Krsko, l'allarme rientra e la Slovenia raddoppia
di Checchino Antonini
Liberazione del 06/06/2008
Lubiana pensa di potenziare la centrale. Il Prc a Bruxelles: «No all'atomo»
Dicono tutti, il gorno dopo, che l'allarme è rientrato nella centrale nucleare di Krsko, gestita assieme da Slovenia e Croazia, a 130 km da Trieste. L'Ue rassicura tutti ma respinge ogni accusa di aver sopravvalutato l'allarme. Da Lussemburgo, sede di un vertice Ue, anche il ministro degli interni sloveno, Dragutin Mate, conferma che non si sarebbe verificato alcun inquinamento dell'ambiente circostante la centrale nucleare. Il fermo al reattore è solo per motivi precauzionali. Solo una «fuga minore» di liquido di raffreddamento, secondo il ministro sloveno dell'ambiente Janez Podobnik, anch'egli a Lussemburgo. La politica italiana, tutta yes nuke, se la prende con l'allarmismo, si fa bastare il chiarimento e dice di voler marciare a tappe forzate verso l'atomo. Ma, intanto, il ministro austriaco Josep Proll si è mostrato critico per il modo «confuso» con cui è stata data l'informazione. Lubiana ha nel frattempo riconosciuto che l'Ente sloveno per la sicurezza nucleare ha commesso un errore nel dare l'allarme all'Ue sull'incidente «classificandolo troppo presto come molto pericoloso». La Commissione europea è piuttosto perentoria: «Non c'è stata nessuna sopravvalutazione nè da parte delle autorità slovene, nè da parte nostra» indipendentemente dall'entità dell'incidente, ha aggiunto il portavoce. E, in apertura della sessione plenaria del Parlamento europeo, in corso a Bruxelles, sia il capogruppo di Rifondazione, Roberto Musacchio, sia quella dei Verdi Monica Frassoni hanno chiesto chiarezza: «Si tratta della prima volta che un'allerta di questo tipo viene resa nota». E un'interpellanza urgente di Musacchio e Guidoni (Pdci) al Commissario all'Ambiente e alla presidenza di turno slovena chiede ogni dettaglio dell'incidente nucleare che insiste su un sito già teatro di problemi simili in almeno altre due occasioni. «Anche il solo spegnimento del reattore e la sua messa in sicurezza mettono in moto una procedura complessa», dice a Liberazione Musacchio. «Si conferma ancora una volta la pericolosità intrinseca della tecnologia nucleare e siamo rafforzati nella nostra contrarietà ad essa».
Da Capodistria, Franco Juri (ex deputato della sinistra ed ex sottosegretario agli esteri sloveno) conferma a Liberazione che l'allarme non risponde al grado di allerta, che l'avaria è stata minima. «E' riuscita molto bene la procedura d'allerta Eurocurie». Confermate le irritazioni di Vienna e anche di Zagabria, a una ventina di chilometri dal sito, informata dai media, a loro volta informati dall'Ue. «Non c'è stato panico - dice Juri - ma è giusto il clamore, bisogna stare molto attenti, la centrale si trova su una faglia tettonica tra le più attive e sul letto della Sava la cui acqua raffredda il reattore. Il governo di centrodestra (Pd sloveno, Nuova Slovenia, tutti del Ppe più il piccolo partito dei pensionati) sostiene raddoppio capacità del reattore contro una opinione pubblica davvero poco entusiasta. Problemi come quello di ieri creano perplessità e tra tre anni non si sa dove andranno a finire i rifiuti radioattivi. Non basta, i cambiamenti climatici potrebbero causare siccità e alluvioni nella Sava, entrambe le cose sarebbero problematiche per il reattore».
Costruita nel 1983, nell'ambito del programma nucleare subito interrotto, quella di Korsko è l'unica centrale della Jugoslavia. Copre un quarto del fabbisogno croato e un quinto di quello sloveno. Mentre gli pseudoecologisti di Fare verde (An) scalpitano contro gli allarmismi e sognano centrali di quarta generazione, il Vas, Verdi ambiente e società, lancia comitati per il No. E oggi, a Montalto, i consiglieri verdi di Lazio e Toscana, intellettuali come Fo e Asor Rosa e altri ancora lanceranno un patto anti-atomo nella cittadina laziale luogo delle battaglie antinucleari degli anni 80.
di Checchino Antonini
Liberazione del 06/06/2008
Lubiana pensa di potenziare la centrale. Il Prc a Bruxelles: «No all'atomo»
Dicono tutti, il gorno dopo, che l'allarme è rientrato nella centrale nucleare di Krsko, gestita assieme da Slovenia e Croazia, a 130 km da Trieste. L'Ue rassicura tutti ma respinge ogni accusa di aver sopravvalutato l'allarme. Da Lussemburgo, sede di un vertice Ue, anche il ministro degli interni sloveno, Dragutin Mate, conferma che non si sarebbe verificato alcun inquinamento dell'ambiente circostante la centrale nucleare. Il fermo al reattore è solo per motivi precauzionali. Solo una «fuga minore» di liquido di raffreddamento, secondo il ministro sloveno dell'ambiente Janez Podobnik, anch'egli a Lussemburgo. La politica italiana, tutta yes nuke, se la prende con l'allarmismo, si fa bastare il chiarimento e dice di voler marciare a tappe forzate verso l'atomo. Ma, intanto, il ministro austriaco Josep Proll si è mostrato critico per il modo «confuso» con cui è stata data l'informazione. Lubiana ha nel frattempo riconosciuto che l'Ente sloveno per la sicurezza nucleare ha commesso un errore nel dare l'allarme all'Ue sull'incidente «classificandolo troppo presto come molto pericoloso». La Commissione europea è piuttosto perentoria: «Non c'è stata nessuna sopravvalutazione nè da parte delle autorità slovene, nè da parte nostra» indipendentemente dall'entità dell'incidente, ha aggiunto il portavoce. E, in apertura della sessione plenaria del Parlamento europeo, in corso a Bruxelles, sia il capogruppo di Rifondazione, Roberto Musacchio, sia quella dei Verdi Monica Frassoni hanno chiesto chiarezza: «Si tratta della prima volta che un'allerta di questo tipo viene resa nota». E un'interpellanza urgente di Musacchio e Guidoni (Pdci) al Commissario all'Ambiente e alla presidenza di turno slovena chiede ogni dettaglio dell'incidente nucleare che insiste su un sito già teatro di problemi simili in almeno altre due occasioni. «Anche il solo spegnimento del reattore e la sua messa in sicurezza mettono in moto una procedura complessa», dice a Liberazione Musacchio. «Si conferma ancora una volta la pericolosità intrinseca della tecnologia nucleare e siamo rafforzati nella nostra contrarietà ad essa».
Da Capodistria, Franco Juri (ex deputato della sinistra ed ex sottosegretario agli esteri sloveno) conferma a Liberazione che l'allarme non risponde al grado di allerta, che l'avaria è stata minima. «E' riuscita molto bene la procedura d'allerta Eurocurie». Confermate le irritazioni di Vienna e anche di Zagabria, a una ventina di chilometri dal sito, informata dai media, a loro volta informati dall'Ue. «Non c'è stato panico - dice Juri - ma è giusto il clamore, bisogna stare molto attenti, la centrale si trova su una faglia tettonica tra le più attive e sul letto della Sava la cui acqua raffredda il reattore. Il governo di centrodestra (Pd sloveno, Nuova Slovenia, tutti del Ppe più il piccolo partito dei pensionati) sostiene raddoppio capacità del reattore contro una opinione pubblica davvero poco entusiasta. Problemi come quello di ieri creano perplessità e tra tre anni non si sa dove andranno a finire i rifiuti radioattivi. Non basta, i cambiamenti climatici potrebbero causare siccità e alluvioni nella Sava, entrambe le cose sarebbero problematiche per il reattore».
Costruita nel 1983, nell'ambito del programma nucleare subito interrotto, quella di Korsko è l'unica centrale della Jugoslavia. Copre un quarto del fabbisogno croato e un quinto di quello sloveno. Mentre gli pseudoecologisti di Fare verde (An) scalpitano contro gli allarmismi e sognano centrali di quarta generazione, il Vas, Verdi ambiente e società, lancia comitati per il No. E oggi, a Montalto, i consiglieri verdi di Lazio e Toscana, intellettuali come Fo e Asor Rosa e altri ancora lanceranno un patto anti-atomo nella cittadina laziale luogo delle battaglie antinucleari degli anni 80.
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