giovedì 30 luglio 2009

Il governo taglia le rinnovabili. Presentato il rapporto Enea 2008: «Il nucleare è fondamentale»

Il governo taglia le rinnovabili. Presentato il rapporto Enea 2008: «Il nucleare è fondamentale»

Sara Farolfi

il manifesto del 29/07/2009

Presentato il rapporto Enea 2008: «Il nucleare è fondamentale»

Avanti spediti verso il nucleare. Dell'utilità del ritorno, dopo 22 anni, all'opzione atomica - ritorno sancito dall'approvazione definitiva del ddl sviluppo, il 9 luglio scorso - il rapporto Enea sull'energia e l'ambiente presentato ieri costituisce una più che favorevole base argomentativa. Certo, «nucleare e rinnovabili non sono e non devono essere considerati in alternativa, sono entrambi necessari», ripete il presidente dell'Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, Luigi Paganetto. Ma il governo è di tutt'altro avviso. E prova ne sia l'approvazione, ieri al senato, di una mozione Pdl che rischia di ridimensionare seriamente gli incentivi allo sviluppo del solare termodinamico. Promettente tecnologia, «in cui noi siamo leader al mondo», per bocca dello stesso Paganetto.
La mozione Pdl - firmata dallo stesso gruppo di parlamentari (tra cui Gasparri, Nania, Quagliarello e Dell'Utri) passato agli onori delle cronache qualche mese fa per le tesi 'negazioniste' sui cambiamenti climatici - impegna il governo a proseguire nell'«attuazione del piano energetico nazionale» - ossia il nucleare - destinando a questo scopo «tutte le possibili risorse, comprese quelle dei fondi non attivati per l'incentivazione di energie non ritenute proficue». Tra cui il «solare termodinamico», a dispetto delle argomentazioni di una parte consistente del mondo scientifico che proprio nel solare termodinamico vede la più promettente delle tecnologie rinnovabili, «il caso di maggiore successo», dice l'Enea, dal punto di vista della sua applicazione al sistema industriale. Ma sulle rinnovabili l'Italia investe lo 0,5% del Pil: appena il 15% della spesa per la ricerca energetica complessiva, contro percentuali comprese tra il 25 e il 45%, per paesi come Spagna, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia.
Se per un verso la crisi più grave dal dopoguerra a questa parte ha comportato una riduzione dei consumi e quindi anche delle emissioni (del 6% nel 2008 e altrettanto nel 2009, secondo le stime del rapporto), dall'altro la stessa recessione ha anche l'effetto di spingere nella direzione di una riduzione degli investimenti nel settore energetico. «Senza un'accelerazione tecnologica - si legge - sarà impossibile raggiungere risultati concreti in materia di contenimento delle emissioni». E i dati confermano, dice l'Enea, che la parte maggiore e più realizzabile (nel breve periodo) di questi obiettivi dipende dall'impegno sull'efficienza energetica: «seguono, a distanza, rinnovabili, ccs e nucleare».
Efficienza energetica nel breve e medio periodo; nucleare e rinnovabili nel lungo periodo. Sul nucleare, la «questione centrale» riguarda i temi della sicurezza, gestione e minimizzazione delle scorie: il cosiddetto nucleare di quarta generazione, su cui tante parole si spendono ma che, si legge, «non darà risultati prima del 2030-2040». Quanto alle rinnovabili, «che rappresentano una importante opportunità industriale oltre che una fonte di energia alternativa», fondamentali sono gli investimenti in ricerca e innovazione. E, dovrebbe andare da sè, gli incentivi a tali investimenti. Complessivamente il settore delle energie alternative è cresciuto considerevolmente negli ultimi anni (tanto da raggiungere, a livello mondiale, 160 miliardi di dollari e circa 4 milioni di occupati), ma l'Italia seguita a essere un fanalino di coda in Europa.
La situazione, visti i provvedimenti del governo, non sembra destinata a modificarsi. Critici i commenti di Legambiente e Wwf al rapporto Enea. «Il nucleare non solo non è fondamentale per il nostro Paese ma toglierà risorse allo sviluppo delle vere fonti che possono aumentare la nostra efficienza e la nostra competitività», è il commento del presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza: «Il tempo non è una variabile indipendente e continuare ad ignorare che produrre energia dall'atomo in Italia non sarà possibile prima del 2025-2030 è mettere la testa sotto la sabbia. La crisi economica e quella energetica hanno bisogno di provvedimenti immediati».
Ma che il presidente Enea sia un nuclearista convinto forse non dovrebbe stupire più di tanto: della veloce riconversione all'atomo d'altra parte - il ddl sviluppo, che nei prossimi giorni sarà pubblicato in Gazzetta prevede sei mesi di tempo per la localizzazione degli impianti - l'Enea stessa (che cederà una cinquantina di ingegneri all'Agenzia per la sicurezza nucleare) sarà un tassello importante.

giovedì 23 luglio 2009

Riecco la follia nucleare

Riecco la follia nucleare

Maria Campese *

Liberazione del 11/07/2009

Follia nucleare, ci risiamo. Il governo ha compiuto l’ennesima vergognosa scelta che ci fa precipitare indietro di venti anni. Con il via libera definitivo del Senato al ddl Sviluppo, con cui si sancisce il ritorno al nucleare nel nostro Paese, è stato fatto un altro spaventoso passo indietro, un segnale in controtendenza rispetto a quanto stanno facendo molti altri Paesi. La scelta del nucleare pone infatti gravissimi problemi di sicurezza e contraddice gli impegni europei e il referendum popolare del 1987.
Innanzitutto va chiarito che il nucleare è molto più costoso dell’investimento su altre fonti energetiche. Le riserve di combustibile nucleare non sono illimitate: se le centrali nucleari non subissero un incremento sarebbe sufficiente per massimo 50 anni; se invece si dovesse incrementare la domanda è chiaro che diminuirebbe significativamente il tempo di disponibilità dell’offerta, con aumenti esponenziali, già in atto, del costo di tale combustibile. Inoltre, nel computo dei costi non si comprende l’onere dello smantellamento e stoccaggio dei materiali radioattivi rinvenuti nelle centrali nucleari una volta in disuso (va ricordato che il tempo di vita ‘in sicurezza’ delle centrali nucleari è poco più di una decina d’anni). A tutt’oggi sono ancora presenti sul nostro territorio centrali nucleari in disuso da oltre vent’anni, che non si è stati ancora in grado di smantellare e stoccare in sicurezza. Va inoltre sottolineato che tale scelta energetica non risolve i conflitti bellici scatenati dall’approvvigionamento di combustibili fossili e quindi gli assetti geo-politici.
Quella operata è una scelta in controtendenza rispetto al resto d’Europa, dove per esempio la Germania, che occupa già 250 mila addetti nel settore delle rinnovabili, e la Spagna hanno intrapreso il percorso delle rinnovabili che li porterà ad uscire dal nucleare nel giro di pochi anni.
Il 9 luglio è stata quindi l’ennesima giornata triste per l'Italia, con un segnale ancor più grave perché avviene mentre il mondo intero aspetta risposte concrete dal G8 e non vuote enunciazioni di principio.
Ora, dopo l’approvazione da parte dell’Aula di Palazzo Madama del provvedimento che delega il governo a definire entro sei mesi i criteri di localizzazione delle nuove centrali, per l’esecutivo si pone il problema dell’individuazione dei siti. L’Italia, sembra strano che ci sia bisogno di ricordarlo, è un territorio altamente sismico e quindi per niente adatto a tale tipologia di impianti.
E sulla questione di chi ospiterà le centrali si è già sentito un coro di no da parte dei governatori delle regioni, con alcune eccezioni. Delle aperture sono arrivate da Veneto e Sicilia, quest’ultima in particolare area che ha storicamente registrato forti scosse telluriche. Ma i no più forti arriveranno dalle popolazioni interessate e visto che la delega prevede la possibilità di dichiarare i siti aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione, avverrà che,
in nome e per conto di ben determinati interessi, si militarizzeranno interi territori e si cercherà di porre fine con la repressione a legittime e democratiche proteste.
Il provvedimento prevede anche procedure più semplificate per la costruzione e la messa in esercizio degli impianti ed anche uno sportello unico per l’autorizzazione dei rigassificatori e la velocizzazione delle procedure per l’estrazione di idrocarburi.
Si punta dunque su semplificazione e repressione su temi così importanti per la sicurezza dei cittadini.
E’ in atto da tempo una grande campagna mediatica che tende a mistificare ogni notizia relativa al nucleare. Si cambiano le carte in tavola, si trasforma quello che è buono in cattivo e viceversa e così il nucleare diventa quasi una fonte di vita, invece di essere rappresentato come un pericolo, un problema serio di sicurezza, un danno per l’ambiente e la salute, un investimento gravoso.
Alle gigantesche bugie inventate di sana pianta dal governo e dal sistema informativo compiacente, ed alle verità celate, occorre contrapporre una campagna forte, decisa, per spiegare cosa si nasconde dietro questa operazione: un regalo ad alcune lobby imprenditoriali ai danni dei cittadini e in spregio alla democrazia.
Così come nel 1987 si pose fine alla sciagurata esperienza nucleare con una grande mobilitazione popolare e di massa, anche oggi occorre ricostruire un movimento di tale portata per gridare con forza “No, grazie” in tutte le piazze e le strade d’Italia e soprattutto per passare all’offensiva proponendo un nuovo modello energetico, che si fondi sulle rinnovabili, energie pulite da cui potranno scaturire anche nuove possibilità occupazionali, e che sia anche un nuovo modello di società
Rifondazione comunista continuerà a vigilare sul rispetto della sicurezza e si opporrà sempre alla logica dei grandi impianti energetici e chimici ad alto rischio sia sulla terraferma sia al largo delle coste italiane e soprattutto alla scellerata scelta del governo di procedere alla costruzione di centrali nucleari che sono potenziali bombe ecologiche e sanitarie che in caso di incidente genererebbero una catastrofe di dimensioni inimmaginabili.

* Segreteria Nazionale
Area Ambiente, Territorio e Beni Comuni

lunedì 6 luglio 2009

L'Italia torna a giocare con le centrali nucleari

L'Italia torna a giocare con le centrali nucleari

Giorgio Salvetti

Il Manifesto del 02/07/2009

La Camera approva il ddl «Sviluppo», via libera all'energia atomica

Siete spaventati dai treni che portano gas, scoppiano e distruggono interi quartieri? Tra qualche anno, se tutto va male, l'Italia sarà attraversata da carichi di scorie nucleari. Ieri la Camera ha approvato il ddl «Sviluppo» (235 sì, 205 no e 25 astenuti). Il mega-pacchetto «anti-crisi» esclude la possibilità di fare class action collettive contro i crac finanziari, e soprattutto conferma il ritorno al nucleare. Ora manca un'ultima lettura al Senato che già aveva approvato quasi tutte gli articoli, per mettere la parola conclusiva sui nuovi piani energetici dell'italietta atomica.
Il decreto stabilisce che dopo la sua approvazione il governo avrà sei mesi per predisporre la normativa necessaria, per localizzare i siti su cui sorgeranno le centrali, decidere i sistemi di stoccaggio e di deposito dei rifiuti radioattivi. In un paese dove non si sa che farsene dei rifiuti normali se non lucrarci sopra, non c'è da stare tranquilli. I siti saranno dichiarati di «interesse strategico nazionale» e quindi sottoposti a segreto di stato e controllati dai militari. La tipologia degli impianti sarà decisa dal Cipe. Per costruirli e farli funzionare basterà un'unica autorizzazione che verrà rilasciata dal ministro dello Sviluppo economico, d'accordo con i colleghi all'Ambiente e alle Infrastrutture. Saranno necessarie la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica. Viene istituita una Agenzia per la sicurezza nucleare, composta da un presidente e quattro membri nominati dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del consiglio.
In pratica il governo si è fatto approvare un mandato in carta bianca che gli dà il potere di ribaltare il referendum con cui gli italiani hanno chiaramente espresso la loro contrarietà all'energia nucleare. L'esecutivo potrà fare come meglio crede, senza bisogno di consultare il parlamento, né tanto meno gli enti locali, alla faccia del federalismo. Esulta il ministro allo Sviluppo economico, Claudio Scajola: «Un provvedimento storico - dice - che pone rimedio agli storici squilibri ed ai ritardi del nostro paese: dagli interventi di semplificazione delle procedure e di potenziamento delle infrastrutture energetiche, allo sviluppo delle reti rinnovabili e dell'efficienza energetica, fino al rilancio del nucleare». L'opposizione ha votato contro, tranne l'Udc che si è astenuta, ma sul nucleare non si fanno barricate: il Pd vota no solo per motivi di ordine economico e formale, non per convinzione anti-nuclearista. Più critica l'area Radicale del Pd: «Il provvedimento - dichiara Elisabetta Zamparutti, membro della commissione ambiente - impone un nucleare di terza generazione che il confronto laico dei costi e dei benefici dimostra essere antieconomico».
Le centrali dovrebbero essere cinque, per un investimento iniziale di almeno 20 miliardi di euro, destinati a lievitare. Infatti non saranno in funzione prima di un paio di decenni, un fatto che rende la politica nuclearista del governo ancora più imprevedibile e propagandistica. La costruzione potrebbe essere affidata ad un'alleanza tra Enel e la francese Edf, secondo un accordo già stipulato a febbraio tra Berlusconi e Sarkozy. I siti per ora sono segreti, ma in Italia sono poche le località adatte ad ospitare una centrale nucleare che richiede grandi quantità d'acqua (altro bene pubblico destinato a scarseggiare) e che deve essere lontana da territori pericolosi o sismici. Di fatto possono essere costruite solo in Puglia, tra Lombardia e Piemonte, in Sardegna o nell'alto Lazio. Dopo l'approvazione al Senato, le Regioni si erano ribellate. Nichi Vendola, presidente della Puglia, aveva detto «dovranno imporcele con i carroarmati». No secco anche dalla governatrice piemontese Mercedes Bresso, dal presidente del Lazio Claudio Martini e dalla Toscana, impegnata a produrre il 20% del proprio fabisogno con energie alternative entro il 2020.
Dopo il referendum dell'87, non siamo ancora riusciti a liberarci delle vecchie scorie stoccate in luoghi non adatti come a Saluggia o sono rimaste nelle vecchie centrale. A Caorso (Pc), per esempio, sono state trasferite in speciali piscine e vengono spedite via treno in siti di stoccaggio in Francia perchè in Italia non si sa dove metterle. In tutto il mondo si scommette sulle energie alternative, i Verdi vincono le elezioni in tutta Europa e Obama investe sulla green economy per uscire dalla crisi, da noi si gioca ancora con l'atomo.