L'Italia torna a giocare con le centrali nucleari
Giorgio Salvetti
Il Manifesto del 02/07/2009
La Camera approva il ddl «Sviluppo», via libera all'energia atomica
Siete spaventati dai treni che portano gas, scoppiano e distruggono interi quartieri? Tra qualche anno, se tutto va male, l'Italia sarà attraversata da carichi di scorie nucleari. Ieri la Camera ha approvato il ddl «Sviluppo» (235 sì, 205 no e 25 astenuti). Il mega-pacchetto «anti-crisi» esclude la possibilità di fare class action collettive contro i crac finanziari, e soprattutto conferma il ritorno al nucleare. Ora manca un'ultima lettura al Senato che già aveva approvato quasi tutte gli articoli, per mettere la parola conclusiva sui nuovi piani energetici dell'italietta atomica.
Il decreto stabilisce che dopo la sua approvazione il governo avrà sei mesi per predisporre la normativa necessaria, per localizzare i siti su cui sorgeranno le centrali, decidere i sistemi di stoccaggio e di deposito dei rifiuti radioattivi. In un paese dove non si sa che farsene dei rifiuti normali se non lucrarci sopra, non c'è da stare tranquilli. I siti saranno dichiarati di «interesse strategico nazionale» e quindi sottoposti a segreto di stato e controllati dai militari. La tipologia degli impianti sarà decisa dal Cipe. Per costruirli e farli funzionare basterà un'unica autorizzazione che verrà rilasciata dal ministro dello Sviluppo economico, d'accordo con i colleghi all'Ambiente e alle Infrastrutture. Saranno necessarie la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica. Viene istituita una Agenzia per la sicurezza nucleare, composta da un presidente e quattro membri nominati dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del consiglio.
In pratica il governo si è fatto approvare un mandato in carta bianca che gli dà il potere di ribaltare il referendum con cui gli italiani hanno chiaramente espresso la loro contrarietà all'energia nucleare. L'esecutivo potrà fare come meglio crede, senza bisogno di consultare il parlamento, né tanto meno gli enti locali, alla faccia del federalismo. Esulta il ministro allo Sviluppo economico, Claudio Scajola: «Un provvedimento storico - dice - che pone rimedio agli storici squilibri ed ai ritardi del nostro paese: dagli interventi di semplificazione delle procedure e di potenziamento delle infrastrutture energetiche, allo sviluppo delle reti rinnovabili e dell'efficienza energetica, fino al rilancio del nucleare». L'opposizione ha votato contro, tranne l'Udc che si è astenuta, ma sul nucleare non si fanno barricate: il Pd vota no solo per motivi di ordine economico e formale, non per convinzione anti-nuclearista. Più critica l'area Radicale del Pd: «Il provvedimento - dichiara Elisabetta Zamparutti, membro della commissione ambiente - impone un nucleare di terza generazione che il confronto laico dei costi e dei benefici dimostra essere antieconomico».
Le centrali dovrebbero essere cinque, per un investimento iniziale di almeno 20 miliardi di euro, destinati a lievitare. Infatti non saranno in funzione prima di un paio di decenni, un fatto che rende la politica nuclearista del governo ancora più imprevedibile e propagandistica. La costruzione potrebbe essere affidata ad un'alleanza tra Enel e la francese Edf, secondo un accordo già stipulato a febbraio tra Berlusconi e Sarkozy. I siti per ora sono segreti, ma in Italia sono poche le località adatte ad ospitare una centrale nucleare che richiede grandi quantità d'acqua (altro bene pubblico destinato a scarseggiare) e che deve essere lontana da territori pericolosi o sismici. Di fatto possono essere costruite solo in Puglia, tra Lombardia e Piemonte, in Sardegna o nell'alto Lazio. Dopo l'approvazione al Senato, le Regioni si erano ribellate. Nichi Vendola, presidente della Puglia, aveva detto «dovranno imporcele con i carroarmati». No secco anche dalla governatrice piemontese Mercedes Bresso, dal presidente del Lazio Claudio Martini e dalla Toscana, impegnata a produrre il 20% del proprio fabisogno con energie alternative entro il 2020.
Dopo il referendum dell'87, non siamo ancora riusciti a liberarci delle vecchie scorie stoccate in luoghi non adatti come a Saluggia o sono rimaste nelle vecchie centrale. A Caorso (Pc), per esempio, sono state trasferite in speciali piscine e vengono spedite via treno in siti di stoccaggio in Francia perchè in Italia non si sa dove metterle. In tutto il mondo si scommette sulle energie alternative, i Verdi vincono le elezioni in tutta Europa e Obama investe sulla green economy per uscire dalla crisi, da noi si gioca ancora con l'atomo.
Giorgio Salvetti
Il Manifesto del 02/07/2009
La Camera approva il ddl «Sviluppo», via libera all'energia atomica
Siete spaventati dai treni che portano gas, scoppiano e distruggono interi quartieri? Tra qualche anno, se tutto va male, l'Italia sarà attraversata da carichi di scorie nucleari. Ieri la Camera ha approvato il ddl «Sviluppo» (235 sì, 205 no e 25 astenuti). Il mega-pacchetto «anti-crisi» esclude la possibilità di fare class action collettive contro i crac finanziari, e soprattutto conferma il ritorno al nucleare. Ora manca un'ultima lettura al Senato che già aveva approvato quasi tutte gli articoli, per mettere la parola conclusiva sui nuovi piani energetici dell'italietta atomica.
Il decreto stabilisce che dopo la sua approvazione il governo avrà sei mesi per predisporre la normativa necessaria, per localizzare i siti su cui sorgeranno le centrali, decidere i sistemi di stoccaggio e di deposito dei rifiuti radioattivi. In un paese dove non si sa che farsene dei rifiuti normali se non lucrarci sopra, non c'è da stare tranquilli. I siti saranno dichiarati di «interesse strategico nazionale» e quindi sottoposti a segreto di stato e controllati dai militari. La tipologia degli impianti sarà decisa dal Cipe. Per costruirli e farli funzionare basterà un'unica autorizzazione che verrà rilasciata dal ministro dello Sviluppo economico, d'accordo con i colleghi all'Ambiente e alle Infrastrutture. Saranno necessarie la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica. Viene istituita una Agenzia per la sicurezza nucleare, composta da un presidente e quattro membri nominati dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del consiglio.
In pratica il governo si è fatto approvare un mandato in carta bianca che gli dà il potere di ribaltare il referendum con cui gli italiani hanno chiaramente espresso la loro contrarietà all'energia nucleare. L'esecutivo potrà fare come meglio crede, senza bisogno di consultare il parlamento, né tanto meno gli enti locali, alla faccia del federalismo. Esulta il ministro allo Sviluppo economico, Claudio Scajola: «Un provvedimento storico - dice - che pone rimedio agli storici squilibri ed ai ritardi del nostro paese: dagli interventi di semplificazione delle procedure e di potenziamento delle infrastrutture energetiche, allo sviluppo delle reti rinnovabili e dell'efficienza energetica, fino al rilancio del nucleare». L'opposizione ha votato contro, tranne l'Udc che si è astenuta, ma sul nucleare non si fanno barricate: il Pd vota no solo per motivi di ordine economico e formale, non per convinzione anti-nuclearista. Più critica l'area Radicale del Pd: «Il provvedimento - dichiara Elisabetta Zamparutti, membro della commissione ambiente - impone un nucleare di terza generazione che il confronto laico dei costi e dei benefici dimostra essere antieconomico».
Le centrali dovrebbero essere cinque, per un investimento iniziale di almeno 20 miliardi di euro, destinati a lievitare. Infatti non saranno in funzione prima di un paio di decenni, un fatto che rende la politica nuclearista del governo ancora più imprevedibile e propagandistica. La costruzione potrebbe essere affidata ad un'alleanza tra Enel e la francese Edf, secondo un accordo già stipulato a febbraio tra Berlusconi e Sarkozy. I siti per ora sono segreti, ma in Italia sono poche le località adatte ad ospitare una centrale nucleare che richiede grandi quantità d'acqua (altro bene pubblico destinato a scarseggiare) e che deve essere lontana da territori pericolosi o sismici. Di fatto possono essere costruite solo in Puglia, tra Lombardia e Piemonte, in Sardegna o nell'alto Lazio. Dopo l'approvazione al Senato, le Regioni si erano ribellate. Nichi Vendola, presidente della Puglia, aveva detto «dovranno imporcele con i carroarmati». No secco anche dalla governatrice piemontese Mercedes Bresso, dal presidente del Lazio Claudio Martini e dalla Toscana, impegnata a produrre il 20% del proprio fabisogno con energie alternative entro il 2020.
Dopo il referendum dell'87, non siamo ancora riusciti a liberarci delle vecchie scorie stoccate in luoghi non adatti come a Saluggia o sono rimaste nelle vecchie centrale. A Caorso (Pc), per esempio, sono state trasferite in speciali piscine e vengono spedite via treno in siti di stoccaggio in Francia perchè in Italia non si sa dove metterle. In tutto il mondo si scommette sulle energie alternative, i Verdi vincono le elezioni in tutta Europa e Obama investe sulla green economy per uscire dalla crisi, da noi si gioca ancora con l'atomo.
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