Int. a Emma Bonino: "L'atomo non serve, basterebbe evitare gli sprechi energetici"
L’Unità del 26 febbraio 2009, pag. 12
di Massimo Franchi
Non è possibile che una scelta strategica ed epocale come il ritorno al nucleare sia presa a margine di un incontro bilaterale. Nei paesi normali sono in corso dibattiti parlamentari infiniti. Qui Enel ed Edf firmano un accordo con Berlusconi e Sarkozy come padrini senza nessuno che ne abbia discusso». Emma Bonino, vicepresidente del Senato, passava per essere una "pro-atomo". E invece per lei «questo nucleare» non serve.
Senatrice Bonino, la sua posizione è giunta forse inaspettata. E’ una delle poche voci contrarie all`accordo di martedì.
«La mia è una posizione ponderata. A luglio abbiamo fatto un`intera giornata di convegno dal titolo "Ritorno al nucleare. Conviene? Risolve?". Abbiamo messo da parte il tema della sicurezza e delle scorie, non perché non sia importante, ma proprio perché volevamo fare un confronto con esperti, politici e manager favorevoli al ritorno al nucleare. Il tema era molto pratico: costi-benefici. La risposta, anche da parte di chi è favorevole al nucleare, è che la tecnologia nucleare attuale è inefficiente. L`ultimo esempio di centrale in corso di costruzione con la tecnologia francese è in Finlandia. Bene: sono in ritardo di due anni e con un raddoppio del bilancio iniziale. Stiamo parlando di soldi statali».
E allora perché tutti brindano per l`accordo con la Francia?
«Abbiamo fatto solo un favore a Sarkozy, comprando a peso d`oro una tecnologia assolutamente superata. Parlano di una copertura del 25 per cento dei consumi elettrici attuali, ma in realtà sarà del 4% dei consumi totali di energia. Il tutto, ben che vada, per una cifra fra i 20 e 25 miliardi che non darà frutti prima del 2020. Ripeto: non ha senso».
Quindi quello del governo Berlusconi è il solito spot: non vedremo mai nuove centrali nucleari?
«Credo proprio di sì. Sarà difficile trovare siti per costruire nuove centrali, non mi sembra ci sia la corsa a dire: "Fatela da noi". É un annuncio a futura memoria anche perché i lavori inizierebbero fra anni e anni. Senza dimenticare che il referendum del 1986 potrebbe creare problemi dal punto di vista costituzionale».
La vulgata comune considera però la Francia una nazione all`avanguardia in fatto di fabbisogno energetico...
«Vanno sfatati alcuni miti. Primo, la potenza installata prodotta in Italia con l`energia elettrica è il 30%, ma l`inefficienza fa sì che il prodotto energetico risulti scarso. Secondo, la Francia consuma pro-capite più petrolio ad esempio della Germania. Perché è vero che ci vende energia elettrica nelle ore morte (è sovracapacitata), ma nelle ore di punta la compra dalla stessa Germania. Quindi la Francia non può essere un modello. È cosciente di avere una tecnologia superata e ha tutti gli interessi a venircela a vendere a noi».
Ma quindi lei rigetta tutta la tecnologia nucleare? Non si parla di quarta generazione sicura?
«Io non chiudo alla ricerca. Anzi. Dico solo che questo nucleare non ci conviene. E’ come se, per favorire la mobilità sostenibile, domani si decidesse di costruire carrozze. Andavano bene nell`800, non nel 2009. Se in futuro si troveranno tecnologie che faranno del nucleare una energia vantaggiosa e senza rischi, ben vengano».
Ma quali reali alternative ci sono al nucleare?
«L`alternativa c`è ed è puntare sull`efficienza energetica che è la più grande fonte di energia a detta di tutti gli esperti. Significa evitare gli sprechi. La via è quella di un mix di energie rinnovabili: efficienza energetica, solare, eolico e quant`altro la tecnologia odierna può offrire. E poi la ricerca. Un recente studio (The case for investing in Energy productivity) dell`istituto McKinsey, uno dei più accreditati a livello mondiale, spiega come con l`efficienza energetica nella costruzione di edifici si può coprire il 4% del nostro consumo nazionale. La stessa cifra delle centrali nucleari. Questa è la strada da percorrere. E lo si può fare da subito, spendendo molto meno».
L’Unità del 26 febbraio 2009, pag. 12
di Massimo Franchi
Non è possibile che una scelta strategica ed epocale come il ritorno al nucleare sia presa a margine di un incontro bilaterale. Nei paesi normali sono in corso dibattiti parlamentari infiniti. Qui Enel ed Edf firmano un accordo con Berlusconi e Sarkozy come padrini senza nessuno che ne abbia discusso». Emma Bonino, vicepresidente del Senato, passava per essere una "pro-atomo". E invece per lei «questo nucleare» non serve.
Senatrice Bonino, la sua posizione è giunta forse inaspettata. E’ una delle poche voci contrarie all`accordo di martedì.
«La mia è una posizione ponderata. A luglio abbiamo fatto un`intera giornata di convegno dal titolo "Ritorno al nucleare. Conviene? Risolve?". Abbiamo messo da parte il tema della sicurezza e delle scorie, non perché non sia importante, ma proprio perché volevamo fare un confronto con esperti, politici e manager favorevoli al ritorno al nucleare. Il tema era molto pratico: costi-benefici. La risposta, anche da parte di chi è favorevole al nucleare, è che la tecnologia nucleare attuale è inefficiente. L`ultimo esempio di centrale in corso di costruzione con la tecnologia francese è in Finlandia. Bene: sono in ritardo di due anni e con un raddoppio del bilancio iniziale. Stiamo parlando di soldi statali».
E allora perché tutti brindano per l`accordo con la Francia?
«Abbiamo fatto solo un favore a Sarkozy, comprando a peso d`oro una tecnologia assolutamente superata. Parlano di una copertura del 25 per cento dei consumi elettrici attuali, ma in realtà sarà del 4% dei consumi totali di energia. Il tutto, ben che vada, per una cifra fra i 20 e 25 miliardi che non darà frutti prima del 2020. Ripeto: non ha senso».
Quindi quello del governo Berlusconi è il solito spot: non vedremo mai nuove centrali nucleari?
«Credo proprio di sì. Sarà difficile trovare siti per costruire nuove centrali, non mi sembra ci sia la corsa a dire: "Fatela da noi". É un annuncio a futura memoria anche perché i lavori inizierebbero fra anni e anni. Senza dimenticare che il referendum del 1986 potrebbe creare problemi dal punto di vista costituzionale».
La vulgata comune considera però la Francia una nazione all`avanguardia in fatto di fabbisogno energetico...
«Vanno sfatati alcuni miti. Primo, la potenza installata prodotta in Italia con l`energia elettrica è il 30%, ma l`inefficienza fa sì che il prodotto energetico risulti scarso. Secondo, la Francia consuma pro-capite più petrolio ad esempio della Germania. Perché è vero che ci vende energia elettrica nelle ore morte (è sovracapacitata), ma nelle ore di punta la compra dalla stessa Germania. Quindi la Francia non può essere un modello. È cosciente di avere una tecnologia superata e ha tutti gli interessi a venircela a vendere a noi».
Ma quindi lei rigetta tutta la tecnologia nucleare? Non si parla di quarta generazione sicura?
«Io non chiudo alla ricerca. Anzi. Dico solo che questo nucleare non ci conviene. E’ come se, per favorire la mobilità sostenibile, domani si decidesse di costruire carrozze. Andavano bene nell`800, non nel 2009. Se in futuro si troveranno tecnologie che faranno del nucleare una energia vantaggiosa e senza rischi, ben vengano».
Ma quali reali alternative ci sono al nucleare?
«L`alternativa c`è ed è puntare sull`efficienza energetica che è la più grande fonte di energia a detta di tutti gli esperti. Significa evitare gli sprechi. La via è quella di un mix di energie rinnovabili: efficienza energetica, solare, eolico e quant`altro la tecnologia odierna può offrire. E poi la ricerca. Un recente studio (The case for investing in Energy productivity) dell`istituto McKinsey, uno dei più accreditati a livello mondiale, spiega come con l`efficienza energetica nella costruzione di edifici si può coprire il 4% del nostro consumo nazionale. La stessa cifra delle centrali nucleari. Questa è la strada da percorrere. E lo si può fare da subito, spendendo molto meno».
Nessun commento:
Posta un commento