanto possibile». «Qui siamo tutti arrabbiatissimi con la Tepco», dice Kyoshiro Sugama, piccolo commerciante che a Tsukiji sta preparando personalmente confezioni di sashimi di tonno. «Già la situazione era difficile per i blackout elettrici, con la gente che non usa i fornelli in casa per cucinare ed esce di meno al ristorante. Ora domanda e prezzi caleranno ancora». «Non c'è affatto un bando al pesce di Ibaraki», si accalora il manager comunale del mercato, Tsutomu Kosaka. «Sono state diffuse notizie false: sarebbe contro la legge». Kosaka non risponde però dell'atteggiamento precauzionale dei grossisti, anche in assenza di un divieto formale: ammette «grandi difficoltà» per l'export e rivela che a Tsukiji non si fanno controlli di radioattività (quelli sono da fare nelle prefetture d'origine).

Il portavoce del governo, intanto, ha fatto capire che l'area di evacuazione intorno alla centrale nucleare potrà essere ampliata: a macchia d'olio e per categorie di soggetti deboli come donne incinte e bambini, Il reattore numero 1, inoltre, richiede l'immissione di un gas inerte per evitare il rischio di esplosioni. E la Tepco, in Borsa, crolla a un nuovo minimo storico.

martedì 5 aprile 2011

Nucleare - Il problema senza la soluzione




http://www.greenpeace.it/stopnucleare
Il nuovo spot di Greenpeace contro il nucleare fa il verso alle pubblicità delle grandi compagnie energetiche, mostrando - con grande chiarezza, toni di voce rassicuranti e ironia - tutte le agghiaccianti verità sul nucleare.

Disastro Nucleare FUKUSHIMA - La VERITA' e le Omissioni - Problema barre...




Nei reattore 3 e 4 sono presenti stoccaggi di BARRE DI COMBUSTIBILE "SPENTO". Barre già utilizzate ma che conservano ancora temperature altissime e che presentano problematiche uguali a quelle "blindate" (non più forse) all'interno del nucleo, con la differenza che l'unica semplice precauzione presa per queste barre è l'immersione in piscine d'acqua, in ambiente affatto blindato, solo leggermente pressurizzato.

Quindi se non refrigerate presentano lo stesso problema di surriscaldamento e rischio fusione delle altre, con la sola differenza, come già detto, che queste non sono blindate da acciaio e cemento armato, basta la rottura dell'edificio "involucro" principale perchè vengano disperse nell'ambiente.

Quasi sicuramente è stato proprio il calore di queste barre "ignorate", a fare esplodere i rispettivi reattori (dopo aver fatto evaporare l'acqua delle piscine).

Com'è possibile che non siano state accennate fin'ora?

Se le erano dimenticate?!!!!
Ci voleva la pubblicazione dello schema dei loro impianti da parte degli scienziati americani, per fare considerare alla TEPCO questi serbatoi di stoccaggio???


Diretta streaming RaiNews24.iT

Bidone nucleare

Bidone nucleare
Roberto Rossi
Bur

Nel 1987 gli italiani hanno detto no all'energia nucleare. Adesso in molti criticano quella scelta, dettata dallo choc che seguì al disastro di Chernobyl, e attribuiscono a timori infondati un presunto ritardo rispetto ai Paesi nuclearizzati. Ma siamo davvero gli unici a dubitare di ciò che gli altri accettano di buon grado? E poi, quanto costa cambiare strada? Chi pagherà quest'energia "pulita e sicura"? Roberto Rossi, che segue da anni il piano governativo di rilancio nucleare, ora giunto alla sua fase attuativa, fa un bilancio della situazione consultando esperti e presentando documenti inediti. Parla delle centrali che vogliono metterci in casa - le Epr, della francese Areva - che tra sistemi di sicurezza mal progettati e crepe nella struttura di contenimento fanno tremare i finlandesi. Calcola quanto ancora costino i vecchi impianti, anche sulla nostra salute. Smaschera l'apparato di propaganda che vuole rassicurarci con una montagna di bugie e fa i nomi della nuova "cricca" che ha reso il nucleare un business estremamente redditizio. Ma soprattutto rivela le sedi italiane selezionate per lo smaltimento delle scorie.

venerdì 1 aprile 2011

NO NUCLEARE !!! VOTA SI' AL REFERENDUM

domenica 27 marzo 2011

Japan - Astronomische Strahlenwerte um Reaktor 2



Die japanischen Behörden haben millionenfach erhöhte Strahlungswerte am havarierten AKW Fukushima gemessen. Die um den zweiten Reaktorblock freigesetzte Radioaktivität sei potenziell tödlich. Sämtliche Rettungsarbeiten mussten vorerst unterbrochen werden.

Japan Nuclear crisis: Nuke plant radiation 10 million times high




There is a new radiation alert in Japan, radioactivity in one if Japan's Fukushima plant is 10 million times the normal level. Fresh radiation fears have emerged in reactor 2 of the Fukushima nuclear plant.

Japan's nuke crisis far from over

domenica 20 marzo 2011

«Il piano nucleare è sbagliato, altro che reazione emotiva»

l’Unità 15.3.11
«Il piano nucleare è sbagliato, altro che reazione emotiva»
Il segretario Pd: «Il governo devia l’attenzione dalle vere priorità che sono l’efficienza energetica l’investimento nella ricerca, le fonti rinnovabili»
di Simone Collini

Il Pd, annuncia in questa intervista Pier Luigi Bersani, sosterrà il referendum per abrogare la legge sul ritorno al nucleare.
Segretario, cosa risponde al governo, che definisce sbagliate le reazioni nostrane di fronte alla tragedia di Fukushima?
«Certamente si tratta di un caso estremo ed è vero che ci sono nel mondo generazioni di centrali più evolute. Tuttavia continuare a classificare come emotive le reazioni dell’opinione pubblica è sbagliato». Il governo non ce l’ha con l’opinione pubblica ma con voi che ne criticate il piano sul nucleare...
«E sbaglia perché c’è una diffusa percezione, anche a prescindere da questa tragedia, che la tecnologia del nucleare sia ancora molto giovane e presenti seri problemi, sia per quanto riguarda lo smaltimento delle scorie che per le conseguenze di eventuali incidenti».
Non sono frequenti incidenti simili.
«Non è la probabilità degli incidenti che suscita allarme, ma quanto siano tremende le potenziali conseguenze. A preoccuparci è il modo in cui il governo sta affrontando la questione. Già prima di quanto accaduto noi avevamo ottime ragioni, e le abbiamo ancora, per essere contrari al piano nucleare. Anzi, a questo fantapiano, che non ha nessuna fattibilità, che è economicamente svantaggioso e che prevedendo l’impiego di tecnologie non nostre ci renderebbe totalmente dipendenti da altri».
Non sarà fattibile ma intanto il governo va avanti e si sta discutendo il decreto sulla localizzazione dei siti delle nuove centrali.
«Stanno solo deviando l’attenzione dalle priorità, cioè efficienza energetica, rinnovabili, un’operazione di investimenti nella ricerca anche delle tecnologie nucleari. Il governo deve capire che se si vogliono fare le cose difficili, prima bisogna saper fare le facili». Fuor di metafora?
«Non stanno lavorando all’Agenzia di sicurezza, non hanno risolto il problema delle scorie già esistenti, non hanno smantellato le vecchie centrali, che sarebbe il vero allenamento per i nostri tecnici e le nostre capacità industriali. Non si stanno impegnando nei luoghi della ricerca per un nucleare che abbia strutturali condizioni di sicurezza e sostenibilità economica». Tra pochi mesi ci sarà un referendum sul piano del governo: cosa farà il Pd? «Lavoreremo perché dalle urne esca una risposta chiara contro questo piano. Abbiamo chiesto che i referendum vengano accorpati con il voto delle amministrative perché vogliamo che si raggiunga il quorum». Richiesta respinta. Non c’è il rischio che senza il raggiungimento del 50% dei votanti sia un boomerang? «Sappiamo che la strategia referendaria presenta questo problema, perché è da 24 consultazioni che il quorum non viene raggiunto e spesso si strumentalizza il risultato. Noi ci impegneremo comunque per fermare questo piano che poggia sulla sabbia ed è totalmente sbagliato».
La destra vi dirà che importiamo a caro prezzo energia e che voi non proponete alternative. «Non è vero. Anzi, proprio nel settore energetico il governo sta facendo perdere la faccia all’Italia quasi al pari del bunga bunga, mentre noi sosteniamo che si debba insistere sull’energia da fonti rinnovabili, un settore in grande crescita, con miliardi di finanziamenti provenienti da ogni parte del mondo, ma che ora il governo vuole distruggere con un decreto. Bloccato l’attuale sistema di incentivi, che comunque andrebbe risagomato, ci saranno banche che definanzieranno gli investimenti sugli impianti per le energie rinnovabili, con evidenti conseguenze sul piano occupazionale e della crescita economica. Che sono poi le vere priorità di questo paese». A giudicare dal dibattito politico, al di là della discussione sul nucleare innescata da Fukushima, la priorità al momento è la riforma della giustizia. «Ma perché abbiamo un governo del dopolavoro, che non sa e non vuole affrontare i veri problemi, che sono appunto la produzione industriale, l’occupazione, gli ammortizzatori in deroga, l’inflazione».
È perché non si discute di questo ma di giustizia che andate sull’Aventino? «Ma quale Aventino, non scherziamo. Siamo gli unici che stanno in Parlamento, anche se il governo l’ha ridotto uno straccio, costretto com’è a lavorare soltanto un giorno e mezzo alla settimana perché dall’esecutivo non arriva più niente».
È Casini che vi ha invitato a non andare sull’Aventino... «Noi siamo pronti a discutere in Parlamento, nessun Aventino. Ma non si parli di un fumoso dialogo. Ci sono Camera e Senato, ci si confronti lì». E voi che cosa direte? «Che è sbagliato affrontare la questione con legge costituzionale e poi rinviare le decisioni alla politica, cioè alla maggioranza e al governo. Non si possono dare in mano alla maggioranza di turno le leve per il controllo della magistratura, o la decisione sulle priorità per un’azione penale, che giustamente oggi è obbligatoria».
Però ci sono urgenze da affrontare nel settore giustiza, o no? «Sì, ma sono affrontabili con legge ordinaria. E noi siamo pronti a discuterne partendo dalle proposte che abbiamo già depositato in Parlamento». Anche sulla responsabilità dei magistrati in caso di colpa?
«Anche. Noi non siamo il partito dei giudici, io sono pronto a disturbare la magistratura. Ma lo voglio fare per l’efficienza per i cittadini, non per esigenze di Berlusconi. Tra poco il Parlamento può essere chiamato a pronunciarsi sul conflitto di attribuzione per i suoi processi. E questo sulla base del presupposto che Berlusconi abbia svolto azioni di distensione internazionale salvando la nipote di Mubarak. Vorrei ricordarlo anche a Casini, a cosa è costretto il Parlamento».

giovedì 17 marzo 2011

Quella centrale nucleare sui colli di Bologna

Quella centrale nucleare sui colli di Bologna
CARLO GULOTTA
MARTEDÌ, 15 MARZO 2011 LA REPUBBLICA - Bologna

A Montecuccolino tra ciò che resta del reattore dell´Alma Mater e i timori dei vicini

Inaugurata negli anni ‘60 e poi dismessa, ora fortezza protetta dal filo spinato. Il direttore: "Ma qui non c´è pericolo"

«IO lo so perché mi cercate: dopo il disastro in Giappone, e tutti quei titoloni sulla "paura del nucleare", vi siete ricordati di Montecuccolino. Ma qui non c´è più niente che possa far paura: l´ultimo dei nostri tre reattori è andato in dismissione nel 1990. Certo, rimane l´"involucro". Ma è una scatola vuota».
Pietro Gessi ha oggi 67 anni, in maggio andrà in pensione, e più di metà della sua vita l´ha passata nel laboratorio di Montecuccolino, sui colli bolognesi, a studiare il comportamento delle barre d´uranio da inserire nella centrale "Cirene" di Latina, mai entrata in funzione. «Nessun pericolo - ripete l´ex direttore tecnico del laboratorio, avviato negli anni ‘60 dalla scuola di specializzazione di Ingegneria nucleare dell´Alma Mater assieme a Cnen e Agip -. E qui da noi non c´è mai stato nessunissimo incidente. Poi, quando si parla di energia nucleare, bisogna stare molto attenti. Un conto è un reattore "di potenza", com´è stato quello di Caorso, con una capacità di 1200 megawatt. Noi qui facevamo soltanto ricerca: 50 watt in tutto. Imparagonabile».
Sarà vero. Ma la "gabbia" di RB3, il terzo "Reattore Bologna", entrato in funzione l´8 agosto del 1971, è ancora quassù, nell´edificio dell´Enea sulla cima della collina, dietro la doppia cortina di filo spinato, le telecamere e la guardia privata, a due passi dai villoni di pochi fortunati. Le 76 barre d´uranio contenute nel vascone sono state riportate in Germania nel 1990, dov´erano state assemblate. E l´acqua, 24 mila litri d´acqua pesante, è stata smaltita proprio a Latina. Il guscio protettivo, e cioè la vasca d´alluminio rivestita di grafite e cemento, un "monumento" alla ricerca che non c´è più, alto sei metri e largo tre e sessanta, per 18 anni è stato bombardato dalle radiazioni. Rimuoverlo e renderlo inoffensivo non sarà facile. «Il ministero per le Attività Produttive ha emesso il decreto per rimuoverlo nel dicembre dell´anno passato - dice l´ex direttore del laboratorio - ma chissà quanto tempo ci vorrà ancora per l´appalto. Il nodo è tutto qui, ed è essenzialmente burocratico. In sei mesi potrebbe essere smaltito tutto. Radiazioni? Ma per carità, facciamo le campionature regolarmente, i livelli sono bassissimi».
Qui attorno però, fra le case dei vip, gli aneddoti si sprecano. C´è chi ricorda un docente universitario venuto ad abitare in via dei Colli anni fa, che prima di entrare in casa con la figlioletta ispezionò tutta la collina con un contatore geiger, a caccia di radiazioni. «Non trovò niente - racconta una vicina - e a dir la verità nemmeno noi siamo preoccupati. Certo, sappiamo che questo è un "sito sensibile", e in alcuni periodi "caldi" arrivano i carabinieri a fare la guardia. Ma io non ho paura».
Una specie di Fortezza dei Tartari alla bolognese, che ha smarrito "nemici" ed obiettivi, e che riconsegna alla memoria le foto dell´epoca, la visita dell´ex presidente della Repubblica Giovanni Leone nel 1973 in sala di controllo, poi quella del cardinal Biffi. Archeologia della ricerca sul nucleare. Oggi, quassù, lavora una cinquantina di persone fra tecnici dell´Alma Mater e dell´Enea, la ricerca continua in altri campi e a Montecuccolino si producono anche i badge anti-radiazioni usati negli ospedali. «Bologna non ci ha mai considerato un nemico - giura Gessi -. Mai una manifestazione, mai una protesta. I giorni più duri? Quelli dell´aprile ‘86, il dopo Chernobil. La gente era spaventatissima per le radiazioni e portava qui di tutto per vedere se c´era stata contaminazione. Piante. Frutta. Persino galline».

martedì 15 marzo 2011

Paura nucleare in Giappone, nuovo reattore in avaria

"Non sappiamo dove finiscono le scorie delle centrali nucleari"

"Non sappiamo dove finiscono le scorie delle centrali nucleari"
STELLA CERVASIO
MARTEDÌ, 15 MARZO 2011 LA REPUBBLICA - Napoli

Takahashi aveva 11 anni, nel bombardamento perse la madre e la nonna


Orizuri è la gru della pace, un origami colorato che gira attorno al mondo in tasca ai nove "Hibakusha", i sopravvissuti al disastro atomico di Hiroshima e Nagasaki. Navigano a bordo della Peace Boat, partita dal porto di Yokohama il 23 gennaio per rientrare il 18 aprile dopo un tour che si ripete da quattro anni contro l´impiego del nucleare che ha fatto tappa in 11 paesi. Il Museo Archeologico ha ospitato il primo incontro con Takahashi Setsuko che il 6 agosto 1945 aveva 11 anni. Programmato prima del sisma che ha colpito il Giappone l´11 marzo, ha visto anche la presenza dei Verdi, che oggi alle 20 in piazza Mercadante terranno un concerto e una manifestazione contro il nucleare, dopo le esplosioni nelle centrali di Fukushima, Onegawa e Tokai.
Il racconto è personale, sono i pochi ma devastanti ricordi di un giorno nella vita di una adolescente che resterà segnata per sempre. La voce non ha esitazioni, ma la memoria le passa attraverso. Ed è dolore che pervade le immagini di disegni dei sopravvissuti (fotogalleria su napoli.repubblica.it) proiettate sullo schermo. Una nenia tragica la narrazione in giapponese, tradotta dall´interprete. «A mia madre venne imposto di allontanarsi da casa con altre 160 persone. Avrebbero camminato per 110 chilometri per non fare più ritorno. La notte prima della sua partenza mio fratello e io avvicinammo i nostri futon e dormimmo insieme alla mamma che ci cantò delle canzoncine per tranquillizzarci». Il giorno dopo Setsuko avrebbe visto la madre per l´ultima volta. Neppure il suo conforto, di fronte alla grande tragedia di cui la bambina sarebbe stata testimone: «Giocavo a "inà inà ba" (il nostro cucù setté) con la bambina di una vicina, quando in uno specchio vidi un lampo. La madre della piccola mi indicò in cielo un´enorme sfera di fuoco che tremava. Di lì a poco si udì il boato dell´esplosione. Il diametro della palla era 280 metri, la sua temperatura interna un milione di gradi, esterna di 5000. Il fortissimo vento mi sbattè al muro».
Per 66 anni la piccola Setsuko avrebbe convissuto con gli spettri bruciati e scarnificati che le passarono davanti a casa, ai cadaveri anneriti che giacevano ovunque e ai roghi che di questi facevano i parenti per le strade. Drammatico il racconto di quando trovò la nonna: «Le era crollata addosso la casa, era come se dormisse». E le voci dei sepolti vivi sotto le macerie, le sempre più flebili richieste di aiuto, di acqua. La corrente del fiume che restituiva corpi ustionati, senza vita. Abbastanza per pronunciarsi contro il nucleare non solo per uso militare. «Il Giappone usa il nucleare solo per produrre energia - spiega l´Hibakushi - perché non ce n´è per soddisfare il fabbisogno. La speranza è che, dopo gli ultimi tragici eventi, la società e la politica ripensino a questa scelta e prendano maggiori precauzioni, utilizzando energie alternative. Non sappiamo dove finiscono le scorie».
Oggi seconda giornata del progetto Orizuru. L´incontro con testimonianza con Hiroshi Suenaga e Goro Nishida, altri due sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki si terrà all´ex Asilo Filangieri (vico Maffei, 4, traversa di via San Gregorio Armeno). La conversazione, condotta da Nicola Oddati, è nell´ambito del progetto Girogirotondo, cambia il mondo. Il patrocinio è della facoltà di Scienze politiche dell´Università Orientale.

martedì 4 gennaio 2011

Energie rinnovabili: pulite e alternative al nucleare

Energie rinnovabili: pulite e alternative al nucleare

Davide Pappalardo *

Liberazione del 23/12/2010

80mila firme per la proposta di legge popolare

La proposta di legge di iniziativa popolare sulle energie rinnovabili è stata presentata il 21 dicembre alla Camera. 80mila le firme valide consegnate, oltre centomila quelle raccolte (alcune delle quali poi non consegnate perché prive di requisiti formali necessari per essere valide). Un dato numerico e politico non scontato in ragione della cappa di silenzio fatta calare su una battaglia scomoda dai poteri forti e da tv e giornali conniventi. Perché quello delle rinnovabili è un tema che può far male a molti, in primo luogo ai nuclearisti, e poi agli affaristi che gli girano attorno, a tutti quelli che occupano lucrosi scranni e ai loro potenti sponsor. Perché le rinnovabili sono fonti alternative al nucleare, sono fonti pulite e in grado di dare vita ad una nuova occupazione. Perché le rinnovabili parlano anche di un nuovo modello di società. Alla potenza mediatica che ruota attorno al mondo dell'atomo, siamo riusciti a contrapporre una coalizione a cui hanno dato un contributo Lega Ambiente, Greepeace, Wwf, Forum ambientalista, associazioni ambientaliste locali, Arci, Cgil, Fiom, Spi-Cgil, Fp-Cgil, Federazione della Sinistra, Verdi, Alternativa, Sel, Pd (Ecodem), Idv, personalità del mondo ambientalista, dell'Università, del mondo scientifico.
La Federazione della Sinistra si era impegnata a raccogliere almeno 10mila firme delle 50mila necessarie come quota minima per poter depositare la proposta alla Camera. L'impegno è stato ribadito dal punto di vista politico anche nel documento del congresso della Federazione dove è stato inserito un passaggio sul sostegno alla proposta di legge di iniziativa popolare per le energie rinnovabili e la difesa del clima.
Il ruolo della Federazione della Sinistra si è visto sia nella raccolta firme che nella costruzione della proposta politica e nei momenti di elaborazione collettiva (volantini, documenti). Il ruolo del Prc è stato riconosciuto da tutti i protagonisti della proposta, sia in termini organizzativi e di firme raccolte, che in termini di risultati politici. Tra i partiti, siamo quello che ha dato il contributo più grande (la Cgil e Legambiente sono state le organizzazioni che hanno raccolto il maggior numero di firme). Dal punto di vista numerico l'obiettivo è stato centrato perché come Prc-FdS abbiamo consegnato 12mila firme (buona parte delle quali raccolte solo come partito - circa 8.000 - e le restanti insieme a comitati unitari).
Da rilevare il dato positivo di alcune federazioni, come quella di Bergamo che ha fatto la parte del leone con 1.600 firme raccolte e i risultati raggiunti da tante piccole federazioni e da singoli circoli. Ma vanno ringraziate e ringraziati tutte le compagne e tutti i compagni che si sono spesi sui territori, in contesti spesso difficili, per la riuscita di questa iniziativa.
Nel complesso si è trattata di una buona occasione per mobilitare le nostre forze e per essere presenti, su un tema chiave, quello dei beni comuni. Un tema che può essere uno degli elementi, anche programmatici, grazie al quale definire il nostro progetto e renderci riconoscibili.
Si è trattata inoltre di un'occasione utile per connettere il tema con altre battaglie, per mettere al lavoro comune forze diverse, per mettere in pista alleanze e interlocuzioni con le realtà di movimenti ambientalisti, di comitati contro il nucleare. Una strada che dovrà essere seguita anche nell'immediato futuro per far sì che i percorsi su acqua pubblica e no al nucleare e sì alle rinnovabili si sostengano l'un con l'altro.
Prossima tappa, il 22 gennaio 2011. Per quel giorno il comitato Sì alle energie rinnovabili e No al nucleare ha convocato un incontro nazionale di quanti hanno partecipato alla raccolta delle firme con l'obiettivo di preparare un piano di lavoro per fare fruttare al meglio questo risultato. Ancora una volta noi ci saremo, per discutere insieme agli altri e per portare il nostro punto di vista su queste questioni che riteniamo centrali per il nostro futuro.

*dipartimento nazionale Ambiente