giovedì 24 luglio 2008

«Quantità di radiazioni e distanza: ecco la mappa del pericolo»

«Quantità di radiazioni e distanza: ecco la mappa del pericolo»

Corriere della Sera del 24 luglio 2008, pag. 16

di Mario Pappagallo

Incidente nucleare, nube radioattiva, contaminazione di acqua e suolo. Torna alla mente l’incubo del dopo Cernobyl: la paura di restare colpiti dagli effetti a distanza della dispersione nell’atmosfera di sostanze radioattive che possono danneggiare la salute anche dopo anni. Per fortuna gli ultimi incidenti, in Slovenia e in Francia, sono molto limitati. Nessun pericolo per la salute dei cittadini.



Ma che cosa sarebbe accaduto se la nube radioattiva fosse andata in giro come nel caso di Cernobyl o se fosse stata contaminata la falda acquifera? «In questo tipo di incidenti - spiega Roberto Orecchia, radioterapista allo leo di Milano - vengono emessi nell’aria o nell’acqua diversi isotopi radioattivi.



Alcuni decadono subito, altri persistono negli anni e sono causa di gravi effetti sulla salute. Per esempio: il cesio perde metà della sua pericolosità in 3o anni, mentre l’uranio addirittura ce ne mette 1.500».



Nel momento dell’incidente tutto dipende dalla quantità di radiazioni. Di solito, nei casi gravi, nel raggio di’ 3oo metri dal luogo dell’emissione i livelli di esposizione superano la dose massima tollerabile dall’uomo: 8 gray (l’unità di misura della radioattività assorbita), che è quella oltre la quale il 50% degli esposti muore. O subito per l’incidente o in base alla dose delle radiazioni: danni alla mucosa che riveste stomaco e intestino (8-10 gray) a partire da 3 giorni dopo l’esposizione; danni all’apparato che produce le cellule del sangue, il midollo osseo (in 3-4 giorni si azzerano i globuli bianchi e non vi sono più difese immunitarie, in 7-8 giorni si abbassano le piastrine e le emorragie si susseguono, in 10-12 giorni calano i globuli rossi).



E oltre i 300 metri? Risponde Orecchia: «Di solito i disturbi non sono letali: i danni all’organismo si possono curare». Può aumentare l’incidenza delle neoplasie a carico del sangue (leucemie e linfomi) dopo 6 anni dall’esposizione, dei tumori solidi (alla tiroide) dopo 8-15 anni. Altri organi sensibili sono mammella e polmone. Per la popolazione i rischi vengono dai cibi e dall’aria che si respira, dopo la contaminazione radioattiva. I bambini fino a io anni sono i più a rischio (leucemia).

Nessun commento: