Nucleare tedesco sotto accusa: uccide i bambini
di Matteo Alviti
Liberazione del 15/12/2007
Il nucleare è pericoloso e può nuocere gravemente alla salute. Non solo per l'irresolubile problema della sicurezza delle centrali. Né per quello ancora più concreto del trasporto, del riprocessamento e dello stoccaggio delle scorie. E neanche per la limitata disponibilità di uranio, che potrebbe provocare in futuro conflitti simili a quelli sorti per il controllo del petrolio.
Il nucleare è pericoloso perché può provocare l'insorgenza di malattie cancerogene nei bambini. È la conclusione che si può dedurre dallo studio dell'Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni che circola da qualche giorno in Germania. Su incarico del ministero dell'ambiente, ricercatori tedeschi hanno monitorato i casi di cancro e di leucemia infantile nelle immediate vicinanze delle centrali attive in Germania. I risultati sono sconcertanti: rispetto alla media nazionale, sono più del doppio i bambini sotto i cinque anni ad essersi ammalati.
Solo nella zona monitorata dal registro per i tumori infantili di Magonza, negli anni tra il 1980 e il 2003, in un raggio di cinque chilometri dagli impianti nucleari, 37 bambini si sono ammalati di leucemia. La media per il resto del territorio, lontano dai reattori, riferita allo stesso periodo è invece di 17 bambini. In altre parole, le probabilità di ammalarsi per chi abita in un raggio di cinque chilometri dagli impianti aumentano di più del 100%.
I movimenti ambientalisti denunciano da tempo questo fenomeno, contro lo scetticismo dei sostenitore del nucleare. Ora i dati ufficiali raccolti su incarico del ministero sembrano dargli ragione. Lo studio parla infatti esplicitamente di un «fattore di rischio dipendente dalla vicinanza agli impianti». Già nel 1992 una ricerca indipendente era giunta a conclusioni simili, monitorando però l'insorgenza di tumori infantili in un raggio di 15 chilometri.
Per evitare le polemiche sull'attendibilità dello studio, l'Ufficio federale per la protezione dalle radiazioni aveva selezionato per il gruppo di lavoro critici e sostenitori del nucleare in egual misura. Ma le precauzioni non bastano mai. Il ministro dell'ambiente socialdemocratico Sigmar Gabriel ha infatti dichiarato, a stretto giro di posta, che i dati raccolti non possono essere ricondotti inequivocabilmente alla presenza delle centrali e ha ordinato ulteriori approfondimenti. Un rapporto diretto, ha detto Gabriel, potrebbe essere confermato solo se l'aumento dei casi di leucemia infantile fosse nell'ordine di un +1000%. Anche i ricercatori incaricati, pur ammettendo una dipendenza geografica, hanno dichiarato che «stando alle attuali conoscenze scientifiche, i risultati non sono spiegabili dal punto di vista dell'irradiazione biologica».
È in effetti estremamente complesso misurare scientificamente il processo di contaminazione, ha spiegato il prof. Lengfelder, biologo dell'Università di Monaco alla Tageszeitung. Non sarebbero infatti le radiazioni gamma a far insorgere i tumori, ma le particelle liberate dai raggi alfa e beta, che vengono inalate o ingerite con il cibo, e solo all'interno dell'organismo liberano il loro potenziale distruttivo. E la cui incidenza è molto più difficile da misurare scientificamente.
La Cdu, il partito cristianodemocratico della cancelliera Angela Merkel, per bocca della agguerritissima Katherina Reiche, vicecapogruppo al Bundestag, per nascondere l'evidenza dei dati aveva scelto di alzare un polverone accusando l'Ufficio per la protezione dalle radiazioni di aver «distorto lo studio sulle leucemie per far propaganda antinuclearista». La risposta di Wolfram König, presidente dell'autorità tedesca, non si era fatta attendere: «Lo studio non è adattabile alle diatribe ideologiche».
Dalla diffusione dei risultati Die Linke - la sinistra d'opposizione - e i Verdi chiedono l'uscita anticipata dal nucleare, mentre cristianodemocratici e liberali gettano acque sul fuoco accusando i primi di irresponsabile allarmismo. In equilibrio precario, la Spd invita le due parti ad abbassare i toni dello scontro e aspettare i risultati delle nuove indagini commissionate dal ministero dell'ambiente. Giovedì, su richiesta dei Grünen, il tema è stato dibattuto in aula, dove sono state infine confermate le intenzioni di approfondire le ricerche per verificare l'apparente legame tra la presenza di centrali e l'incremento di tumori infantili.
Sono sedici le centrali ad oggi attive in Germania, tutte nell'ovest del paese, la maggior parte a sud. La grande coalizione guidata da Angela Merkel, a meno di inattesi e anche improbabili cambi di programma, dovrebbe mantenere invariato il programma di uscita dal nucleare entro il 2020, licenziato dal governo rosso-verde dell'ex-cancelliere Schröder nel 2002. Sebbene infatti la Cdu preferirebbe allungare la vita delle centrali più moderne oltre quella data, la coabitazione in cancelleria con la Spd non dovrebbe renderlo possibile prima della scadenza naturale del governo, nel 2009. Tuttavia il tema è ancora virtualmente aperto, considerato che non era stato possibile giungere a un accordo sull'energia nella negoziazione che aveva portato all'accordo tra Spd e Cdu/Csu per la nascita del governo nel novembre 2005.
Uno degli argomenti a favore del mantenimento in vita delle centrali nucleari preferiti dai politici cristianodemocratici è proprio la salvaguardia del clima. Senza l'energia delle centrali, dicono, sarà impossibile ridurre le emissioni di CO2. Il dibattito sul nucleare in Germania era riesploso nel corso dell'estate, quando una serie di misteriose panne e incidenti in due centrali gestite dalla svedese Vattenfall, avevano messo politica e società civile in allarme e riacceso le proteste contro il nucleare. A tutt'oggi le due centrali protagoniste di quegli incidenti sono ancora sigillate.
di Matteo Alviti
Liberazione del 15/12/2007
Il nucleare è pericoloso e può nuocere gravemente alla salute. Non solo per l'irresolubile problema della sicurezza delle centrali. Né per quello ancora più concreto del trasporto, del riprocessamento e dello stoccaggio delle scorie. E neanche per la limitata disponibilità di uranio, che potrebbe provocare in futuro conflitti simili a quelli sorti per il controllo del petrolio.
Il nucleare è pericoloso perché può provocare l'insorgenza di malattie cancerogene nei bambini. È la conclusione che si può dedurre dallo studio dell'Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni che circola da qualche giorno in Germania. Su incarico del ministero dell'ambiente, ricercatori tedeschi hanno monitorato i casi di cancro e di leucemia infantile nelle immediate vicinanze delle centrali attive in Germania. I risultati sono sconcertanti: rispetto alla media nazionale, sono più del doppio i bambini sotto i cinque anni ad essersi ammalati.
Solo nella zona monitorata dal registro per i tumori infantili di Magonza, negli anni tra il 1980 e il 2003, in un raggio di cinque chilometri dagli impianti nucleari, 37 bambini si sono ammalati di leucemia. La media per il resto del territorio, lontano dai reattori, riferita allo stesso periodo è invece di 17 bambini. In altre parole, le probabilità di ammalarsi per chi abita in un raggio di cinque chilometri dagli impianti aumentano di più del 100%.
I movimenti ambientalisti denunciano da tempo questo fenomeno, contro lo scetticismo dei sostenitore del nucleare. Ora i dati ufficiali raccolti su incarico del ministero sembrano dargli ragione. Lo studio parla infatti esplicitamente di un «fattore di rischio dipendente dalla vicinanza agli impianti». Già nel 1992 una ricerca indipendente era giunta a conclusioni simili, monitorando però l'insorgenza di tumori infantili in un raggio di 15 chilometri.
Per evitare le polemiche sull'attendibilità dello studio, l'Ufficio federale per la protezione dalle radiazioni aveva selezionato per il gruppo di lavoro critici e sostenitori del nucleare in egual misura. Ma le precauzioni non bastano mai. Il ministro dell'ambiente socialdemocratico Sigmar Gabriel ha infatti dichiarato, a stretto giro di posta, che i dati raccolti non possono essere ricondotti inequivocabilmente alla presenza delle centrali e ha ordinato ulteriori approfondimenti. Un rapporto diretto, ha detto Gabriel, potrebbe essere confermato solo se l'aumento dei casi di leucemia infantile fosse nell'ordine di un +1000%. Anche i ricercatori incaricati, pur ammettendo una dipendenza geografica, hanno dichiarato che «stando alle attuali conoscenze scientifiche, i risultati non sono spiegabili dal punto di vista dell'irradiazione biologica».
È in effetti estremamente complesso misurare scientificamente il processo di contaminazione, ha spiegato il prof. Lengfelder, biologo dell'Università di Monaco alla Tageszeitung. Non sarebbero infatti le radiazioni gamma a far insorgere i tumori, ma le particelle liberate dai raggi alfa e beta, che vengono inalate o ingerite con il cibo, e solo all'interno dell'organismo liberano il loro potenziale distruttivo. E la cui incidenza è molto più difficile da misurare scientificamente.
La Cdu, il partito cristianodemocratico della cancelliera Angela Merkel, per bocca della agguerritissima Katherina Reiche, vicecapogruppo al Bundestag, per nascondere l'evidenza dei dati aveva scelto di alzare un polverone accusando l'Ufficio per la protezione dalle radiazioni di aver «distorto lo studio sulle leucemie per far propaganda antinuclearista». La risposta di Wolfram König, presidente dell'autorità tedesca, non si era fatta attendere: «Lo studio non è adattabile alle diatribe ideologiche».
Dalla diffusione dei risultati Die Linke - la sinistra d'opposizione - e i Verdi chiedono l'uscita anticipata dal nucleare, mentre cristianodemocratici e liberali gettano acque sul fuoco accusando i primi di irresponsabile allarmismo. In equilibrio precario, la Spd invita le due parti ad abbassare i toni dello scontro e aspettare i risultati delle nuove indagini commissionate dal ministero dell'ambiente. Giovedì, su richiesta dei Grünen, il tema è stato dibattuto in aula, dove sono state infine confermate le intenzioni di approfondire le ricerche per verificare l'apparente legame tra la presenza di centrali e l'incremento di tumori infantili.
Sono sedici le centrali ad oggi attive in Germania, tutte nell'ovest del paese, la maggior parte a sud. La grande coalizione guidata da Angela Merkel, a meno di inattesi e anche improbabili cambi di programma, dovrebbe mantenere invariato il programma di uscita dal nucleare entro il 2020, licenziato dal governo rosso-verde dell'ex-cancelliere Schröder nel 2002. Sebbene infatti la Cdu preferirebbe allungare la vita delle centrali più moderne oltre quella data, la coabitazione in cancelleria con la Spd non dovrebbe renderlo possibile prima della scadenza naturale del governo, nel 2009. Tuttavia il tema è ancora virtualmente aperto, considerato che non era stato possibile giungere a un accordo sull'energia nella negoziazione che aveva portato all'accordo tra Spd e Cdu/Csu per la nascita del governo nel novembre 2005.
Uno degli argomenti a favore del mantenimento in vita delle centrali nucleari preferiti dai politici cristianodemocratici è proprio la salvaguardia del clima. Senza l'energia delle centrali, dicono, sarà impossibile ridurre le emissioni di CO2. Il dibattito sul nucleare in Germania era riesploso nel corso dell'estate, quando una serie di misteriose panne e incidenti in due centrali gestite dalla svedese Vattenfall, avevano messo politica e società civile in allarme e riacceso le proteste contro il nucleare. A tutt'oggi le due centrali protagoniste di quegli incidenti sono ancora sigillate.
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