A Tokio pesce vietato per l'acqua ad radioattiva
Stefano Carrer
Il sole 24 ore, il 07/04/2011
«Caution! Tuna Auction is closed. Please stop visiting the Market by the earthquake generation». L'inglese non è oxfordiano ma il senso è chiaro: dal giorno del terremoto, i turisti stiano alla larga dal mercato del pesce di Tsukiji, il più grande del mondo, con le sue aste di tonni tappa d'obbligo alle 5 di mattina per i visitatori stranieri (i cui arrivi a Tokyo sono del resto in calo del 75%).
A Tsukiji hanno ben altro a cui pensare. I pescatori sanno come rispettare il mare e placarne la collera: al limite, con una veloce preghiera al Namiyoke Inari che si fa largo tra i capannoni (il "Tempio a protezione contro l'onda", li fin dal 1658) o con la cerimonia funebre annuale (prevista settimana prossima) in rispettoso onore degli spiriti dei fugu (i pesci con una componente velenosissima da rimuovere, che solo chef autorizzati possono servire in tavola). Non avevano calcolato la Tepco, che ha messo in pericolo l'intera filiera con gli scarichi in mare di migliaia di tonnellate di acqua mediamente radioattiva e con il ritardo nel tappare la falla - da ieri finalmente chiusa - da cui è finita nel Pacifico acqua fortemente contaminata.
Le prime notizie di inquinamento radioattivo di un pesciolino (il konago, cibo per altri pesci) al largo della costa di Ibaraki ha suscitato un allarme generale. I commercianti di Tsukiji hanno respinto ieri, per precauzione, le partite di pesce provenienti da quella zona: i pescatori di Ibaraki, usciti in mattinata come al solito, sono rientrati prima, in lacrime, alla notizia che non avrebbero potuto vendere nulla. Il governo ha finalmente fissato i limiti legali di radioattività per i pesci, i cui prezzi stanno cedendo in parallelo al calo dei clienti nei ristoranti.
Il capo della federazione delle cooperative della pesca, Ikuhiro Hattori, ha affrontato a muso duro Tsunehida Katsumata, il presidente della Tepco - criticata anche dal ministro dell'Agricoltura - dichiarando «imperdonabile» la sua decisione che mette a rischio, con l'ambiente marino, il lavoro dei pescatori. Katsumata ha promesso compensazioni «quanto possibile». «Qui siamo tutti arrabbiatissimi con la Tepco», dice Kyoshiro Sugama, piccolo commerciante che a Tsukiji sta preparando personalmente confezioni di sashimi di tonno. «Già la situazione era difficile per i blackout elettrici, con la gente che non usa i fornelli in casa per cucinare ed esce di meno al ristorante. Ora domanda e prezzi caleranno ancora». «Non c'è affatto un bando al pesce di Ibaraki», si accalora il manager comunale del mercato, Tsutomu Kosaka. «Sono state diffuse notizie false: sarebbe contro la legge». Kosaka non risponde però dell'atteggiamento precauzionale dei grossisti, anche in assenza di un divieto formale: ammette «grandi difficoltà» per l'export e rivela che a Tsukiji non si fanno controlli di radioattività (quelli sono da fare nelle prefetture d'origine).
Il portavoce del governo, intanto, ha fatto capire che l'area di evacuazione intorno alla centrale nucleare potrà essere ampliata: a macchia d'olio e per categorie di soggetti deboli come donne incinte e bambini, Il reattore numero 1, inoltre, richiede l'immissione di un gas inerte per evitare il rischio di esplosioni. E la Tepco, in Borsa, crolla a un nuovo minimo storico.
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