La Germania in piazza contro il nucleare
di Guido Ambrosino
Il Manifesto del 12/11/2008
La protesta dei giovani a Gorleben
I container pieni di scorie nucleari tedesche, che a intervalli di circa un anno vengono rispediti ben impacchettati dall'impianto francese di La Hague al deposito di Gorleben, in Bassa Sassonia, non si lasciano fermare, tanto più che stavolta c'era un esercito di 18.000 poliziotti a fargli strada. Il trasporto radiottivo si può però intralciare e ritardare, stendosi sui binari lungo il percorso ferroviario fino a Dannenberg, o sdraiandosi per strada nell'ultimo tratto di 20 chilometri affidato ai camion. Ci si può mettere di traverso con i trattori, come gli agricoltori della zona attorno a Gorleben sanno fare magistralmente. O incatenandosi a piramidi di cemento, così che alla polizia servono ore per staccare i dimostranti. Gli avversari del nucleare, col suo corollario di inappetibile immondizia radioattiva, son riusciti a far ritardare di quasi un giorno l'arrivo degli 11 container nel «deposito provvisorio» di Gorleben, un capannone recintato e fortificato, dove già se ne trovano 80. L'arrivo dei barattoloni d'acciaio rinforzato era previsto per la mattina di lunedì. Invece hanno varcato la soglia del deposito solo dopo la mezzanotte, alle 0.19 di martedì.
Il ritardo è stato imposto dal gran numero di dimostranti. A protestare contro il trasporto precedente, un anno e mezzo fa, erano 5.000. Stavolta 20.000, rimasti per un lungo fine settimana, pronti a dormire all'addiaccio sulla paglia nonostante il freddo, confortati solo da scodelle di zuppa e tazze di caffè, messe a disposizione da una schiera di "aiutanti".
«Una nuova generazione del movimento di protesta contro l'atomo», titola soddisfatta la Tageszeitung, giornale autogestito nato trent'anni fa dai resti dell'opposizione extraparlamentare e dalla prima onda ecologista contro le centrali nucleari. Per numero i dimostranti hanno eguagliato i 20.000 della prima protesta a Gorleben nel 1977, quando si seppe della destinazione di Gorleben a deposito di scorie nucleari. E tra loro tanti giovani come allora. Anche la stampa conservatrice concorda sulla rinascita del movimento.
Il merito è della cancelliera Angela Merkel, decisa a stracciare il piano di dolce uscita dal nucleare concordato nel 2000 dal governo rosso-verde di Schröder, per cui i reattori tedeschi dovranno spegnersi uno dopo l'altro entro il 2022, a seconda della loro data di costruzione e quantità di energia già prodotta. Anche i liberali la pensano allo stesso modo. E se dalle elezioni del 2009 uscirà una maggioranza di centrodestra, che consentisse a Merkel di sbarazzarsi della grande coalizione con i socialdemocratici - è la Spd ora a bloccare una svolta - nulla salverà la Germania da nuovi reattori.
Il merito va anche all'acqua, che si è infiltrata nelle gallerie di Asse, una vecchia miniera di salgemma dismessa vicino a Wolfenbüttel, sempre in Bassa Sassonia, riempita tra il 1968 e il 1978 con 124.000 barili di rifiuti a bassa radioattività, provenienti soprattutto da apparati medici di radiologia, nonché con 1.300 contenitori di scorie a media radioattività forniti da centrali nucleari e dall'industria. Pare che ci sia anche del velenosissimo plutonio, ma non è certo, perché manca un inventario preciso. Certo è che l'estate scorsa si è appreso che in certe gallerie l'acqua è radioattiva, inquinata di Cesio 137, e si infiltra e si disperde nel sottosuolo. Il sale sciolto dall'acqua forma un miscuglio che corrode le pareti di metallo dei container, spesso banalissimi bidoni tinti di giallo, da cui ora gocciola brodaglia arrugginita. Le infiltrazioni d'acqua minacciano anche la tenuta delle gallerie. Scandalo nello scandalo: già nel '67 ci si era accorti dell'acqua. Gli operai allora impiegati hanno raccontato di pozzanghere da guadare con gli stivali. Ciò nonostante ci si sono messi a arrugginire i bidoni radioattivi.
Ora si dà il caso che anche Gorleben, finora destinata a ospitare il futuro «deposito definitivo» per il nucleare tedesco, sorga sul salgemma. I container, ora parcheggiati in superficie per lasciarli raffreddare, dovrebbero poi finire nel sottosuolo. Ma come escludere che l'acqua l'invada come a Asse?
Così si allontanata una soluzione per le scorie. Il ministro dell'ambiente Gabriel (Spd) vorrebbe ricominciare la ricerca di un sito adatto, considerando anche sedimenti di argilla o granito. Che però sono al sud, in regioni democristiane che non ne vogliono sapere. Una bella grana per Merkel.
di Guido Ambrosino
Il Manifesto del 12/11/2008
La protesta dei giovani a Gorleben
I container pieni di scorie nucleari tedesche, che a intervalli di circa un anno vengono rispediti ben impacchettati dall'impianto francese di La Hague al deposito di Gorleben, in Bassa Sassonia, non si lasciano fermare, tanto più che stavolta c'era un esercito di 18.000 poliziotti a fargli strada. Il trasporto radiottivo si può però intralciare e ritardare, stendosi sui binari lungo il percorso ferroviario fino a Dannenberg, o sdraiandosi per strada nell'ultimo tratto di 20 chilometri affidato ai camion. Ci si può mettere di traverso con i trattori, come gli agricoltori della zona attorno a Gorleben sanno fare magistralmente. O incatenandosi a piramidi di cemento, così che alla polizia servono ore per staccare i dimostranti. Gli avversari del nucleare, col suo corollario di inappetibile immondizia radioattiva, son riusciti a far ritardare di quasi un giorno l'arrivo degli 11 container nel «deposito provvisorio» di Gorleben, un capannone recintato e fortificato, dove già se ne trovano 80. L'arrivo dei barattoloni d'acciaio rinforzato era previsto per la mattina di lunedì. Invece hanno varcato la soglia del deposito solo dopo la mezzanotte, alle 0.19 di martedì.
Il ritardo è stato imposto dal gran numero di dimostranti. A protestare contro il trasporto precedente, un anno e mezzo fa, erano 5.000. Stavolta 20.000, rimasti per un lungo fine settimana, pronti a dormire all'addiaccio sulla paglia nonostante il freddo, confortati solo da scodelle di zuppa e tazze di caffè, messe a disposizione da una schiera di "aiutanti".
«Una nuova generazione del movimento di protesta contro l'atomo», titola soddisfatta la Tageszeitung, giornale autogestito nato trent'anni fa dai resti dell'opposizione extraparlamentare e dalla prima onda ecologista contro le centrali nucleari. Per numero i dimostranti hanno eguagliato i 20.000 della prima protesta a Gorleben nel 1977, quando si seppe della destinazione di Gorleben a deposito di scorie nucleari. E tra loro tanti giovani come allora. Anche la stampa conservatrice concorda sulla rinascita del movimento.
Il merito è della cancelliera Angela Merkel, decisa a stracciare il piano di dolce uscita dal nucleare concordato nel 2000 dal governo rosso-verde di Schröder, per cui i reattori tedeschi dovranno spegnersi uno dopo l'altro entro il 2022, a seconda della loro data di costruzione e quantità di energia già prodotta. Anche i liberali la pensano allo stesso modo. E se dalle elezioni del 2009 uscirà una maggioranza di centrodestra, che consentisse a Merkel di sbarazzarsi della grande coalizione con i socialdemocratici - è la Spd ora a bloccare una svolta - nulla salverà la Germania da nuovi reattori.
Il merito va anche all'acqua, che si è infiltrata nelle gallerie di Asse, una vecchia miniera di salgemma dismessa vicino a Wolfenbüttel, sempre in Bassa Sassonia, riempita tra il 1968 e il 1978 con 124.000 barili di rifiuti a bassa radioattività, provenienti soprattutto da apparati medici di radiologia, nonché con 1.300 contenitori di scorie a media radioattività forniti da centrali nucleari e dall'industria. Pare che ci sia anche del velenosissimo plutonio, ma non è certo, perché manca un inventario preciso. Certo è che l'estate scorsa si è appreso che in certe gallerie l'acqua è radioattiva, inquinata di Cesio 137, e si infiltra e si disperde nel sottosuolo. Il sale sciolto dall'acqua forma un miscuglio che corrode le pareti di metallo dei container, spesso banalissimi bidoni tinti di giallo, da cui ora gocciola brodaglia arrugginita. Le infiltrazioni d'acqua minacciano anche la tenuta delle gallerie. Scandalo nello scandalo: già nel '67 ci si era accorti dell'acqua. Gli operai allora impiegati hanno raccontato di pozzanghere da guadare con gli stivali. Ciò nonostante ci si sono messi a arrugginire i bidoni radioattivi.
Ora si dà il caso che anche Gorleben, finora destinata a ospitare il futuro «deposito definitivo» per il nucleare tedesco, sorga sul salgemma. I container, ora parcheggiati in superficie per lasciarli raffreddare, dovrebbero poi finire nel sottosuolo. Ma come escludere che l'acqua l'invada come a Asse?
Così si allontanata una soluzione per le scorie. Il ministro dell'ambiente Gabriel (Spd) vorrebbe ricominciare la ricerca di un sito adatto, considerando anche sedimenti di argilla o granito. Che però sono al sud, in regioni democristiane che non ne vogliono sapere. Una bella grana per Merkel.