Il governo italiano: non si torna indietro dalla scelta dell’atomo
L'Unità del 6 giugno 2008, pag. 12
di Umberto De Giovannangeli
«Indietro non si torna» avverte Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo Economico. Sulla vicenda del reattore nucleare sloveno c’è stato «troppo allarmismo, gli fa eco Stefania Prestigiacomo, ministra dell’Ambiente. «Occhio a fare allarmismi», insiste Franco Frattini, ministro degli Esteri. Nel governo di centrodestra si fa a gara a minimizzare l’incidente alla centrale nucleare di Krsko in Slovenia. In prima fila, Claudio Scajola. Il ministro dello Sviluppo Economico ribadisce che l’Italia tornerà al nucleare e non mostra alcun tentennamento dopo il guasto alla centrale di Krsko, che l’altro ieri ha messo in allarme l’Europa. «Per coniugare sicurezza dell’ambiente, rispetto dell’ambiente e bisogno di energia - sottolinea Scajola - dobbiamo costruire centrali nucleari di terza generazione avanzata per avere energia a basso costo e certezza di avere energia nel futuro».
Nessun ripensamento. Tanto meno marcia indietro. Nel futuro dell’Italia del Cavaliere c’è solo spazio perle centrali nucleari. Sia pur di «nuova generazione». «Se non ci sganciamo dal gas e dal petrolio e non passiamo alla nuova generazione non ne usciamo», rimarca il titolare della Farnesina durante la registrazione del programma Economix di Rai Educational. E all’intervistatrice che gli chiede se il caso sloveno non rappresenti un precedente preoccupante, Frattini ribatte senza tentennamenti né ombra di dubbio che «quello è stato un incidente di una centrale di vecchia generazione». La gara delle certezze è vinta da Stefania Prestigiacomo. Quello della centrale slovena di Krsko è «un incidente chiuso» perla ministra dell’Ambiente, secondo la quale si è cercato di utilizzare la vicenda come pretesto per fare campagna contro i piani del governo italiano di tornare all’atomo nei prossimi anni. «C’è stato un tentativo di creare un allarmismo ingiustificato da parte di chi è contrario il nucleare», sentenzia Prestigiacomo parlando con i cronisti a margine del Consiglio dei ministri dell’Ambiente dell’Ue, ieri a Lussemburgo. L’incidente di Krsko,, osserva ancora la ministra, «non cambia minimamente la politica del governo. Non diciamo che il nucleare sia l’unica soluzione; ma con il petrolio a questi livelli è una strada che dobbiamo seguire». Certo, «bisogna investire nelle rinnovabili»; tuttavia, aggiunge Prestigiacomo, «sappiamo che con i sistemi di oggi anche facendo il massimo degli sforzi riusciremmo a coprire al massimo il 10% del fabbisogno energetico nazionale». Sulle energie rinnovabili, conclude la titolare dell’Ambiente, «è mia intenzione fare in modo che vi sia un impegno italiano per la ricerca, in modo siano veramente energie alternative per il futuro». Al ministri nuclearisti ribatte Legambiente. «Non si può negare che la paura è stata tanta e in base a quanto sostenuto dalle autorità italiane e slovene, sembrerebbe non esserci nessuna grave conseguenza. L’unica fuga che invece si è manifestata è quella dei nuclearisti dalla smania di commento a favore dell’atomo», afferma il presidente dell’associazione ambientalista, Vittorio Cogliati Dezza.
Al governo che non tentenna, lancia una sfida di merito Ermete Realacci, ministro dell’Ambiente nel governo-ombra del Pd: «Sicuramente quello avvenuto nella centrale di Krsko è un incidente dice Realacci all’Unità - che conferma le criticità della tecnologia nucleare. Vicende come questa fanno capire che anche quando non producono conseguenze pesanti dal punto di vista sanitario, in ogni caso enfatizzano i problemi aperti dalla tecnologia nucleare che per questo ha dei costi elevatissimi». «L’argomentazione di Scajola, Frattini e Prestigiacomo secondo cui il nucleare è la via maestra da perseguire per abbattere i costi energetici, è una cosa che contrasta con la realtà», aggiunge Realacci. «Dal governo conclude l’esponente del Pd - ci aspettiamo proposte che siano davvero serie e stringenti su terreni cruciali quali quelli del risparmio energetico, della ricerca, dell’innovazione, delle fonti rinnovabili. A questo obiettivo nessun contributo potrà mai venire dal nucleare».
L'Unità del 6 giugno 2008, pag. 12
di Umberto De Giovannangeli
«Indietro non si torna» avverte Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo Economico. Sulla vicenda del reattore nucleare sloveno c’è stato «troppo allarmismo, gli fa eco Stefania Prestigiacomo, ministra dell’Ambiente. «Occhio a fare allarmismi», insiste Franco Frattini, ministro degli Esteri. Nel governo di centrodestra si fa a gara a minimizzare l’incidente alla centrale nucleare di Krsko in Slovenia. In prima fila, Claudio Scajola. Il ministro dello Sviluppo Economico ribadisce che l’Italia tornerà al nucleare e non mostra alcun tentennamento dopo il guasto alla centrale di Krsko, che l’altro ieri ha messo in allarme l’Europa. «Per coniugare sicurezza dell’ambiente, rispetto dell’ambiente e bisogno di energia - sottolinea Scajola - dobbiamo costruire centrali nucleari di terza generazione avanzata per avere energia a basso costo e certezza di avere energia nel futuro».
Nessun ripensamento. Tanto meno marcia indietro. Nel futuro dell’Italia del Cavaliere c’è solo spazio perle centrali nucleari. Sia pur di «nuova generazione». «Se non ci sganciamo dal gas e dal petrolio e non passiamo alla nuova generazione non ne usciamo», rimarca il titolare della Farnesina durante la registrazione del programma Economix di Rai Educational. E all’intervistatrice che gli chiede se il caso sloveno non rappresenti un precedente preoccupante, Frattini ribatte senza tentennamenti né ombra di dubbio che «quello è stato un incidente di una centrale di vecchia generazione». La gara delle certezze è vinta da Stefania Prestigiacomo. Quello della centrale slovena di Krsko è «un incidente chiuso» perla ministra dell’Ambiente, secondo la quale si è cercato di utilizzare la vicenda come pretesto per fare campagna contro i piani del governo italiano di tornare all’atomo nei prossimi anni. «C’è stato un tentativo di creare un allarmismo ingiustificato da parte di chi è contrario il nucleare», sentenzia Prestigiacomo parlando con i cronisti a margine del Consiglio dei ministri dell’Ambiente dell’Ue, ieri a Lussemburgo. L’incidente di Krsko,, osserva ancora la ministra, «non cambia minimamente la politica del governo. Non diciamo che il nucleare sia l’unica soluzione; ma con il petrolio a questi livelli è una strada che dobbiamo seguire». Certo, «bisogna investire nelle rinnovabili»; tuttavia, aggiunge Prestigiacomo, «sappiamo che con i sistemi di oggi anche facendo il massimo degli sforzi riusciremmo a coprire al massimo il 10% del fabbisogno energetico nazionale». Sulle energie rinnovabili, conclude la titolare dell’Ambiente, «è mia intenzione fare in modo che vi sia un impegno italiano per la ricerca, in modo siano veramente energie alternative per il futuro». Al ministri nuclearisti ribatte Legambiente. «Non si può negare che la paura è stata tanta e in base a quanto sostenuto dalle autorità italiane e slovene, sembrerebbe non esserci nessuna grave conseguenza. L’unica fuga che invece si è manifestata è quella dei nuclearisti dalla smania di commento a favore dell’atomo», afferma il presidente dell’associazione ambientalista, Vittorio Cogliati Dezza.
Al governo che non tentenna, lancia una sfida di merito Ermete Realacci, ministro dell’Ambiente nel governo-ombra del Pd: «Sicuramente quello avvenuto nella centrale di Krsko è un incidente dice Realacci all’Unità - che conferma le criticità della tecnologia nucleare. Vicende come questa fanno capire che anche quando non producono conseguenze pesanti dal punto di vista sanitario, in ogni caso enfatizzano i problemi aperti dalla tecnologia nucleare che per questo ha dei costi elevatissimi». «L’argomentazione di Scajola, Frattini e Prestigiacomo secondo cui il nucleare è la via maestra da perseguire per abbattere i costi energetici, è una cosa che contrasta con la realtà», aggiunge Realacci. «Dal governo conclude l’esponente del Pd - ci aspettiamo proposte che siano davvero serie e stringenti su terreni cruciali quali quelli del risparmio energetico, della ricerca, dell’innovazione, delle fonti rinnovabili. A questo obiettivo nessun contributo potrà mai venire dal nucleare».
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