domenica 15 agosto 2010

Prestigiacomo. La nuova regina dell’atomo

Prestigiacomo. La nuova regina dell’atomo
20 luglio 2010, Terra

Non appena arrivarono le dimissioni di Scajola, il primo pensiero di Stefania Prestigiacomo fu il nucleare: «La costruzione di nuove centrali è un progetto fondamentale che va portato avanti comunque», annunciò durante la Festa delle Oasi del Wwf. Era la mattina del cinque maggio. Solo qualche ora prima, Scajola si era dovuto far da parte dopo l’annuncio di aver avuto una casa «pagata a sua insaputa». La mancanza di tatto della ministra è però giustificabile: evidentemente, ci teneva al ruolo da protagonista nella rinascita del nucleare in Italia. Nel dicembre del 2009, fece scoppiare una “quasi” crisi di governo sulla questione. Soltanto la mediazione di Gianni Letta fece rientrare il conflitto. Ma l’obiettivo alla fine lo ha raggiunto. Ieri, infatti, la ministra è volata fino a Washington per firmare, in pompa magna, il trattato di sicurezza nucleare con gli Stati Uniti. È comprensibile, quindi, che abbia relegato a impercettibili rumori di fondo le polemiche sulla finanziaria di Tremonti che taglia drasticamente i soldi destinati ai Parchi e all’ambiente. Ora, la cosa che preme di più alla Prestigiacomo è soltanto una: autoeliminatosi Scajola, lei è rimasta da sola a gestire l’intera partita delle nuove centrali atomiche. Da quando c’è la vacatio al ministero per lo Sviluppo economico, si nota per il suo iperattivismo. Il 22 giugno è stata a Flamanville, in Francia, per visitare l’impianto atomico dell’Areva, la società francese che rientrerebbe nell’accordo per le nuove centrali italiane. Qualche settimana prima, aveva invece firmato un ac- procordo sul nucleare con la Slovenia. E in ogni intervento pubblico, non perde occasione per magnificare le sorti di questa fonte che lei ritiene «pulita» e «a impatto zero». Gli Stati Uniti, dove il ministro sta partecipando al Major economics forum sulle nuove tecnologie ambientali, sono l’ultima tappa di un percorso cominciato con la decapitazione di Scajola. La Prestigiacomo oggi firmerà con l’Agenzia governativa americana un trattato sulla sicurezza nucleare. Sarà il suo personale incoronamento. «Un ulteriore passo in avanti verso la definizione di una via italiana al nucleare su cui il governo ha deciso di scommettere», spiega infatti il ministero dell’Ambiente in una nota ufficiale. Infatti domani, il ministro volerà a Pittsburgh per visitare la sede della Westinghouse, la multinazionale americana dell’atomo (acquistata nel 2006 da Toshiba) che il nostro governo ha scelto come interlocutore, assieme ai francesi e ai russi di Rosotom. Il ministro dell’Ambiente, insomma, è diventata ormai la referente unica sul tema. Per di più, in una delle fasi più delicate: la nomina dei membri dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, che gestirà l’intero processo di ritorno all’atomo. «È questione di giorni», promette da diverse settimane il ministro. Ma i veti incrociati rallentano la formazione di questo organismo chiave per i nuovi impianti nucleari, la cui spesa prevista è di 5 miliardi di dollari ciascuno. L’opposizione, però, non è entusiasta delle mosse della Prestigiacomo. «A che titolo il ministro per l’Ambiente si occupa di competenze che appartengono al ministero per lo Sviluppo economico?», si chiede Andrea Lulli, capogruppo del Pd in Commissione Attività produttive della Camera. «L’impressione - continua il deputato Pd - è che in questa fase, in cui c’è ancora l’interim di Berlusconi, tutti cerchino di spolpare e accaparrarsi le deleghe del dicastero attraverso conflitti che sono tutti interni alla maggioranza». Anche i Verdi accusano la Prestigiacomo. Soprattutto per la sua assoluta latitanza nella fase di discussione della Finanziaria che ha portato al dimezzamento dei fondi per i Parchi. «Invece di darsi tanto da fare sul nucleare - denuncia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli - il ministro dell’Ambiente sarebbe dovuta andare da Berlusconi e mettere sul tavolo le sue dimissioni nel caso in cui la norma che di fatto decreta la fine dei Parchi fosse passata. Ma forse è più legata alla sua poltrona che alla sopravvivenza delle aree protette».

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