venerdì 5 febbraio 2010

Sfida atomica governo-regioni

Il Manifesto 5 febbraio 2010, p. 4

IL NUCLEARE PROSSIMO VENTURO Il ministro Scajola impugna davanti alla corte costituzionale le leggi regionali di Campania, Puglia e Basilicata che dicono no al nucleare. Tutte e tre sono regioni governate dal centrosinistra, tutte e tre voteranno in marzo. E per paura del voto i siti restano segreti
Sfida atomica governo-regioni
C.L.

ROMA
Tra governo e regioni è scontro frontale sul nucleare. Ieri il consiglio dei ministri ha infatti deciso di impugnare di fronte alla Corte costituzionale le tre leggi regionali con cui Puglia, Campania e Basilicata vietano l'installazione di centrali nucleari nei rispettivi territori. Un atto «necessario per ragioni di diritto e di merito», ha spiegato il ministro per le Attività produttive Claudio Scajola, che con il collega per gli Affari regionali Raffaele Fitto ha proposto il ricorso alla Consulta. Per il governo le tre leggi interverrebbero infatti su una materia concorrente con lo Stato come la produzione, il trasporto e la distribuzione dell'energia, non riconoscendone perdipiù la competenza esclusiva in materia di tutela dell'ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza. La decisione è però anche un tentativo di fare piazza pulita di eventuali ostacoli a quello che lo stesso Scajola ha definito come un punto «fondamentale» del programma di governo come il ritorno all'atomo.
Ma c'è, infine, una terza motivazione, più squisitamente politica come spiega Scajola senza troppi giri di parole. «Non impugnare le tre leggi - ha detto infatti il ministro - avrebbe costituito un precedente pericoloso, perché si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione delle infrastrutture necessarie per il paese».
La mossa del governo ha provocato la reazione dei governatori delle tre regioni interessate che, seppure con toni diversi, hanno confermato il loro no al nucleare.«Siamo convinti di aver agito nel pieno rispetto delle norme costituzionali e della competenze delle regioni», ha detto il presidente della Campania Antonio Bassolino, convinto che alla fine la Consulta non darà ragione a Palazzo Chigi. «Il governo viene allo scoperto e conferma la linea ispirata a un egoistico centralismo» ha commentato invece il governatore della Basilicata Vito De Filippo, mentre per il governatore Nichi Vendola «se il governo vuole fare i propri affari nucleari in Puglia, noi saremo la regione più disobbediente d'Italia».
Il ricorso alla Consulta è solo l'ultimo atto di una scontro che da mesi contrappone regioni e governo sull'atomo. Fino a ieri, l'ultima parola l'aveva pronunciata il 27 gennaio scorso la Conferenza delle regioni bocciando a maggioranza il piano di costruzione di quattro nuove centrali nucleari (uniche a votare contro Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia). E alla Corte costituzionale si sono rivolte anche undici regioni (Lazio, Marche. Umbria, Basilicata, Puglia, Calabria, Toscana, Liguria. Emilia Romagna, Piemonte e Campania) con un ricorso contro la norma che prevede la possibilità di avviare la costruzione di una centrale nucleare o di un impianto di trattamento delle scorie anche in presenza di un parere contrario degli enti locali e delle regioni interessate, militarizzando perdipiù i siti scelti.
Nonostante tutti i tentativi di far allontanare il più possibile ogni discorso sul nucleare dalle imminenti elezioni regionali (la scelta dei siti dove dovrebbero sorgere gli impianti costruiti da Enel e dalla francese Edf è stata rimandata non a caso a quando le urne saranno chiuse), è stata proprio l'offensiva delle regioni a costringere il governo alla reazione. «Non sarà con la forza che si farà digerire agli italiani una scelta costosa e sbagliata», è stato il commento di Ermete Realacci (Pd) mentre il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro ha annunciato che al congresso del partito, che comincia oggi, annuncerà l'avvio della raccolta di firme per un nuovo referendum contro il nucleare, il secondo dopo quello che nel 1987 sancì il primo stop all'atomo. Durissimo, infine, il commento di Angelo Bonelli, per il quale la scelta fatta dal governo di impugnare le tre leggi regionali «è un atto fascista e fuori dalla democrazia». «E' sempre più evidente, ormai, - ha detto il presidente dei Verdi - la volontà di mettere i cittadini italiani davanti al fatto compiuto rispetto alla costruzione delle centrali nucleari imponendole con l'esercito e ignorando completamente la democrazia e la scelta delle regioni».

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