E Pd apre al nucleare: le centrali? Nessun pregiudizio ma serve ricerca
L'Unità del 6 ottobre 2008, pag. 3
di Federica Fantozzi
Il Pd dice sì al nucleare purché sia un «sistema»: quarta generazione, ricerca avanzata, know how, rientro dei cervelli. E le centrali che il governo vuole costruire? In questo quadro, «nessun pregiudizio», l’epoca del «no ideologico a prescindere» è tramontata. Paletti invece sì: un paio di centrali non risolvono il problema del fabbisogno energetico e non devono essere «uno spot». Va in pressing il ministro dello Sviluppo Economico Scajola: «Basta chiacchiere, sfidiamo la sinistra e speriamo che raccolga la sfida. Se tutti i Paesi al mondo vanno sul nucleare, perché noi no? Non possiamo dipendere dagli umori di Paesi a rischio che ogni giorno potrebbero chiudere i rubinetti». Stamattina a Roma il partito di Veltroni terrà la sua Conferenza Economica intitolata «Così non va. Prezzi, redditi, produzione, consumi». Ne parleranno, oltre al leader, il ministro ombra dell’Economia Pierluigi Bersani, l’economista Stefano Fassina, i ministri ombra dello Sviluppo Economico Matteo Colaninno (che sarà il relatore sui temi energetici), del Welfare Enrico Letta e delle Infrastrutture Andrea Martella.
La Conferenza farà anche le pulci al centrodestra: «La politica economica del governo è assente. Non basta aver finito di abolire l’Ics e detassato gli straordinari». Alla presidente di Confindustria Marcegaglia risponderà: «Più Stato va bene, ma anche quando detta le regole, non soltanto quando aiuta le imprese». Tra le proposte ci sarà quella di sostituire alla social card una misura strutturale: una «quindicesima» per le pensioni fino a 4-500 euro. E la terza «lenzuolata» delle liberalizzazioni avviate da Bersani con il governo Prodi.
Mentre il ministro Scajola rassicura che il governo è determinato a porre la prima pietra di una centrale nucleare entro la fine della legislatura, nel Pd il tema dell’energia atomica diventa oggetto di un approccio articolato. Non una svolta: le aperture sull’argomento si sono susseguite, da Realacci a Bersani a D’Alema. Ma un chiarimento che dovrebbe spazzare via le chiusure aprioristiche del passato.
E che in un settore così delicato, su cui gli italiani si sono espressi con un referendum, alimenterà di certo un dibattito. I Democratici hanno così messo nero su bianco un progetto di lungo respiro e di apertura mirata alle nuove tecnologie che produrrà effetti tra 10-15 anni. Senza però chiudere la porta in faccia alla maggioranza.
Il piano di Largo del Nazareno prevede investimenti sulla formazione di operai e ingegneri («tutta da ricostruire, siamo fermi a vent’anni fa» spiega un tecnico del settore), siti di smalti- mento delle scorie e dei rifiuti sanitari. Prima fase: far rientrare l’Italia nel club dei Paesi a competenze avanzate, come Usa e Francia. Seconda fase: trovare un «mix energetico» in ambito europeo, in modo che se Francia e Germania investono sul nucleare il Belpaese può insistere sul gas.
Il governo vuole affidare all’atomo il 25% del fabbisogno energetico (anche se Scajola mira a ripartire dal petrolio italiano: un miliardo di barili stimati nel sottosuolo), il Pd non si sbilancia sulle percentuali. E chiaro che l’investimento maggiore resta sulle energie rinnovabili, mentre per la risposta immediata bisogna insistere sui rigassificatori.
E se Berlusconi spinge sul caro gasolio per convincere la gente, Bersani replica con una battuta: «Non ho mai visto un’auto andare a motore nucleare...». Ecco perché tra le prossime liberalizzazione c’è anche l’abolizione delle distanze minime tra benzinai.
===
commento:
tutti i partiti sono diventati delle scorie nucleari di difficile smaltimento.
L'Unità del 6 ottobre 2008, pag. 3
di Federica Fantozzi
Il Pd dice sì al nucleare purché sia un «sistema»: quarta generazione, ricerca avanzata, know how, rientro dei cervelli. E le centrali che il governo vuole costruire? In questo quadro, «nessun pregiudizio», l’epoca del «no ideologico a prescindere» è tramontata. Paletti invece sì: un paio di centrali non risolvono il problema del fabbisogno energetico e non devono essere «uno spot». Va in pressing il ministro dello Sviluppo Economico Scajola: «Basta chiacchiere, sfidiamo la sinistra e speriamo che raccolga la sfida. Se tutti i Paesi al mondo vanno sul nucleare, perché noi no? Non possiamo dipendere dagli umori di Paesi a rischio che ogni giorno potrebbero chiudere i rubinetti». Stamattina a Roma il partito di Veltroni terrà la sua Conferenza Economica intitolata «Così non va. Prezzi, redditi, produzione, consumi». Ne parleranno, oltre al leader, il ministro ombra dell’Economia Pierluigi Bersani, l’economista Stefano Fassina, i ministri ombra dello Sviluppo Economico Matteo Colaninno (che sarà il relatore sui temi energetici), del Welfare Enrico Letta e delle Infrastrutture Andrea Martella.
La Conferenza farà anche le pulci al centrodestra: «La politica economica del governo è assente. Non basta aver finito di abolire l’Ics e detassato gli straordinari». Alla presidente di Confindustria Marcegaglia risponderà: «Più Stato va bene, ma anche quando detta le regole, non soltanto quando aiuta le imprese». Tra le proposte ci sarà quella di sostituire alla social card una misura strutturale: una «quindicesima» per le pensioni fino a 4-500 euro. E la terza «lenzuolata» delle liberalizzazioni avviate da Bersani con il governo Prodi.
Mentre il ministro Scajola rassicura che il governo è determinato a porre la prima pietra di una centrale nucleare entro la fine della legislatura, nel Pd il tema dell’energia atomica diventa oggetto di un approccio articolato. Non una svolta: le aperture sull’argomento si sono susseguite, da Realacci a Bersani a D’Alema. Ma un chiarimento che dovrebbe spazzare via le chiusure aprioristiche del passato.
E che in un settore così delicato, su cui gli italiani si sono espressi con un referendum, alimenterà di certo un dibattito. I Democratici hanno così messo nero su bianco un progetto di lungo respiro e di apertura mirata alle nuove tecnologie che produrrà effetti tra 10-15 anni. Senza però chiudere la porta in faccia alla maggioranza.
Il piano di Largo del Nazareno prevede investimenti sulla formazione di operai e ingegneri («tutta da ricostruire, siamo fermi a vent’anni fa» spiega un tecnico del settore), siti di smalti- mento delle scorie e dei rifiuti sanitari. Prima fase: far rientrare l’Italia nel club dei Paesi a competenze avanzate, come Usa e Francia. Seconda fase: trovare un «mix energetico» in ambito europeo, in modo che se Francia e Germania investono sul nucleare il Belpaese può insistere sul gas.
Il governo vuole affidare all’atomo il 25% del fabbisogno energetico (anche se Scajola mira a ripartire dal petrolio italiano: un miliardo di barili stimati nel sottosuolo), il Pd non si sbilancia sulle percentuali. E chiaro che l’investimento maggiore resta sulle energie rinnovabili, mentre per la risposta immediata bisogna insistere sui rigassificatori.
E se Berlusconi spinge sul caro gasolio per convincere la gente, Bersani replica con una battuta: «Non ho mai visto un’auto andare a motore nucleare...». Ecco perché tra le prossime liberalizzazione c’è anche l’abolizione delle distanze minime tra benzinai.
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tutti i partiti sono diventati delle scorie nucleari di difficile smaltimento.
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