Il ritorno dell'atomo. Scajola: «Centrali nucleari entro cinque anni»
Carlo Lania
23 maggio 2008, IL MANIFESTO
Il ministro dello Sviluppo economico all'assemblea di Confindustria promette un ritorno all'energia atomica: «E' ora di voltare pagina». Critiche dagli ambientalisti. L'Enel apprezza: «Siamo pronti»
Roma
L'Italia riapre al nucleare. A ventuno anni di distanza dal referendum che sancì la chiusura delle quattro centrali esistenti all'epoca, nel nostro paese rispunta l'atomo. «E' ora di voltare pagina», ha annunciato ieri all'assemblea di Confindustria il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola promettendo entro i prossimi cinque anni un ritorno in grande stile alla produzione di energia nucleare. Prima di lui, era stata la neo presidente degli industriali Emma Marcegaglia a chiedere nuovi investimenti nel settore e il ministro non si fa certo pregare, sicuro di raccogliere il consenso della platea. La formulazione di un Piano per il ritorno al nucleare, dice infatti con un tono che suona abbastanza di rivalsa nei confronti del precedente governo, «non è più eludibile» perché «solo queste centrali consentono di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell'ambiente». Da qui la promessa: «Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione di una centrale nucleare di nuova generazione».
Era solo questione di tempo, ma l'intenzione del centrodestra di tornare all'atomo era più che risaputa. La sorpresa, semmai, è nei tempi stretti scelti per l'annuncio e a cui sicuramente non sono estranei i continui rincari del prezzo dell'energia. I tecnici del ministero, del resto, hanno già realizzato uno studio sulla possibilità di cominciare i lavori entro i cinque anni promessi. E ora sono al lavoro per mettere a punto una road map che detterà i prossimi passi in modo da arrivare, per l'appunto entro il 2013, all'apertura dei cantieri per uno o più impianti nucleari. «Sul numero bisogna vedere - spiegano al ministero - Scajola ha parlato di alcune centrali, quante esattamente si vedrà».
Tre i punti sui quali il governo deve intervenire come prima cosa, e riguardano gli aspetti normativi, amministrativi e tecnologici del progetto. Per riaprire la via italiana al nucleare potrebbe essere sufficiente un atto di indirizzo da parte del governo. Dal punto di vista tecnologico, invece, l'esempio a cui si guarderebbe è la centrale di terza generazione in costruzione a Okiluoto, in Finlandia. Si tratta di un reattore europeo pressurizzato ad acqua, il primo di questo tipo, che in teoria dovrebbe offrire - assicurano al ministero - maggiori garanzie anche per quanto riguarda la sicurezza. Tutto da vedere, invece, il capitolo relativo ai costi. L'impianto di Okiluoto, ad esempio, dovrebbe costare 700 milioni di euro, tutti a carico delle aziende che poi gestiranno l'energia prodotta. Il budget, però, sarebbe già stato superato.
La volontà del governo è comunque quella di trasformare l'Italia in una paese produttore di energia atomica, al pari di Francia Germania. «Noi siamo pronti», ha detto ieri l'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti, per il quale il tempo della legislatura può davvero bastare per avviare i lavori a patto che ci sia «un quadro normativo aggiornato e una forte spinta di condivisione al progetto da parte del territorio». D'accordo sui tempi anche Giancarlo Aquilanti, responsabile della task force nucleare dell'Enea: «Dal primo getto di calcestruzzo all'esercizio commerciale di ciascun impianto sono prevedibili tempi dell'ordine di 54 mesi», spiega Aquilani, che non manca però di sottolineare come per avviare un piano energetico «credibile» siano necessarie almeno sei centrali.
L'ipotesi di un ritorno al nucleare non piace agli ambientalisti. Critiche arrivano da Legambiente, ma anche da Greenpeace per la quale l'annuncio di Scajola «suona come dichiarazione di guerra. Riaprire al nucleare - dice l'associazione - è inaccettabile». In totale disaccordo con il ministro anche Paolo Bonelli dei Verdi, per il quale «il nucleare è una scelta sbagliata perché è antieconomica, vecchia e pericolosa. Saremo pronti a proporre un nuovo referendum come abbiamo fatto oltre 20 anni fa».
Critiche anche dal Pd (al cui interno non manca una corrente filo-nucleare) dal quale arriva il no secco di Ermete Realacci: «Pensare di portare entro cinque anni il nucleare in Italia - spiega il ministro ombra dell'Ambiente - è qualcosa di ideologico, una battaglia come quella per l'articolo 18 che sappiamo bene come è andata a finire».
Carlo Lania
23 maggio 2008, IL MANIFESTO
Il ministro dello Sviluppo economico all'assemblea di Confindustria promette un ritorno all'energia atomica: «E' ora di voltare pagina». Critiche dagli ambientalisti. L'Enel apprezza: «Siamo pronti»
Roma
L'Italia riapre al nucleare. A ventuno anni di distanza dal referendum che sancì la chiusura delle quattro centrali esistenti all'epoca, nel nostro paese rispunta l'atomo. «E' ora di voltare pagina», ha annunciato ieri all'assemblea di Confindustria il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola promettendo entro i prossimi cinque anni un ritorno in grande stile alla produzione di energia nucleare. Prima di lui, era stata la neo presidente degli industriali Emma Marcegaglia a chiedere nuovi investimenti nel settore e il ministro non si fa certo pregare, sicuro di raccogliere il consenso della platea. La formulazione di un Piano per il ritorno al nucleare, dice infatti con un tono che suona abbastanza di rivalsa nei confronti del precedente governo, «non è più eludibile» perché «solo queste centrali consentono di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell'ambiente». Da qui la promessa: «Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione di una centrale nucleare di nuova generazione».
Era solo questione di tempo, ma l'intenzione del centrodestra di tornare all'atomo era più che risaputa. La sorpresa, semmai, è nei tempi stretti scelti per l'annuncio e a cui sicuramente non sono estranei i continui rincari del prezzo dell'energia. I tecnici del ministero, del resto, hanno già realizzato uno studio sulla possibilità di cominciare i lavori entro i cinque anni promessi. E ora sono al lavoro per mettere a punto una road map che detterà i prossimi passi in modo da arrivare, per l'appunto entro il 2013, all'apertura dei cantieri per uno o più impianti nucleari. «Sul numero bisogna vedere - spiegano al ministero - Scajola ha parlato di alcune centrali, quante esattamente si vedrà».
Tre i punti sui quali il governo deve intervenire come prima cosa, e riguardano gli aspetti normativi, amministrativi e tecnologici del progetto. Per riaprire la via italiana al nucleare potrebbe essere sufficiente un atto di indirizzo da parte del governo. Dal punto di vista tecnologico, invece, l'esempio a cui si guarderebbe è la centrale di terza generazione in costruzione a Okiluoto, in Finlandia. Si tratta di un reattore europeo pressurizzato ad acqua, il primo di questo tipo, che in teoria dovrebbe offrire - assicurano al ministero - maggiori garanzie anche per quanto riguarda la sicurezza. Tutto da vedere, invece, il capitolo relativo ai costi. L'impianto di Okiluoto, ad esempio, dovrebbe costare 700 milioni di euro, tutti a carico delle aziende che poi gestiranno l'energia prodotta. Il budget, però, sarebbe già stato superato.
La volontà del governo è comunque quella di trasformare l'Italia in una paese produttore di energia atomica, al pari di Francia Germania. «Noi siamo pronti», ha detto ieri l'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti, per il quale il tempo della legislatura può davvero bastare per avviare i lavori a patto che ci sia «un quadro normativo aggiornato e una forte spinta di condivisione al progetto da parte del territorio». D'accordo sui tempi anche Giancarlo Aquilanti, responsabile della task force nucleare dell'Enea: «Dal primo getto di calcestruzzo all'esercizio commerciale di ciascun impianto sono prevedibili tempi dell'ordine di 54 mesi», spiega Aquilani, che non manca però di sottolineare come per avviare un piano energetico «credibile» siano necessarie almeno sei centrali.
L'ipotesi di un ritorno al nucleare non piace agli ambientalisti. Critiche arrivano da Legambiente, ma anche da Greenpeace per la quale l'annuncio di Scajola «suona come dichiarazione di guerra. Riaprire al nucleare - dice l'associazione - è inaccettabile». In totale disaccordo con il ministro anche Paolo Bonelli dei Verdi, per il quale «il nucleare è una scelta sbagliata perché è antieconomica, vecchia e pericolosa. Saremo pronti a proporre un nuovo referendum come abbiamo fatto oltre 20 anni fa».
Critiche anche dal Pd (al cui interno non manca una corrente filo-nucleare) dal quale arriva il no secco di Ermete Realacci: «Pensare di portare entro cinque anni il nucleare in Italia - spiega il ministro ombra dell'Ambiente - è qualcosa di ideologico, una battaglia come quella per l'articolo 18 che sappiamo bene come è andata a finire».
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