martedì 22 luglio 2008

E la paura assedia l'impero dell'atomo

E la paura assedia l'impero dell'atomo

La Stampa del 22 luglio 2008, pag. 15

di Domenico Quirico

Per anni hanno condotto battaglie catacombali, snobbati, considerati dei menagramo che attentavano ai destini economici e energetici della nazione. L’antinucleare in Francia era (è) mestiere da irriducibili, disposti a risultare antipatici sia a destra che a sinistra. Persino i verdi qui non hanno mai affondato troppo i colpi: era politicamente produttivo annunciare alla gente che li si voleva lasciare al buio, orfani del provvidenziale nucleare inventato da de Gaulle e Pompidou. Insomma le 19 centrali in attività sono un elemento costitutivo della quinta Repubblica. Adesso che gli incidenti si moltiplicano con inquietante cadenza si rifanno sotto con i loro dossier terrificanti che i giornali hanno sempre spedito nei cassetti o ristretto nelle notizie a una colonna.



«Nel momento in cui si presenta il nucleare come la zattera di salvezza per l’indipendenza energetica, ad appena pochi giorni dall’annuncio della costruzione di una nuova centrale di terza generazione, gli incidenti a ripetizione ci ricordano una realtà semplice: il nucleare è energia inquinante pericolosa e mal controllata»: Frédéric Marillier, che di nucleare si occupa per Greenpeace France, snocciola meticoloso il rendiconto di tutti gli allarmi che l’organizzazione ha distribuito in questi anni e che provano questo inquinamento «normale», quotidiano quindi doppiamente pericoloso perché non fa scattare gli allarmi. E ricorda che l’impianto di riciclaggio di La Hague è autorizzato, legalmente, a disperdere ogni giorno in media 11 mila volte più di quanto successo a Tricastin, incidente che ha scatenato nuove paure. Controlli di Greenpeace che risalgono peraltro a due anni fa, proverebbero concentrazioni di 18 mila becquerele-litro, ovvero 180 volte più delle norme di tolleranza europee. Nel clima di entusiasmo sarkosista per il nucleare diventato il biglietto da visita delle ambizioni industriali e geostrategiche francesi le misure di controllo appaiono tardive e insufficienti: « Il governo e il presidente avrebbero dovuto pensarci prima di annunciare una nuova centrale di terza generazione - dice Marillier - è inaccettabile che si rilanci il nucleare quando ci si rende conto che non si controlla perfettamente questa tecnologia». Nonostante le battaglie dei nemici dell’atomo, la parola d’ordine resta: «le centrali francesi sono le più sicure del mondo».







E’ il problema dei controlli quello che solleva i maggiori allarmi. Si ricorda ad esempio che sui residui radiottivi la legge francese è sempre arrivata in ritardo rispetto alle scoperte della loro pericolosità. Negli anni cinquanta l’autorevole Commissariato per l’energia atomica consigliava di affondarli negli oceani; e a Tricastin ancora negli Anni ‘70 li si copriva con una sottile mantello di terra. Solo per nasconderli alla vista. Nel 2006 l’autorità di sicurezza nucleare è diventata il gendarme con competenza su tutta la materia. Autorità tutt’altro che incontestata, come successo anche per l’incidente a Socatri dove è stata accusata di aver agito tardivamente. Gli fa da contraltare l’attiva e petulante Commissione di ricerca e informazione indipendente sulla radiottività (Criirad). Creata dopo Chernobil da un gruppo di scienziati amici con molte inquietudini : indagano e controanalizzano con puntualità fastidiosa perché non vogliono essere trattati «da sottocittadini cui si nasconde tutto».



Thierry Charles dirige la sezione sicurezza degli impianti all’Istituto di radioprotezione e di sicurezza nucleare (Itsn). Preferisce attenuare gli allarmismi e sottolineare il basso livello degli incidenti. «Vengono registrati ogni anno in Francia un centinaio di incidenti di questo tipo classificati al livello 1 nella graduatoria internazionale di rischio. Questo sì sarebbe anormale, e non avviene in alcun caso, se fossero nascosti. Ogni attività industriale è soggetta a incidenti e il nucleare non scappa alla regola. Siamo semplicemente davanti a eventi simili avvenuti, per caso, quasi nello stesso momento».

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