Siti per i rifiuti nudeari Puglia guida il fronte del «no»
La Gazzetta del Mezzogiorno del 17 settembre 2008, pag. 10
di Giuseppe Armenise
Nucleare, si annuncia difficile il confronto tra governo e regioni. Il documento con il quale la Calabria, capofila, si presenterà all'incontro della conferenza Stato-regioni di domani sancisce l'indisponibilità dei territori a subire decisioni calate dall’alto tanto per quanta attiene la materiale individuazione del sito destinato allo stoccaggio delle scorie nucleari, quanta per la tipologia dei rifiuti radioattivi da avviare allo stoccaggio stesso.
Dall'incontro di ieri tra tutti gli assessori aU'Ambiente (assente la regione Veneto) è emerso un quadro di grande scetticismo sull’opportunita di riprendere il programma nucleare fortemente voluto dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. A guidare il fronte del no proprio la regione Puglia con l'assessore all'Ecologia, Michele Losappio, il quale ha più volte ribadito l'inopportunità di chiedere ulteriori sacrifici ad un territorio giù abbondantemente marchiato da emergenze ambientali legate ad insediamenti produttivi (Ilva di Taranto e Petrolchimico di Brindisi su tutti).
La Puglia, peraltro, già oggi produce una quantità di energia - pari all'88% in più rispetto al fabbisogno - seconda solo a quella della Lombardia. Seguendo i parametri del protocollo di Kyoto, tali cifre (la Puglia, da sola, fa fronte al deficit di energia prodotta in Campania), sono strettamente legate alle quote di anidride carbonica (CO2) emessa in atmosfera. Un eccesso di CO2 di tali proporzioni mal si concilierebbe - è il ragionamento degli amministratori pugliesi - con l'eventualità di aggiungere altri impianti a quelli già esistenti.
Ma anche le altre regioni hanno espresso le loro perplessità sul futuro del nucleare in Italia e sulla possibilità di accollarsi, sia pure a fronte di incentivi e misure compensative, l'onere di ospitare il sito unico nazionale, ovvero la discarica dei rifiuti radioattivi (scorie e rifiuti sanitari a basso impatto) d'Italia.
Le perplessità si sono trasformate essenzialmente in due proposte che sono altrettante rivendicazioni nei confronti del governo. La prima: il sito-discarica delle scorie deve essere individuato necessariamente attraverso un processo di concertazione con le regioni, eliminando dunque qualsiasi alternativa di tipo imperativo, che consenta al governo nazionale di decidere da solo. La seconda: occorre eliminare dal piano del governo qualsiasi riferimento allo stoccaggio di scorie prodotte da impianti futuri. Dunque, nel sito unico nazionale, secondo le regioni, dovrebbero finire solo i rifiuti radioattivi di tipo sanitario a basso impatto e quelli delle vecchie centrali ormai dismesse da oltre un ventennio (Trino vercellese, Caorso, Rotondella).
Sul tavolo del governo c’è, in questo momento, anche la questione della nascita della nuova agenzia per il nucleare. A questo soggetto (probabilmente farà capo al ministero all'Ambiente) spetterà il compito di fissare i criteri ai quali dovranno rispondere i siti destinati a ospitare tanto la discarica dei rifiuti nucleari quanta le centrali e successivamente di effettuare i controlli tecnici e ambientali sugli impianti.
La Gazzetta del Mezzogiorno del 17 settembre 2008, pag. 10
di Giuseppe Armenise
Nucleare, si annuncia difficile il confronto tra governo e regioni. Il documento con il quale la Calabria, capofila, si presenterà all'incontro della conferenza Stato-regioni di domani sancisce l'indisponibilità dei territori a subire decisioni calate dall’alto tanto per quanta attiene la materiale individuazione del sito destinato allo stoccaggio delle scorie nucleari, quanta per la tipologia dei rifiuti radioattivi da avviare allo stoccaggio stesso.
Dall'incontro di ieri tra tutti gli assessori aU'Ambiente (assente la regione Veneto) è emerso un quadro di grande scetticismo sull’opportunita di riprendere il programma nucleare fortemente voluto dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. A guidare il fronte del no proprio la regione Puglia con l'assessore all'Ecologia, Michele Losappio, il quale ha più volte ribadito l'inopportunità di chiedere ulteriori sacrifici ad un territorio giù abbondantemente marchiato da emergenze ambientali legate ad insediamenti produttivi (Ilva di Taranto e Petrolchimico di Brindisi su tutti).
La Puglia, peraltro, già oggi produce una quantità di energia - pari all'88% in più rispetto al fabbisogno - seconda solo a quella della Lombardia. Seguendo i parametri del protocollo di Kyoto, tali cifre (la Puglia, da sola, fa fronte al deficit di energia prodotta in Campania), sono strettamente legate alle quote di anidride carbonica (CO2) emessa in atmosfera. Un eccesso di CO2 di tali proporzioni mal si concilierebbe - è il ragionamento degli amministratori pugliesi - con l'eventualità di aggiungere altri impianti a quelli già esistenti.
Ma anche le altre regioni hanno espresso le loro perplessità sul futuro del nucleare in Italia e sulla possibilità di accollarsi, sia pure a fronte di incentivi e misure compensative, l'onere di ospitare il sito unico nazionale, ovvero la discarica dei rifiuti radioattivi (scorie e rifiuti sanitari a basso impatto) d'Italia.
Le perplessità si sono trasformate essenzialmente in due proposte che sono altrettante rivendicazioni nei confronti del governo. La prima: il sito-discarica delle scorie deve essere individuato necessariamente attraverso un processo di concertazione con le regioni, eliminando dunque qualsiasi alternativa di tipo imperativo, che consenta al governo nazionale di decidere da solo. La seconda: occorre eliminare dal piano del governo qualsiasi riferimento allo stoccaggio di scorie prodotte da impianti futuri. Dunque, nel sito unico nazionale, secondo le regioni, dovrebbero finire solo i rifiuti radioattivi di tipo sanitario a basso impatto e quelli delle vecchie centrali ormai dismesse da oltre un ventennio (Trino vercellese, Caorso, Rotondella).
Sul tavolo del governo c’è, in questo momento, anche la questione della nascita della nuova agenzia per il nucleare. A questo soggetto (probabilmente farà capo al ministero all'Ambiente) spetterà il compito di fissare i criteri ai quali dovranno rispondere i siti destinati a ospitare tanto la discarica dei rifiuti nucleari quanta le centrali e successivamente di effettuare i controlli tecnici e ambientali sugli impianti.
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