Non esistono le centrali nucleari sicure
Massimo De Santi - Liberazione - 15/07/10
L'utilizzo dell'energia nucleare per la produzione di elettricità attraverso le centrali è una modalità intrinsecamente insicura. Insicura perché le centrali nel loro funzionamento emettono una quantità continua di sostanze radioattive e non esiste una dose-soglia di radioattività: anche la minima quantità di radiazioni può provocare tumori, leucemie o mutazioni genetiche. Insicura perché produce sempre scorie ad alto potenziale radioattivo che non sappiamo gestire in modo sicuro e che lasceremmo in eredità all'umanità per migliaia e migliaia di anni. Purtroppo ci sono scienziati che sostengono invece la necessità e anzi l'urgenza di realizzare in Italia almeno un po' di centrali nucleari, affermando che queste servono per ridurre le emissioni di Co2 e quindi l'effetto serra. Ma ciò non è vero, perché per l'approvvigionamento dell'uranio, il suo arricchimento, la costruzione della centrale, i materiali impiegati, lo stoccaggio delle scorie e lo smantellamento dell'impianto occorrerebbe così tanta energia di origine fossile che la Co2 emessa sarebbe paragonabile a quella di una centrale a carbone. Questi stessi scienziati ci raccontano inoltre la favola che le centrali Epr di terza generazione sono molto sicure, in quanto è minore la probabilità di un incidente catastrofico rispetto alle centrali di seconda generazione (quelle che furono chiuse a seguito della vittoria del referendum del 1987), ma non ci dicono che la quantità di radionuclidi emessi durante il loro esercizio è notevolmente maggiore e di più alta intensità e pericolosità. Ci dicono, inoltre, che costano meno, ma gli ultimi dati sembrano contraddirli, perché il loro costo è lievitato di centinaia di milioni di euro e i tempi per la loro costruzione sono aumentati dagli otto anni ai dieci-dodici anni, tanto che la società Areva ha affermato che il reattore atomico in costruzione a Olkiluoto in Finlandia è in ritardo di quattro anni e la società francese Edf, nostra partner, annuncia un ritardo nella realizzazione dell'impianto francese di Flamanville che non entrerà in funzione prima del 2014. Ma allora qual è il vero scopo di questo governo che insiste nel voler realizzare a tutti i costi centrali nucleari in un Paese che non possiede uranio e deve importare dalla Francia le centrali nucleari e l'uranio arricchito? La logica ci dovrebbe portare a dire che il grande interesse è delle lobbies internazionali del settore energetico che vogliono l'assoluto controllo sull'energia, per condizionare anche le scelte sul futuro dell'economia. Lo stesso smaltimento dei residui radioattivi rappresenta una miniera di appalti esenti da rischi giudiziari, visto che le centrali sono coperte da segreto di stato o militare. E' evidente che, per un Paese come l'Italia in piena crisi economica di sistema, costruire centrali nucleari significa rilanciare la grande industria, ma senza una significativa ricaduta occupazionale. Con gli ingenti investimenti per le quattro centrali previste (30-40 miliardi di euro) si potrebbe fare un piano per il risparmio dell'energia e le fonti rinnovabili che darebbe da subito un contributo all'occupazione diffusa, al miglioramento della qualità ambientale e all'assenza di impatto sanitario per le popolazioni. Ma tutto ciò per il governo non conta e anzi si comprano i cacciabombardieri nucleari F35 (15 miliardi di euro) e si continua ad aumentare la spesa militare. Il nucleare fa parte della logica neoliberista: grandi impianti, grandi opere, grandi affari e guerre per generare distruzioni, inquinamenti e malattie per poi fare lobbies con le ricostruzioni, gli impianti di disinquinamento e nuovi farmaci. Tutto può diventare un buon affare. Noi comunisti e la sinistra ci opporremo con ogni mezzo alla follia distruttrice dell'ambiente e della vita inutile, dannoso e pericoloso: basta leggere i rapporti internazionali francesi e statunitensi delle Agenzie della Sicurezza per vedere i numerosi incidenti avvenuti alle centrali nucleari. Per questo, Prc e Federazione della Sinistra hanno aderito alla presentazione in Cassazione il 7 giugno della proposta di Legge di Iniziativa Popolare "Sviluppo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima" per dire sì alle rinnovabili e no al nucleare e appoggiano in tutte le forme la campagna di raccolta firme perché si raggiunga il quorum previsto delle 50mila entro l'8 dicembre 2010. Non dobbiamo farci incantare dalle sirene di quegli scienziati che legati alla vecchia logica economicistica difendono le centrali nucleari del modello capitalistico in piena crisi di sistema, invece di guardare a soluzioni innovative più rispettose dell'ambiente e della salute umana. Siamo dalla parte della difesa dei beni comuni (acqua, energia, territorio) e per un loro utilizzo oculato e a vantaggio di tutti.
Massimo De Santi - Liberazione - 15/07/10
L'utilizzo dell'energia nucleare per la produzione di elettricità attraverso le centrali è una modalità intrinsecamente insicura. Insicura perché le centrali nel loro funzionamento emettono una quantità continua di sostanze radioattive e non esiste una dose-soglia di radioattività: anche la minima quantità di radiazioni può provocare tumori, leucemie o mutazioni genetiche. Insicura perché produce sempre scorie ad alto potenziale radioattivo che non sappiamo gestire in modo sicuro e che lasceremmo in eredità all'umanità per migliaia e migliaia di anni. Purtroppo ci sono scienziati che sostengono invece la necessità e anzi l'urgenza di realizzare in Italia almeno un po' di centrali nucleari, affermando che queste servono per ridurre le emissioni di Co2 e quindi l'effetto serra. Ma ciò non è vero, perché per l'approvvigionamento dell'uranio, il suo arricchimento, la costruzione della centrale, i materiali impiegati, lo stoccaggio delle scorie e lo smantellamento dell'impianto occorrerebbe così tanta energia di origine fossile che la Co2 emessa sarebbe paragonabile a quella di una centrale a carbone. Questi stessi scienziati ci raccontano inoltre la favola che le centrali Epr di terza generazione sono molto sicure, in quanto è minore la probabilità di un incidente catastrofico rispetto alle centrali di seconda generazione (quelle che furono chiuse a seguito della vittoria del referendum del 1987), ma non ci dicono che la quantità di radionuclidi emessi durante il loro esercizio è notevolmente maggiore e di più alta intensità e pericolosità. Ci dicono, inoltre, che costano meno, ma gli ultimi dati sembrano contraddirli, perché il loro costo è lievitato di centinaia di milioni di euro e i tempi per la loro costruzione sono aumentati dagli otto anni ai dieci-dodici anni, tanto che la società Areva ha affermato che il reattore atomico in costruzione a Olkiluoto in Finlandia è in ritardo di quattro anni e la società francese Edf, nostra partner, annuncia un ritardo nella realizzazione dell'impianto francese di Flamanville che non entrerà in funzione prima del 2014. Ma allora qual è il vero scopo di questo governo che insiste nel voler realizzare a tutti i costi centrali nucleari in un Paese che non possiede uranio e deve importare dalla Francia le centrali nucleari e l'uranio arricchito? La logica ci dovrebbe portare a dire che il grande interesse è delle lobbies internazionali del settore energetico che vogliono l'assoluto controllo sull'energia, per condizionare anche le scelte sul futuro dell'economia. Lo stesso smaltimento dei residui radioattivi rappresenta una miniera di appalti esenti da rischi giudiziari, visto che le centrali sono coperte da segreto di stato o militare. E' evidente che, per un Paese come l'Italia in piena crisi economica di sistema, costruire centrali nucleari significa rilanciare la grande industria, ma senza una significativa ricaduta occupazionale. Con gli ingenti investimenti per le quattro centrali previste (30-40 miliardi di euro) si potrebbe fare un piano per il risparmio dell'energia e le fonti rinnovabili che darebbe da subito un contributo all'occupazione diffusa, al miglioramento della qualità ambientale e all'assenza di impatto sanitario per le popolazioni. Ma tutto ciò per il governo non conta e anzi si comprano i cacciabombardieri nucleari F35 (15 miliardi di euro) e si continua ad aumentare la spesa militare. Il nucleare fa parte della logica neoliberista: grandi impianti, grandi opere, grandi affari e guerre per generare distruzioni, inquinamenti e malattie per poi fare lobbies con le ricostruzioni, gli impianti di disinquinamento e nuovi farmaci. Tutto può diventare un buon affare. Noi comunisti e la sinistra ci opporremo con ogni mezzo alla follia distruttrice dell'ambiente e della vita inutile, dannoso e pericoloso: basta leggere i rapporti internazionali francesi e statunitensi delle Agenzie della Sicurezza per vedere i numerosi incidenti avvenuti alle centrali nucleari. Per questo, Prc e Federazione della Sinistra hanno aderito alla presentazione in Cassazione il 7 giugno della proposta di Legge di Iniziativa Popolare "Sviluppo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima" per dire sì alle rinnovabili e no al nucleare e appoggiano in tutte le forme la campagna di raccolta firme perché si raggiunga il quorum previsto delle 50mila entro l'8 dicembre 2010. Non dobbiamo farci incantare dalle sirene di quegli scienziati che legati alla vecchia logica economicistica difendono le centrali nucleari del modello capitalistico in piena crisi di sistema, invece di guardare a soluzioni innovative più rispettose dell'ambiente e della salute umana. Siamo dalla parte della difesa dei beni comuni (acqua, energia, territorio) e per un loro utilizzo oculato e a vantaggio di tutti.
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