Altolà di radicali e Italia dei Valori Nucleare, l'agenzia apre un caso nel Pd
Corriere della Sera del 16 ottobre 2008, pag. 14
di S. Riz.
Il nucleare apre un caso nel Pd, anche se per Erminio Quartiani, uomo chiave della partita, la questione semplicemente non esiste. Non esiste perché i radicali che martedì alla Camera hanno preso le distanze dall'Agenzia per la sicurezza nucleare («che se c'è è perché abbiamo fatto noi la proposta», precisa il deputato del Pd), «non sono il Partito democratico». Resta il fatto che Elisabetta Zamparutti deputata radicale che ha sconfessato pubblicamente quell'Agenzia, passata in commissione con l'astensione puramente «politica» del Pd, che l'ha però concretamente sostenuta, è nello stesso gruppo parlamentare di Walter Veltroni. Ed è la prima volta che lì si fa una crepa su un tema così delicato come il ritorno alle centrali atomiche. Circostanza che fa quasi passare in secondo piano la ben più rumorosa reazione dei dipietristi che per bocca di Domenico Scilipoti si sono detti «stupiti per l'astensione del Pd, che invece ha sempre avuto una posizione diametralmente opposta a quella del governo, ovvero contro il nucleare».
Che cosa sta succedendo? Per Quartiani la posizione assunta dal Pd, indicativa secondo il leghista Andrea Gibelli, presidente della commissione Attività produttive della Camera, di «un clima bipartisan e costruttivo» sul ritorno al nucleare, non è né più, né meno, che quella «contenuta nel programma elettorale». Semmai con una «evoluzione che fa i conti con una situazione nuova». Quale sarebbe? «C'è una maggioranza parlamentare disponibile a chiudere con le preclusioni ideologiche e a dotarsi di una struttura per la ricostruzione di un sistema italiano per l'energia nucleare», spiega Quartiani. Ma se questo è vero, resta soltanto da capire se questa linea sia condivisa da tutto il Partito democratico, radicali a parte.
Anche l’ambientalista Ermete Realacci, per esempio, invita a ripassare il programma del Partito democratico. «C'è una posizione nota da tempo, che è quella di guardare, senza ideologismi, alle possibilità di sviluppo dell'energia atomica di quarta generazione».
Ma nel programma, sottolinea il ministro ombra per l'Ambiente del Partito democratico, «si dice pure che il nucleare non può essere la panacea per i nostri problemi energetici». E poi aggiunge: «Il governo vuole fare le nozze con i fichi secchi. Senza nemmeno dare garanzie di indipendenza per le nomine dell'Agenzia, prevedendo per esempio un passaggio parlamentare. Questa accelerazione è molto propagandistica e poco utile per l'Italia».
Soltanto sfumature? Andrea Margheri, ex senatore del Pci che a sinistra è fra i più convinti nuclearisti, la vede così: «La maggioranza ha scelto questo cavallo di battaglia per pura propaganda. L'opposizione risponde come fece Bertoldo, disposto a farsi impiccare a condizione di poter scegliere la pianta a cui appendere la corda. E scelse , una pianta di fragola». Traduzione: «Il Partito democratico sta sfuggendo al problema. La formula "nessun ideologismo" con cui Matteo Colaninno (ministro ombra del Pd per lo Sviluppo, ndr) pensa di aver risolto la questione, in realtà non risolve nulla. Perché se matura una scelta nucleare seria bisogna lavorarci, senza distinzioni politiche, con il contributo di tutte le energie. E questo ancora non si vede».
Corriere della Sera del 16 ottobre 2008, pag. 14
di S. Riz.
Il nucleare apre un caso nel Pd, anche se per Erminio Quartiani, uomo chiave della partita, la questione semplicemente non esiste. Non esiste perché i radicali che martedì alla Camera hanno preso le distanze dall'Agenzia per la sicurezza nucleare («che se c'è è perché abbiamo fatto noi la proposta», precisa il deputato del Pd), «non sono il Partito democratico». Resta il fatto che Elisabetta Zamparutti deputata radicale che ha sconfessato pubblicamente quell'Agenzia, passata in commissione con l'astensione puramente «politica» del Pd, che l'ha però concretamente sostenuta, è nello stesso gruppo parlamentare di Walter Veltroni. Ed è la prima volta che lì si fa una crepa su un tema così delicato come il ritorno alle centrali atomiche. Circostanza che fa quasi passare in secondo piano la ben più rumorosa reazione dei dipietristi che per bocca di Domenico Scilipoti si sono detti «stupiti per l'astensione del Pd, che invece ha sempre avuto una posizione diametralmente opposta a quella del governo, ovvero contro il nucleare».
Che cosa sta succedendo? Per Quartiani la posizione assunta dal Pd, indicativa secondo il leghista Andrea Gibelli, presidente della commissione Attività produttive della Camera, di «un clima bipartisan e costruttivo» sul ritorno al nucleare, non è né più, né meno, che quella «contenuta nel programma elettorale». Semmai con una «evoluzione che fa i conti con una situazione nuova». Quale sarebbe? «C'è una maggioranza parlamentare disponibile a chiudere con le preclusioni ideologiche e a dotarsi di una struttura per la ricostruzione di un sistema italiano per l'energia nucleare», spiega Quartiani. Ma se questo è vero, resta soltanto da capire se questa linea sia condivisa da tutto il Partito democratico, radicali a parte.
Anche l’ambientalista Ermete Realacci, per esempio, invita a ripassare il programma del Partito democratico. «C'è una posizione nota da tempo, che è quella di guardare, senza ideologismi, alle possibilità di sviluppo dell'energia atomica di quarta generazione».
Ma nel programma, sottolinea il ministro ombra per l'Ambiente del Partito democratico, «si dice pure che il nucleare non può essere la panacea per i nostri problemi energetici». E poi aggiunge: «Il governo vuole fare le nozze con i fichi secchi. Senza nemmeno dare garanzie di indipendenza per le nomine dell'Agenzia, prevedendo per esempio un passaggio parlamentare. Questa accelerazione è molto propagandistica e poco utile per l'Italia».
Soltanto sfumature? Andrea Margheri, ex senatore del Pci che a sinistra è fra i più convinti nuclearisti, la vede così: «La maggioranza ha scelto questo cavallo di battaglia per pura propaganda. L'opposizione risponde come fece Bertoldo, disposto a farsi impiccare a condizione di poter scegliere la pianta a cui appendere la corda. E scelse , una pianta di fragola». Traduzione: «Il Partito democratico sta sfuggendo al problema. La formula "nessun ideologismo" con cui Matteo Colaninno (ministro ombra del Pd per lo Sviluppo, ndr) pensa di aver risolto la questione, in realtà non risolve nulla. Perché se matura una scelta nucleare seria bisogna lavorarci, senza distinzioni politiche, con il contributo di tutte le energie. E questo ancora non si vede».
2 commenti:
ciao! bel blog! ho linkato uno dei tuoi post per un mio contributo contro il nucleare (vedi http://conto-alla-rovescia.noblogs.org/post/2008/11/05/nucleare-politica-e-ruolo-del-pd )
link errato :( ... vabbeh il blog è quello lì, l'articolo si trova facilmente)
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