Incidente in Belgio, un atomo tira l'altro
Anna Maria Merlo
Il Manifesto del 30/08/2008
Dopo quelli francesi, guasto a un laboratorio a Fleurus «Attenti alle verdure»: l'allarme dopo una settimana
Quando si tratta di nucleare, le reticenze e l'opacità dell'informazione sono di rigore. L'ultimo episodio è successo in Belgio. Ieri, delle auto delle polizia munite di altoparlanti si sono finalmente decise ad informare la popolazione nella cittadina di Fleurus (20mila abitanti), chiedendo di non consumare frutta e verdura coltivata sul luogo, di non bere l'acqua del rubinetto e il latte prodotto nelle fattorie della zona. Queste misure si applicano anche ad altri comuni vicini della regione di Charleroi.
L'incidente aveva però avuto luogo nel fine settimana scorso. In questo caso non si tratta di una centrale nucleare, ma di un laboratorio dell'Istituto dei radioelementi, un'istituzione riconosciuta di utilità pubblica, il secondo produttore mondiale di radioisotopi ad uso medico. Nello scorso fine settimana, il personale aveva constato una fuga di iodio radioattivo e informato in seguito l'Agenzia federale belga del controllo nucleare.
Il borgomastro di Charleroi, Jean-Jacques Viseur, si è detto ieri «sorpreso» e «scontento» di non essere stato informato dei rischi in tempi decenti: «E' solo per caso che sono venuto a sapere che alcuni comuni del circondario di Charleroi erano anch'essi implicati dai consigli dati agli abitanti, di non consumare i prodotti degli orti». Il sindaco si inquieta: «Nessuno si è preso la briga di avvertirmi. Se non viene rispettato l'obbligo di informare il sindaco della città, cosa succederà in caso di una vera catastrofe?»
Gli ecologisti accusano il governo e l'Istituto dei radioelementi di aver avuto una reazione troppo lenta. L'Agenzia federale belga per il controllo nucleare ha classificato l'incidente al livello tre su una scala di sette. Si tratta del più grave incidente nucleare avvenuto in Belgio negli ultimi anni. Inizialmente, era stato presentato come inoffensivo per la popolazione. «La popolazione è inquieta - afferma il borgomastro di Fleurus, Jean-Luc Borremans - è normale, il nucleare fa paura, ma io ho fiducia nei professionisti del settore che mi dicono che la situazione è senza pericolo» e che la proibizione di consumare frutta, verdura, latte e acqua «è una semplice misura di prevenzione». Ma il borgomastro si è comunque informato presso le autorità se era il caso di distribuire ai suoi cittadini le capsule di iodio previste in caso di inquinamento nucleare. «Per il momento, non è il caso» ha detto, rassicurato.
La produzione dell'Istituto dei radioelementi è stata però sospesa da martedì scorso. Il borgomastro sottolinea che così si corre il rischio di privare di medicine alcuni malati di cancro: «Si tratta di un'impresa che ha un ruolo umanitario non trascurabile. Bisogna mantenere la testa fredda». Dell'incidente sono stati informati tutti i paesi del'Unione europea, oltre alla Croazia e alla Svizzera, che fanno parte del dispositivo Ecurie (acronimo di European Community Urgent Radiological Information Exchange).
La dinamica del caso belga ricorda quella dei recenti incidenti nucleari avvenuti in Francia all'inizio di luglio. A Tricastin prima, a a Romans-sur-Isère poi, le autorità hanno prima cercato di passare sotto silenzio la fuga radioattiva, poi hanno minimizzato la portata degli incidenti. In Francia, gli incidenti riguardavano delle centrali nucleari. A Tricastin, l'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn) aveva chiesto la sospensione dell'attività solo dopo alcuni giorni di polemica crescente, dopo che si era verificata una fuga di 75 chilogrammi di uranio. L'azienda aveva già dato l'allarme con 12 ore di ritardo e prima che la popolazione venisse informata dell'incidente è passato altro tempo. Poi è stato detto che si trattava di un incidente minore, di livello uno. Ma in seguito si è scoperto che sul sito c'erano anche scorie di origine militare, che da trent'anni venivano accumulate senza precauzioni.
A Romans-sur-Isère la fuga era dovuto alla rottura di una canalizzazione che collega un laboratorio di produzione del combustibile nucleare con la stazione di ritrattamento. «Nessun impatto sull'ambiente, le quantità di uranio sono molto deboli», aveva rassicurato l'Asn, ma il ministero dell'ambiente ha dovuto prevedere analisi sulla radioattività intorno a tutte le 58 centrali nucleari francesi. Tricastin e Romans-sur-Isère sono due siti di filiali di Areva, l'ex Gogedim, il gigante al vertice del programma di esportazione del nucleare portato avanti da Sarkozy, che non perde occasione per propagandare «l'energia del futuro», che ha già venduto un po' dappertutto, dalla Libia alla Cina, dai paesi del Golfo al Sudafrica. Gli ecologisti accusano le autorità di mancare di trasparenza: «L'informazione è stata tenuta sotto stretto controllo dall'Asn - denuncia France, Nature, Environnement - la politica ha perso il controllo del nucleare».
Anna Maria Merlo
Il Manifesto del 30/08/2008
Dopo quelli francesi, guasto a un laboratorio a Fleurus «Attenti alle verdure»: l'allarme dopo una settimana
Quando si tratta di nucleare, le reticenze e l'opacità dell'informazione sono di rigore. L'ultimo episodio è successo in Belgio. Ieri, delle auto delle polizia munite di altoparlanti si sono finalmente decise ad informare la popolazione nella cittadina di Fleurus (20mila abitanti), chiedendo di non consumare frutta e verdura coltivata sul luogo, di non bere l'acqua del rubinetto e il latte prodotto nelle fattorie della zona. Queste misure si applicano anche ad altri comuni vicini della regione di Charleroi.
L'incidente aveva però avuto luogo nel fine settimana scorso. In questo caso non si tratta di una centrale nucleare, ma di un laboratorio dell'Istituto dei radioelementi, un'istituzione riconosciuta di utilità pubblica, il secondo produttore mondiale di radioisotopi ad uso medico. Nello scorso fine settimana, il personale aveva constato una fuga di iodio radioattivo e informato in seguito l'Agenzia federale belga del controllo nucleare.
Il borgomastro di Charleroi, Jean-Jacques Viseur, si è detto ieri «sorpreso» e «scontento» di non essere stato informato dei rischi in tempi decenti: «E' solo per caso che sono venuto a sapere che alcuni comuni del circondario di Charleroi erano anch'essi implicati dai consigli dati agli abitanti, di non consumare i prodotti degli orti». Il sindaco si inquieta: «Nessuno si è preso la briga di avvertirmi. Se non viene rispettato l'obbligo di informare il sindaco della città, cosa succederà in caso di una vera catastrofe?»
Gli ecologisti accusano il governo e l'Istituto dei radioelementi di aver avuto una reazione troppo lenta. L'Agenzia federale belga per il controllo nucleare ha classificato l'incidente al livello tre su una scala di sette. Si tratta del più grave incidente nucleare avvenuto in Belgio negli ultimi anni. Inizialmente, era stato presentato come inoffensivo per la popolazione. «La popolazione è inquieta - afferma il borgomastro di Fleurus, Jean-Luc Borremans - è normale, il nucleare fa paura, ma io ho fiducia nei professionisti del settore che mi dicono che la situazione è senza pericolo» e che la proibizione di consumare frutta, verdura, latte e acqua «è una semplice misura di prevenzione». Ma il borgomastro si è comunque informato presso le autorità se era il caso di distribuire ai suoi cittadini le capsule di iodio previste in caso di inquinamento nucleare. «Per il momento, non è il caso» ha detto, rassicurato.
La produzione dell'Istituto dei radioelementi è stata però sospesa da martedì scorso. Il borgomastro sottolinea che così si corre il rischio di privare di medicine alcuni malati di cancro: «Si tratta di un'impresa che ha un ruolo umanitario non trascurabile. Bisogna mantenere la testa fredda». Dell'incidente sono stati informati tutti i paesi del'Unione europea, oltre alla Croazia e alla Svizzera, che fanno parte del dispositivo Ecurie (acronimo di European Community Urgent Radiological Information Exchange).
La dinamica del caso belga ricorda quella dei recenti incidenti nucleari avvenuti in Francia all'inizio di luglio. A Tricastin prima, a a Romans-sur-Isère poi, le autorità hanno prima cercato di passare sotto silenzio la fuga radioattiva, poi hanno minimizzato la portata degli incidenti. In Francia, gli incidenti riguardavano delle centrali nucleari. A Tricastin, l'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn) aveva chiesto la sospensione dell'attività solo dopo alcuni giorni di polemica crescente, dopo che si era verificata una fuga di 75 chilogrammi di uranio. L'azienda aveva già dato l'allarme con 12 ore di ritardo e prima che la popolazione venisse informata dell'incidente è passato altro tempo. Poi è stato detto che si trattava di un incidente minore, di livello uno. Ma in seguito si è scoperto che sul sito c'erano anche scorie di origine militare, che da trent'anni venivano accumulate senza precauzioni.
A Romans-sur-Isère la fuga era dovuto alla rottura di una canalizzazione che collega un laboratorio di produzione del combustibile nucleare con la stazione di ritrattamento. «Nessun impatto sull'ambiente, le quantità di uranio sono molto deboli», aveva rassicurato l'Asn, ma il ministero dell'ambiente ha dovuto prevedere analisi sulla radioattività intorno a tutte le 58 centrali nucleari francesi. Tricastin e Romans-sur-Isère sono due siti di filiali di Areva, l'ex Gogedim, il gigante al vertice del programma di esportazione del nucleare portato avanti da Sarkozy, che non perde occasione per propagandare «l'energia del futuro», che ha già venduto un po' dappertutto, dalla Libia alla Cina, dai paesi del Golfo al Sudafrica. Gli ecologisti accusano le autorità di mancare di trasparenza: «L'informazione è stata tenuta sotto stretto controllo dall'Asn - denuncia France, Nature, Environnement - la politica ha perso il controllo del nucleare».
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