martedì 15 marzo 2011

"Non sappiamo dove finiscono le scorie delle centrali nucleari"

"Non sappiamo dove finiscono le scorie delle centrali nucleari"
STELLA CERVASIO
MARTEDÌ, 15 MARZO 2011 LA REPUBBLICA - Napoli

Takahashi aveva 11 anni, nel bombardamento perse la madre e la nonna


Orizuri è la gru della pace, un origami colorato che gira attorno al mondo in tasca ai nove "Hibakusha", i sopravvissuti al disastro atomico di Hiroshima e Nagasaki. Navigano a bordo della Peace Boat, partita dal porto di Yokohama il 23 gennaio per rientrare il 18 aprile dopo un tour che si ripete da quattro anni contro l´impiego del nucleare che ha fatto tappa in 11 paesi. Il Museo Archeologico ha ospitato il primo incontro con Takahashi Setsuko che il 6 agosto 1945 aveva 11 anni. Programmato prima del sisma che ha colpito il Giappone l´11 marzo, ha visto anche la presenza dei Verdi, che oggi alle 20 in piazza Mercadante terranno un concerto e una manifestazione contro il nucleare, dopo le esplosioni nelle centrali di Fukushima, Onegawa e Tokai.
Il racconto è personale, sono i pochi ma devastanti ricordi di un giorno nella vita di una adolescente che resterà segnata per sempre. La voce non ha esitazioni, ma la memoria le passa attraverso. Ed è dolore che pervade le immagini di disegni dei sopravvissuti (fotogalleria su napoli.repubblica.it) proiettate sullo schermo. Una nenia tragica la narrazione in giapponese, tradotta dall´interprete. «A mia madre venne imposto di allontanarsi da casa con altre 160 persone. Avrebbero camminato per 110 chilometri per non fare più ritorno. La notte prima della sua partenza mio fratello e io avvicinammo i nostri futon e dormimmo insieme alla mamma che ci cantò delle canzoncine per tranquillizzarci». Il giorno dopo Setsuko avrebbe visto la madre per l´ultima volta. Neppure il suo conforto, di fronte alla grande tragedia di cui la bambina sarebbe stata testimone: «Giocavo a "inà inà ba" (il nostro cucù setté) con la bambina di una vicina, quando in uno specchio vidi un lampo. La madre della piccola mi indicò in cielo un´enorme sfera di fuoco che tremava. Di lì a poco si udì il boato dell´esplosione. Il diametro della palla era 280 metri, la sua temperatura interna un milione di gradi, esterna di 5000. Il fortissimo vento mi sbattè al muro».
Per 66 anni la piccola Setsuko avrebbe convissuto con gli spettri bruciati e scarnificati che le passarono davanti a casa, ai cadaveri anneriti che giacevano ovunque e ai roghi che di questi facevano i parenti per le strade. Drammatico il racconto di quando trovò la nonna: «Le era crollata addosso la casa, era come se dormisse». E le voci dei sepolti vivi sotto le macerie, le sempre più flebili richieste di aiuto, di acqua. La corrente del fiume che restituiva corpi ustionati, senza vita. Abbastanza per pronunciarsi contro il nucleare non solo per uso militare. «Il Giappone usa il nucleare solo per produrre energia - spiega l´Hibakushi - perché non ce n´è per soddisfare il fabbisogno. La speranza è che, dopo gli ultimi tragici eventi, la società e la politica ripensino a questa scelta e prendano maggiori precauzioni, utilizzando energie alternative. Non sappiamo dove finiscono le scorie».
Oggi seconda giornata del progetto Orizuru. L´incontro con testimonianza con Hiroshi Suenaga e Goro Nishida, altri due sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki si terrà all´ex Asilo Filangieri (vico Maffei, 4, traversa di via San Gregorio Armeno). La conversazione, condotta da Nicola Oddati, è nell´ambito del progetto Girogirotondo, cambia il mondo. Il patrocinio è della facoltà di Scienze politiche dell´Università Orientale.

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