venerdì 6 giugno 2008

Ma il guasto doveva restare segreto

Ma il guasto doveva restare segreto

La Stampa del 6 giugno 2008, pag. 19

di Marco Zatterin
L’uomo che gestisce la centrale di Krsko avrebbe preferito lavare in casa i suoi panni potenzialmente radioattivi. L'altra notte, poco dopo l'inizio dello spegnimento dell'impianto, Stanislav Rozman ha indirizzato una nota informativa a alcuni operatori europei per raccontare la sua versione dei fatti e scusarsi per il polverone sollevato intorno a quello che i tecnici definiscono un «evento insolito», ovvero un caso che non richiede misure straordinarie per gli uomini e l'ambiente. «L'ampia diffusione (della notizia) nell'opinione pubblica - si legge nel testo che avrebbe dovuto restare riservato - è stata provocata dal messaggio dell'autorità slovena (per l’energia). Scusateci...».

Comunicare è stato un errore, fa capire Rozman. L'Ente sloveno per la sicurezza nucleare ha ammesso che nel sistema di allerta sul guasto qualcuno ha sbagliato e «non ha informato in modo corretto» le autorità austriache. Funziona da parziale scusa il fatto che il meccanismo «Ecurie», la struttura d’allarme dell'Unione nucleare, non era mai entrato in zona operativa. Il direttore dell'Autorità di Lubiana, Andrej Stritar, ha ammesso che «in un primo momento è stato usato il modulo per le esercitazioni, ma l'errore è stato corretto».

Rozman racconta la storia in modo da giustificare la sua sensazione che si sia fratto molto rumore per nulla: «Alle 15.56 l'evento insolito è stato dichiarato. La riduzione di potenza è cominciata alle 16.50. L'impianto è stato disconnesso alle 19.31. L'impianto era stabilizzato dopo 3 ore e 3 minuti. Non c'è stato alcun malfunzionamento aggiuntivo. Non c'è stato bisogno di rendere operativi i sistemi di sicurezza».

In un altro documento riservato, scritto probabilmente intorno alle nove di mercoledì, lo stesso Stritar ha sottolineato comunque che il solo spegnimento del reattore comportava la comunicazione all'Agenzia dell'energia atomica, a «Ecurie» e ai Paesi confinanti. La Commissione europea ha agito di conseguenza, forse con impeto, virtù che in questi casi non è eccessiva. La notizia doveva comunque uscire. Ma non per Rozman, pronto a cospargersi il capo di cenere per un disturbo mediatico di cui - a quanto pare - avrebbe fatto volentieri a meno.

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