Nucleare, no della Campania alle centrali
la Repubblica del 4 gennaio 2010
Roberto Fuccillo
Anche la Campania alza il suo muro contro gli impianti nucleari rilanciati dal ministro Claudio Scajola. La Regione governata da Antonio Bassolino ha provveduto a inserire il suo «no, grazie» all´interno di una manovra finanziaria di bilancio votata a fine anno. Nel testo si stabilisce che «in assenza di intese con lo Stato in merito alla loro localizzazione», il territorio campano viene precluso a impianti di produzione di energia nucleare, ma anche di fabbricazione e stoccaggio di combustibile nucleare, nonché a depositi di materiali radioattivi».
In attesa che i siti vengano definiti, la Campania dichiara dunque off-limits il nucleare, in tutte le sue versioni. Anche se dalle tante voci ufficiose non era emersa finora l´ipotesi di un sito in Campania, fatta eccezione forse per la tentazione di utilizzare la dismessa centrale di Sessa Aurunca sul Garigliano come deposito. La norma ricalca quasi letteralmente quella varata circa un mese fa dalla Puglia di Nichi Vendola. E si aggiunge alla battaglia già intrapresa da altre Regioni con il ricorso avanzato alla Corte costituzionale contro il piano energetico nazionale. Proprio quel piano diventa ora il terreno di battaglia, dato che è lì che si individua il carattere strategico degli impianti e quindi anche la competenza dello Stato centrale.
Non a caso, passato il capodanno, in Campania è scoppiata immediata le polemica da parte di esponenti del Pdl. Il fuoco alle polveri lo ha dato il consigliere regionale Fulvio Martusciello: «È un polverone su una materia non delegabile alle regioni. Abbiamo già provveduto a segnalare l´incostituzionalità al ministro competente. La verità è che c´è chi vorrebbe una Campania anni ´50». È d´accordo Franco D´Ercole, leader dell´opposizione in Consiglio regionale: «Quella parte della Finanziaria potrebbe essere impugnata dal governo in quanto il nucleare risponde ad una scelta strategica nazionale che è sottratta alla competenza regionale. Noi non diciamo che in Campania debbano necessariamente farsi le centrali, ma affermare il principio che la Campania non può autorizzare l´installazione di centrali nucleari può comportare il rischio di rimanere a secco di energia».
Si profila dunque un braccio di ferro sul nucleare presso la Consulta. I partiti del centrosinistra campano comunque difendono la norma. Nicola Marrazzo di Italia dei valori non ha dubbi: «Abbiamo salvato la Campania da un piano scellerato. Ora il governo deve concordare le sue scelte con la Regione». Tonino Scala di Sinistra e Libertà sancisce che «il piano di Scajola è inapplicabile». E la notizia viene accolta con favore da Alfiero Grandi, presidente del «comitato per le energie rinnovabili-no al nucleare». Grandi rileva che «ben 13 Regioni hanno già fatto ricorso alla Corte Costituzionale e molte hanno adottato atti che concordano ad escludere il nucleare nel loro territorio. Purtroppo ancora troppo poco si è capito che il Governo ha fatto approvare una legge che non solo è uno schiaffo al referendum del 1987 ma prevede una procedura autoritaria e impositiva». Il che fa augurare a Grandi che «nelle prossime elezioni regionali la questione nucleare venga affrontata esplicitamente».
la Repubblica del 4 gennaio 2010
Roberto Fuccillo
Anche la Campania alza il suo muro contro gli impianti nucleari rilanciati dal ministro Claudio Scajola. La Regione governata da Antonio Bassolino ha provveduto a inserire il suo «no, grazie» all´interno di una manovra finanziaria di bilancio votata a fine anno. Nel testo si stabilisce che «in assenza di intese con lo Stato in merito alla loro localizzazione», il territorio campano viene precluso a impianti di produzione di energia nucleare, ma anche di fabbricazione e stoccaggio di combustibile nucleare, nonché a depositi di materiali radioattivi».
In attesa che i siti vengano definiti, la Campania dichiara dunque off-limits il nucleare, in tutte le sue versioni. Anche se dalle tante voci ufficiose non era emersa finora l´ipotesi di un sito in Campania, fatta eccezione forse per la tentazione di utilizzare la dismessa centrale di Sessa Aurunca sul Garigliano come deposito. La norma ricalca quasi letteralmente quella varata circa un mese fa dalla Puglia di Nichi Vendola. E si aggiunge alla battaglia già intrapresa da altre Regioni con il ricorso avanzato alla Corte costituzionale contro il piano energetico nazionale. Proprio quel piano diventa ora il terreno di battaglia, dato che è lì che si individua il carattere strategico degli impianti e quindi anche la competenza dello Stato centrale.
Non a caso, passato il capodanno, in Campania è scoppiata immediata le polemica da parte di esponenti del Pdl. Il fuoco alle polveri lo ha dato il consigliere regionale Fulvio Martusciello: «È un polverone su una materia non delegabile alle regioni. Abbiamo già provveduto a segnalare l´incostituzionalità al ministro competente. La verità è che c´è chi vorrebbe una Campania anni ´50». È d´accordo Franco D´Ercole, leader dell´opposizione in Consiglio regionale: «Quella parte della Finanziaria potrebbe essere impugnata dal governo in quanto il nucleare risponde ad una scelta strategica nazionale che è sottratta alla competenza regionale. Noi non diciamo che in Campania debbano necessariamente farsi le centrali, ma affermare il principio che la Campania non può autorizzare l´installazione di centrali nucleari può comportare il rischio di rimanere a secco di energia».
Si profila dunque un braccio di ferro sul nucleare presso la Consulta. I partiti del centrosinistra campano comunque difendono la norma. Nicola Marrazzo di Italia dei valori non ha dubbi: «Abbiamo salvato la Campania da un piano scellerato. Ora il governo deve concordare le sue scelte con la Regione». Tonino Scala di Sinistra e Libertà sancisce che «il piano di Scajola è inapplicabile». E la notizia viene accolta con favore da Alfiero Grandi, presidente del «comitato per le energie rinnovabili-no al nucleare». Grandi rileva che «ben 13 Regioni hanno già fatto ricorso alla Corte Costituzionale e molte hanno adottato atti che concordano ad escludere il nucleare nel loro territorio. Purtroppo ancora troppo poco si è capito che il Governo ha fatto approvare una legge che non solo è uno schiaffo al referendum del 1987 ma prevede una procedura autoritaria e impositiva». Il che fa augurare a Grandi che «nelle prossime elezioni regionali la questione nucleare venga affrontata esplicitamente».
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