Liberazione, 24 maggio 2008
Scorie: 250mila tonnellate radioattive
Quello delle scorie è il vero "collo di bottiglia", ma anche la gallina dalle uova d'oro, dell'intero ciclo del combustibile nucleare. Certo, esistono scorie e scorie. A bassa attività (guanti, filtri liquidi, indumenti usati nelle installazioni nucleari), a media attività (scarti di lavorazione, rottami metallici, liquami) e i rifiuti altamente radioattivi (un reattore medio ne produce ogni anno circa 30 tonnellate). Le prime due restano pericolose per circa 300 anni, le ultime, che pur essendo solo il 3% del totale rappresentano il 95% della radioattività, manterranno la loro carica mortale per 250/300 mila anni.
E le quantità prodotte inducono più di un timore. Stando ai dati Aiea (l'agenzia mondiale per l'energia atomica) nel mondo ci sono oltre 250 mila tonnellate di scorie altamente radioattive, prodotte da 440 reattori presenti in 31 Stati, in attesa di essere sistemate nei siti di stoccaggio (primi in classifica, gli Usa con oltre 40 mila, seguiti da Francia e Giappone, con 8 e 7 mila). La cifra, secondo l'Aiea, salirà a 400 mila tonnellate entro il 2015 e raggiungerà il milione entro il 2050. Numeri enormi, come enormi sono i costi per la conservazione: secondo stime della metà degli anni 90, solo per incapsularle e porle in sicurezza si spenderanno negli Usa 110 miliardi di dollari.
L'Italia invece (grazie al referendum del 1987) non ha grandi quantità di scorie. In un'audizione parlamentare, l'ex presidente della Sogin, generale Carlo Jean, ha dichiarato che nel nostro Paese giacciono 50mila metri cubi di rifiuti di I e II categoria e circa 8mila altamente radioattivi.
Ciò che accomuna tutti i Paesi con rifiuti nucleari è il dilemma dello stoccaggio. Due sono le tipologie di depositi: quelli ingegneristici (celle in cemento armato, realizzate in superficie o a livello immediatamente sub-superficiale) e i depositi geologici. Solo questi ultimi, costruiti in profonde cavità, sono idonei per le scorie più radioattive. E al mondo
sono pochissimi.
Gli Usa hanno ad esempio deciso, a febbraio 2002, dopo ricerche iniziate nel 1955, di concentrare tutte le scorie in un unico deposito, che sarà costruito in Nevada sotto lo Yucca Mountain (150 km da Las Vegas). Nei suoi tunnel saranno conservate, in oltre 11mila contenitori, 70mila tonnellate di scorie. Un'opera faraonica e costosissima (7 miliardi di dollari spesi solo per progetto e analisi geologica, altri 58 miliardi serviranno per la costruzione). Ma su questa collocazione sono sorti problemi che potrebbero preludere a un ripensamento.
Emanuele Isonio
Scorie: 250mila tonnellate radioattive
Quello delle scorie è il vero "collo di bottiglia", ma anche la gallina dalle uova d'oro, dell'intero ciclo del combustibile nucleare. Certo, esistono scorie e scorie. A bassa attività (guanti, filtri liquidi, indumenti usati nelle installazioni nucleari), a media attività (scarti di lavorazione, rottami metallici, liquami) e i rifiuti altamente radioattivi (un reattore medio ne produce ogni anno circa 30 tonnellate). Le prime due restano pericolose per circa 300 anni, le ultime, che pur essendo solo il 3% del totale rappresentano il 95% della radioattività, manterranno la loro carica mortale per 250/300 mila anni.
E le quantità prodotte inducono più di un timore. Stando ai dati Aiea (l'agenzia mondiale per l'energia atomica) nel mondo ci sono oltre 250 mila tonnellate di scorie altamente radioattive, prodotte da 440 reattori presenti in 31 Stati, in attesa di essere sistemate nei siti di stoccaggio (primi in classifica, gli Usa con oltre 40 mila, seguiti da Francia e Giappone, con 8 e 7 mila). La cifra, secondo l'Aiea, salirà a 400 mila tonnellate entro il 2015 e raggiungerà il milione entro il 2050. Numeri enormi, come enormi sono i costi per la conservazione: secondo stime della metà degli anni 90, solo per incapsularle e porle in sicurezza si spenderanno negli Usa 110 miliardi di dollari.
L'Italia invece (grazie al referendum del 1987) non ha grandi quantità di scorie. In un'audizione parlamentare, l'ex presidente della Sogin, generale Carlo Jean, ha dichiarato che nel nostro Paese giacciono 50mila metri cubi di rifiuti di I e II categoria e circa 8mila altamente radioattivi.
Ciò che accomuna tutti i Paesi con rifiuti nucleari è il dilemma dello stoccaggio. Due sono le tipologie di depositi: quelli ingegneristici (celle in cemento armato, realizzate in superficie o a livello immediatamente sub-superficiale) e i depositi geologici. Solo questi ultimi, costruiti in profonde cavità, sono idonei per le scorie più radioattive. E al mondo
sono pochissimi.
Gli Usa hanno ad esempio deciso, a febbraio 2002, dopo ricerche iniziate nel 1955, di concentrare tutte le scorie in un unico deposito, che sarà costruito in Nevada sotto lo Yucca Mountain (150 km da Las Vegas). Nei suoi tunnel saranno conservate, in oltre 11mila contenitori, 70mila tonnellate di scorie. Un'opera faraonica e costosissima (7 miliardi di dollari spesi solo per progetto e analisi geologica, altri 58 miliardi serviranno per la costruzione). Ma su questa collocazione sono sorti problemi che potrebbero preludere a un ripensamento.
Emanuele Isonio
Nessun commento:
Posta un commento