sabato 24 maggio 2008

LIGURIA - Nucleare pronto in cinque anni

LIGURIA - Nucleare pronto in cinque anni
COSTANTINO MALATTO
24 maggio 2008, LA REPUBBLICA - GENOVA

Zampini (Ansaldo Energia): la nostra tecnologia già esportata in tutto il mondo

Gambardella: "Con la chiusura della divisione Genova iniziò la sua fase calante"

"Dateci e permessi e il sito e nel giro di sessanta mesi consegniamo l´impianto finito"

«Noi siamo pronti» assicura l´amministratore delegato di Ansaldo Energia, Giuseppe Zampini. Se davvero il nucleare in Italia potrà ripartire, conferma il manager del gruppo Finmeccanica, a Genova ci sono le professionalità, le competenze e le strutture per realizzare le centrali nucleari di cui ci sarà bisogno. In quanto tempo? «Dipende naturalmente da alcuni fattori - risponde Zampini - il primo dei quali è la capacità dell´impianto. Per una centrale media, da circa 1.000 megawatt, il tempo previsto di realizzazione è di cinque anni». Lo stesso periodo di cui ha parlato il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola. Suscitando le perplessità di molti addetti ai lavori. Cinque anni non sono pochi, ingegner Zampini? «Niente affatto - replica il manager, alla cui società fa capo Ansaldo Nucleare Spa - Da quando avremo tutti i permessi, l´identificazione del sito e quella della discarica per le scorie, nel giro di sessanta mesi siamo in grado di consegnare la centrale funzionante. Quella di Cernovoda, in Romania, che abbiamo realizzato insieme ad Atomic Energy of Canada Limited (Aecl), l´abbiamo realizzata in 54 mesi».
A più di vent´anni di distanza dallo smantellamento dell´industria nucleare, Genova si pone dunque di nuovo come possibile "capitale del nucleare", ruolo che aveva ricoperto fino al momento in cui il referendum, e soprattutto le scelte del governo De Mita, avevano messo la parola fine alle attività in Italia. Una crisi industriale di proporzioni gigantesche. Perché si veniva a sommare a quelle del porto e della siderurgia. «Fu con la chiusura della divisione nucleare dell´Ansaldo - ricorda Giovanni Gambardella, che di quell´industria era stato amministratore delegato nel momento dello sviluppo - che Genova cominciò davvero a precipitare per la china della crisi industriale. La scomparsa di Ansaldo Nucleare provocò la perdita di un sistema tecnologico ancora più ampio di quello nucleare».
Bisogna infatti rammentare che nel 1986 lavoravano in Ansaldo Energia circa 15.000 dipendenti, la metà dei quali addetta, direttamente o indirettamente, al nucleare. Nel giro di un paio d´anni queste 7.500 persone si trovarono a dover cambiare lavoro. La prima fase seguì immediatamente il referendum e fu meno drammatica: «Non si pensava che il nucleare sarebbe stato chiuso del tutto - ricorda un dirigente di allora, che preferisce restare anonimo - e dunque si cercò di attuare le azioni che avrebbero permesso di reggere l´urto negativo del referendum. In quel momento, però, Gambardella andò in Finsider e una buona parte del suo gruppo dirigente preferì seguirlo nella sua avventura nell´industria siderurgica. Inoltre furono bloccate le nuove assunzioni, dunque l´azienda si trovò con il gruppo dirigente decapitato e senza forze giovani».
Ma la mazzata definitiva arrivò l´anno dopo, quando il governo De Mita decretò la chiusura immediata delle centrali nucleari. In Ansaldo erano appena state costruite le turbine per la centrale di Trino Vercellese ed erano in costruzione quelle per Montalto di Castro. Le due belle turbine già pronte furono impacchettate, nel vero senso della parola, e anni dopo finirono in una centrale dell´Asia. Nell´azienda nucleare cominciò il "si salvi chi può". Con costi altissimi sia in termini occupazionali sia di costi per il "sistema paese". È stato calcolato che l´abbandono del nucleare sia costato alle classe pubbliche, dunque ai cittadini, qualcosa come 20 miliardi di euro.
Oggi Scajola dice che si può riprendere la strada interrotta in modo traumatico vent´anni fa. «Ma non si può far finta che questo tempo non sia passato - dice Gambardella - È giusto tornare al nucleare, ma in un´ottica diversa. E questa deve essere quella europea. Devono essere europee le regole e le tecnologie. Russia e Cina possono essere mercati importanti, ma la tecnologia deve venire dall´Europa. Genova può tornare ad essere la capitale del nucleare, ma ci vorrà tempo. Il nucleare è una realtà complessa, che presuppone preparazione e unità di intenti».

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