domenica 20 marzo 2011

«Il piano nucleare è sbagliato, altro che reazione emotiva»

l’Unità 15.3.11
«Il piano nucleare è sbagliato, altro che reazione emotiva»
Il segretario Pd: «Il governo devia l’attenzione dalle vere priorità che sono l’efficienza energetica l’investimento nella ricerca, le fonti rinnovabili»
di Simone Collini

Il Pd, annuncia in questa intervista Pier Luigi Bersani, sosterrà il referendum per abrogare la legge sul ritorno al nucleare.
Segretario, cosa risponde al governo, che definisce sbagliate le reazioni nostrane di fronte alla tragedia di Fukushima?
«Certamente si tratta di un caso estremo ed è vero che ci sono nel mondo generazioni di centrali più evolute. Tuttavia continuare a classificare come emotive le reazioni dell’opinione pubblica è sbagliato». Il governo non ce l’ha con l’opinione pubblica ma con voi che ne criticate il piano sul nucleare...
«E sbaglia perché c’è una diffusa percezione, anche a prescindere da questa tragedia, che la tecnologia del nucleare sia ancora molto giovane e presenti seri problemi, sia per quanto riguarda lo smaltimento delle scorie che per le conseguenze di eventuali incidenti».
Non sono frequenti incidenti simili.
«Non è la probabilità degli incidenti che suscita allarme, ma quanto siano tremende le potenziali conseguenze. A preoccuparci è il modo in cui il governo sta affrontando la questione. Già prima di quanto accaduto noi avevamo ottime ragioni, e le abbiamo ancora, per essere contrari al piano nucleare. Anzi, a questo fantapiano, che non ha nessuna fattibilità, che è economicamente svantaggioso e che prevedendo l’impiego di tecnologie non nostre ci renderebbe totalmente dipendenti da altri».
Non sarà fattibile ma intanto il governo va avanti e si sta discutendo il decreto sulla localizzazione dei siti delle nuove centrali.
«Stanno solo deviando l’attenzione dalle priorità, cioè efficienza energetica, rinnovabili, un’operazione di investimenti nella ricerca anche delle tecnologie nucleari. Il governo deve capire che se si vogliono fare le cose difficili, prima bisogna saper fare le facili». Fuor di metafora?
«Non stanno lavorando all’Agenzia di sicurezza, non hanno risolto il problema delle scorie già esistenti, non hanno smantellato le vecchie centrali, che sarebbe il vero allenamento per i nostri tecnici e le nostre capacità industriali. Non si stanno impegnando nei luoghi della ricerca per un nucleare che abbia strutturali condizioni di sicurezza e sostenibilità economica». Tra pochi mesi ci sarà un referendum sul piano del governo: cosa farà il Pd? «Lavoreremo perché dalle urne esca una risposta chiara contro questo piano. Abbiamo chiesto che i referendum vengano accorpati con il voto delle amministrative perché vogliamo che si raggiunga il quorum». Richiesta respinta. Non c’è il rischio che senza il raggiungimento del 50% dei votanti sia un boomerang? «Sappiamo che la strategia referendaria presenta questo problema, perché è da 24 consultazioni che il quorum non viene raggiunto e spesso si strumentalizza il risultato. Noi ci impegneremo comunque per fermare questo piano che poggia sulla sabbia ed è totalmente sbagliato».
La destra vi dirà che importiamo a caro prezzo energia e che voi non proponete alternative. «Non è vero. Anzi, proprio nel settore energetico il governo sta facendo perdere la faccia all’Italia quasi al pari del bunga bunga, mentre noi sosteniamo che si debba insistere sull’energia da fonti rinnovabili, un settore in grande crescita, con miliardi di finanziamenti provenienti da ogni parte del mondo, ma che ora il governo vuole distruggere con un decreto. Bloccato l’attuale sistema di incentivi, che comunque andrebbe risagomato, ci saranno banche che definanzieranno gli investimenti sugli impianti per le energie rinnovabili, con evidenti conseguenze sul piano occupazionale e della crescita economica. Che sono poi le vere priorità di questo paese». A giudicare dal dibattito politico, al di là della discussione sul nucleare innescata da Fukushima, la priorità al momento è la riforma della giustizia. «Ma perché abbiamo un governo del dopolavoro, che non sa e non vuole affrontare i veri problemi, che sono appunto la produzione industriale, l’occupazione, gli ammortizzatori in deroga, l’inflazione».
È perché non si discute di questo ma di giustizia che andate sull’Aventino? «Ma quale Aventino, non scherziamo. Siamo gli unici che stanno in Parlamento, anche se il governo l’ha ridotto uno straccio, costretto com’è a lavorare soltanto un giorno e mezzo alla settimana perché dall’esecutivo non arriva più niente».
È Casini che vi ha invitato a non andare sull’Aventino... «Noi siamo pronti a discutere in Parlamento, nessun Aventino. Ma non si parli di un fumoso dialogo. Ci sono Camera e Senato, ci si confronti lì». E voi che cosa direte? «Che è sbagliato affrontare la questione con legge costituzionale e poi rinviare le decisioni alla politica, cioè alla maggioranza e al governo. Non si possono dare in mano alla maggioranza di turno le leve per il controllo della magistratura, o la decisione sulle priorità per un’azione penale, che giustamente oggi è obbligatoria».
Però ci sono urgenze da affrontare nel settore giustiza, o no? «Sì, ma sono affrontabili con legge ordinaria. E noi siamo pronti a discuterne partendo dalle proposte che abbiamo già depositato in Parlamento». Anche sulla responsabilità dei magistrati in caso di colpa?
«Anche. Noi non siamo il partito dei giudici, io sono pronto a disturbare la magistratura. Ma lo voglio fare per l’efficienza per i cittadini, non per esigenze di Berlusconi. Tra poco il Parlamento può essere chiamato a pronunciarsi sul conflitto di attribuzione per i suoi processi. E questo sulla base del presupposto che Berlusconi abbia svolto azioni di distensione internazionale salvando la nipote di Mubarak. Vorrei ricordarlo anche a Casini, a cosa è costretto il Parlamento».

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