sabato 7 giugno 2008

Paura atomica in Slovenia

Paura atomica in Slovenia

di Francesca Longo e Matteo Moder

Il Manifesto del 05/06/2008

Incidente alla centrale nucleare di Krsko, a 130 km da Trieste Già nel 2005 i Verdi avevano presentato un'interpellanza sulla centrale, considerata una delle meno sicure d'Europa e «gradita» a D'Alema. Ma non c'era stata risposta. Perdita d'acqua, fermato il reattore. L'Ue lancia l'allarme, le autorità minimizzano: non c'è stata nessuna fuga radioattiva. E' il terzo episodio in quattro anni nella centrale, nel mirino degli ambientalisti

Nessun problema. La «fuga di materiale radioattivo» dalla centrale di Krsko, Slovenia, non è altro che un allarme civile, seriamente controllato dal governo sloveno che ha immediatamente avvisato la Commissione Europea su un guasto all'impianto. Dalle televisioni slovene, a partire dalle 17 e 38 di ieri, si è a perfetta conoscenza di un arresto dell'impianto in via preventiva a causa di una perdita d'acqua del sistema primario del reattore, nel tardo pomeriggio funzionante al 22% e in attesa di arresto. Impianto chiuso alle 21 e 30. Tutto è sotto controllo, nessuno stato d'allerta, nessuna fuga radioattiva. Roma conferma, Guglielmo Berlasso, responsabile della protezione civile del Friuli Venezia Giulia, in stretto contatto coi colleghi sloveni, ribadisce il concetto in Italia.
Tutti tranquilli, dunque. E in effetti a Trieste non ci si accorge di nulla. Ci sia o meno qualcosa di radioattivo nell'aria lo scopriremo solo vivendo. Qualsiasi nube radioattiva non conosce stoj, stop, su un confine che non esiste più e, come ricorda Franco Juri- già segretario di stato sloveno, ambasciatore e oggi giornalista e scrittore - «si tratta del terzo incidente in quattro anni, che arriva proprio mentre il governo discute su un raddoppio della centrale, al momento bloccato, ma visto con favore».
Il governo tedesco ha mobilitato in serata i propri servizi. «Il governo federale ha dato mandato ai propri servizi competenti di esaminare e valutare l'incidente», ha detto il viceministro dell'ambiente Michael Mueller. Da parte sua, la sezione tedesca di Greenpeace ha sottolineato come una tale allerta europea sia «molto insolita». La Lombardia ha mobilitato l'Arpa. Il presidente del Friuli Venezia Giulia non rilascia dichiarazioni.
Krsko è situata nel sud-ovest della Slovenia, e secondo le carte stradali risulta essere a 188 chilometri via strada e 130 via aria da Trieste. Da sempre contestata per la sua pericolosità da associazioni ecologiste di Italia e Slovenia, anche per il carattere fortemente sismico della zona, fu al centro di un aspro contenzioso politico tra Slovenia e Croazia alla dissoluzione della Federativa jugoslava. La centrale fu anche minacciata di bombardamenti da parte dell'aviazione serba sempre durante la guerra e grande apprensione suscitò, in quegli anni, il problema dello smaltimento delle scorie radioattive i cui depositi, per propaganda di guerra o altro, furono definiti ormai al limite della saturazione. La centrale, che dall'inizio degli anni 2000 è comproprietà di Slovenia e Croazia è stata anche al centro di un affaire con il nostro ministro degli esteri D'Alema, che agli inizi del 2007 si sarebbe detto favorevole al raddoppio del reattore della centrale in cambio della costruzione di un rigassificatore nel golfo di Trieste.
Nel febbraio del 2005 fu discussa alla Camera dei deputati un'interpellanza urgente presentata da Luana Zanella (Verdi) ai ministri della salute, degli esteri e dell'ambiente, che affrontava il grave e irrisolto problema della sicurezza di Krsko e le conseguenze che in caso di incidente all'impianto si sarebbero avute sul territorio nazionale anche a seguito della «totale impreparazione delle autorità italiane preposte a gestire l'emergenza radiologica». L'interpellanza riprendeva l'azione di denuncia che gli Amici della Terra avevano da anni avviato nei confronti di una delle centrali nucleari meno sicure presenti sul territorio europeo e sulla mancata attuazione da parte italiana delle normative comunitarie in materia di prevenzione radiologica e di informazione ed addestramento della popolazione a questo tipo di emergenze. Questa cortina fumogena tesa a coprire una situazione scottante ed una scomoda verità poteva in parte spiegarsi, secondo l'interpellanza, con la rinascente politica nucleare italiana.
La Centrale di Krsko è una delle più piccole centrali europee in attività, costruita nel 1981 ha iniziato a produrre energia nel 1983 ed è costituita da un reattore Westinghouse, che utlizza uranio arricchito. Fornisce più di un quarto dell'energia necessaria alla Slovenia e un quinto di quella croata. E' gestita congiuntamente dalle società elettriche slovena e croata del 2002. Rappresenta uno dei maggiori rischi per la sicurezza dell'Italia settentrionale, dell'Austria meridionale (Carinzia), della Slovenia e della Croazia. La centrale ha in funzione un reattore Westinghouse da 632 Mw che fin dall'inizio dell'attività (iniziata nel 1983 con 5 anni di ritardo sui tempi previsti causa problemi tecnici) ha manifestato numerosi problemi. Una Commissione Internazionale nominata, su pressioni di Austria ed Italia, per verificare gli standard di sicurezza della centrale già nel 1993 espresse 74 raccomandazioni sui cambiamenti tecnici e procedurali necessari per adeguare l'impianto alle più severe normative dell'Ue. Uno dei principali problemi dell'impianto è costituito dalle incrinature dei generatori di vapore che determinano perdite (con fuoriuscita di radionuclidi che vengono dispersi nell'atmosfera); questo problema è d'altronde noto presentandosi in tutte le centrali che utilizzano il reattore Westinghouse. Per cercare di tamponare questo grave inconveniente, nella primavera del 2000 vennero installati due nuovi generatori dalla Nek in seguito ad un accordo sottoscritto con il consorzio Siemens/Framatome. Il costo di tale intervento fu di 205 milioni di marchi. Dopo questo intervento venne approvato un aumento della produzione del 6% (45 Mw) con i conseguenti rischi di sovrasfruttamento del reattore e senza che i problemi dei generatori fossero stati definitivamente risolti. Attualmente la centrale ha una produzione superiore ai 700 Mw.
Altro grave problema per la sicurezza è quello relativo allo smaltimento delle scorie radioattive. La Slovenia non ha una destinazione finale per i rifiuti nucleari, ma solo due siti di stoccaggio temporaneo, e la questione di una soluzione definitiva per i rifiuti prodotti nella fase operativa e dallo smantellamento (previsto dopo il 2024) è stata differita al termine del funzionamento dell'impianto.

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