Il grande inganno dell'energia nucleare
Corriere della Sera del 10 marzo 2009, pag. 34
Dacia Maraini
Si torna al nucleare. Decidendo per le scelte monumentali, contro scelte meno pompose ma più concrete e razionali: il grandioso ponte di Messina anziché le strade, gli acquedotti e le ferrovie che in Sicilia sono mostruosamente in ritardo e in condizioni pietose. Le centrali nucleari che comportano spese immense e mastodontiche costruzioni contro i più modesti ma sicuri investimenti sul solare o sull`eolico. Un argomento poco dibattuto, su cui si sofferma Angelo Baracca nel suo bel libro L`Italia torna al nucleare? è che le centrali producono solo energia elettrica. Ma l`elettricità costituisce un quinto dei consumi totali. Più dell`80% dell`energia che serve per trasporti e agricoltura non è elettrica. Quindi, anche costruendo venti centrali nucleari saremmo sempre costretti a importare petrolio e uranio. Anche la Francia, il paese d`Europa più nuclearizzato, importa petrolio, ancora più che l`Italia. Quindi chi dice che costruiamo centrali per renderci indipendenti dalle importazioni di combustibile fossile, mente, o dà fumo negli occhi. L`argomento cardine è che comunque le energie alternative non sarebbero sufficienti. La risposta è che se non si investe non c`è ricavo. La Spagna in un anno ha creato impianti eolici per 3500 megawatt, pari a due centrali nucleari e mezzo. E la Germania a sua volta produce più del 30% della sua energia attraverso il solare. Andiamo ai tempi di costruzione, che sono lunghi e ai costi che sono altissimi. Proprio nel nostro Paese, dove per costruire un pezzo di autostrada ci si mette dieci anni, cosa succederà con le centrali di cui ancora non sappiamo nemmeno dove dovrebbero essere impiantate? Si parla di 15 0 20 anni. Questo significa che quando sarà pronta la prima delle tante annunciate le tecnologie nucleari saranno già obsolete. Inoltre le centrali hanno bisogno di materiale (cemento e acciaio) raffinato e di grande qualità. In un Paese come il nostro in cui si scoprono continuamente imbrogli sul materiale per costruire case e scuole, dove la mano delle organizzazioni criminali si infila con tanta disinvoltura nei lavori pubblici, possiamo stare sicuri? Per non parlare delle scorie che nessuno sa dove seppellire, soprattutto in un Paese ad alto rischio sismico e geologico, ad alta densità di popolazione come il nostro. Ricordando che il plutonio per uso civile ha una durata di contaminazione che dura 24.360 anni. Se si osserva una carta delle centrali nucleari in costruzione si vede che solo la Bulgaria, l`Ucraina, la Finlandia e la Russia sono in procinto di costruirne di nuove. Tutti gli altri paesi, fra cui Germania, Belgio, Olanda, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, Svezia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca stanno intelligentemente investendo su energie rinnovabili e pulite. «La tecnologia nucleare francese, che da qualche anno ha difficoltà a scovare nuovi mercati - dice Emma Bonino - ha trovato l`Eldorado in Italia con la commessa di ben 4 nuovi-vecchi impianti». E ragionevole spendere venti miliardi di euro per produrre il 5% di energia del Paese?
Corriere della Sera del 10 marzo 2009, pag. 34
Dacia Maraini
Si torna al nucleare. Decidendo per le scelte monumentali, contro scelte meno pompose ma più concrete e razionali: il grandioso ponte di Messina anziché le strade, gli acquedotti e le ferrovie che in Sicilia sono mostruosamente in ritardo e in condizioni pietose. Le centrali nucleari che comportano spese immense e mastodontiche costruzioni contro i più modesti ma sicuri investimenti sul solare o sull`eolico. Un argomento poco dibattuto, su cui si sofferma Angelo Baracca nel suo bel libro L`Italia torna al nucleare? è che le centrali producono solo energia elettrica. Ma l`elettricità costituisce un quinto dei consumi totali. Più dell`80% dell`energia che serve per trasporti e agricoltura non è elettrica. Quindi, anche costruendo venti centrali nucleari saremmo sempre costretti a importare petrolio e uranio. Anche la Francia, il paese d`Europa più nuclearizzato, importa petrolio, ancora più che l`Italia. Quindi chi dice che costruiamo centrali per renderci indipendenti dalle importazioni di combustibile fossile, mente, o dà fumo negli occhi. L`argomento cardine è che comunque le energie alternative non sarebbero sufficienti. La risposta è che se non si investe non c`è ricavo. La Spagna in un anno ha creato impianti eolici per 3500 megawatt, pari a due centrali nucleari e mezzo. E la Germania a sua volta produce più del 30% della sua energia attraverso il solare. Andiamo ai tempi di costruzione, che sono lunghi e ai costi che sono altissimi. Proprio nel nostro Paese, dove per costruire un pezzo di autostrada ci si mette dieci anni, cosa succederà con le centrali di cui ancora non sappiamo nemmeno dove dovrebbero essere impiantate? Si parla di 15 0 20 anni. Questo significa che quando sarà pronta la prima delle tante annunciate le tecnologie nucleari saranno già obsolete. Inoltre le centrali hanno bisogno di materiale (cemento e acciaio) raffinato e di grande qualità. In un Paese come il nostro in cui si scoprono continuamente imbrogli sul materiale per costruire case e scuole, dove la mano delle organizzazioni criminali si infila con tanta disinvoltura nei lavori pubblici, possiamo stare sicuri? Per non parlare delle scorie che nessuno sa dove seppellire, soprattutto in un Paese ad alto rischio sismico e geologico, ad alta densità di popolazione come il nostro. Ricordando che il plutonio per uso civile ha una durata di contaminazione che dura 24.360 anni. Se si osserva una carta delle centrali nucleari in costruzione si vede che solo la Bulgaria, l`Ucraina, la Finlandia e la Russia sono in procinto di costruirne di nuove. Tutti gli altri paesi, fra cui Germania, Belgio, Olanda, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, Svezia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca stanno intelligentemente investendo su energie rinnovabili e pulite. «La tecnologia nucleare francese, che da qualche anno ha difficoltà a scovare nuovi mercati - dice Emma Bonino - ha trovato l`Eldorado in Italia con la commessa di ben 4 nuovi-vecchi impianti». E ragionevole spendere venti miliardi di euro per produrre il 5% di energia del Paese?
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