sabato 28 febbraio 2009

L'insostenibile business del nucleare

L'insostenibile business del nucleare

L'Unità del 27 febbraio 2009, pag. 37

Elisabetta Zamparutti

Martedì scorso, mentre Berlusconi siglava l`accordo sul nucleare, la Camera dei Deputati votava una mozione sulla sostenibilità ambientale, frutto di un`intesa tra tutti i gruppi parlamentari che non faceva alcun accenno al nucleare e bocciava, sullo stesso tema, una mozione dell`Udc che conteneva l`impegno a ripercorrere la strada del nucleare. C`è da chiedersi quale valenza possa avere una mozione parlamentare nei confronti di un Governo e di un suo Presidente che firma accordi sul nucleare senza che vi sia neppure l`approvazione definitiva, in attesa del voto del Senato, del quadro normativo di riferimento. E c`è da chiedersi quale valenza abbia oggi l`opinione pubblica se Berlusconi afferma che fu «il fanatismo ideologico di una parte politica» a interrompere «la costruzione di centrali che erano vicine ad essere completate», mentre l`uscita dal nucleare fu frutto di un voto referendario, animato dai Radicali, i cui quesiti peraltro non chiedevano affatto l`abolizione o la chiusura di alcuna centrale. Perché il problema di fondo non è nucleare o non nucleare ma quali opportunità intendiamo cogliere a partire dalle nostre condizioni e potenzialità, a quali costi, economici e sociali e soprattutto con quale metodo, vista l`incapacità del Governo di scegliere prevedendo e considerando sempre tutte le alternative possibili. Emma Bonino (in una intervista a questo giornale, ndr) ha affermato l`anti-economicità di una scelta nucleare di terza generazione che ci vedrebbe spendere oltre 20 miliardi di euro - che non potranno essere per la maggior parte altro che fondi pubblici - per coprire un fabbisogno di energia di appena il 5%. Il fatto è che in ambito energetico compiamo scelte in nome di un`aprioristica simpatia industriale. In questo come in altri affari, penso ad Alitalia, non vedo l`interesse nazionale né minima traccia di una visione strategica che dia al nostro Paese prospettiva e dimensione sovranazionali, le sole in grado di risolvere i problemi del nostro tempo e della nostra società e che approfondiremo al Congresso italiano del Partito Radicale Transnazionale che si apre oggi a Chianciano. Di fronte al vuoto politico, gli interessi di parte si impongono come la sola politica del nostro Paese. Accade così che, assecondando le richieste di Confidustria, ci distinguiamo in Europa solo per leadership nella tattica dei ritardi e dei rinvii rispetto agli obiettivi «20-20-20» di uno sviluppo eco-sostenibile, e seguendo, in tema di gas e petrolio, la linea dettata dagli interessi dell`Eni, ci troviamo a perseguire una politica estera che, vincolandoci a Russia e Libia, segna una rottura del quadro storico di alleanze e allontana sempre più il nostro Paese dalla comunità delle democrazie.

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