Slitta il piano per il nucleare
Il Sole 24 Ore del 3 aprile 2009, pag. 17
Federico Rendina
I "criteri" per cominciare a studiare dove piazzare le nuove centrali atomiche italiane arriveranno solo in autunno inoltrato, se andrà bene: il termine del 30 giugno è ufficialmente slittato. E poi, ma se ne parlerà comunque dal 2010, bisognerà vedersela con la consueta burocrazia: salta infatti l`autorizzazione unica e ritornano i vincoli della Via (valutazione di impatto ambientale) e Vas (valutazione ambientale strategica). Nel frattempo gli operatori elettrici che davvero pensano di partecipare alla sfida avranno qualche brivido in più sul fronte dei costi, comunque immani, dell`operazione. Salta infatti il progetto di costruire consorzi partecipati, seppure in minoranza, dalla Cassa depositi e prestiti. E chi vorrà avventurarsi nella pianificazione economica delle centrali atomiche sappia fin d`ora che dovrà accantonare dall`inizio tutti i denari per il futuro smaltimento delle scorie, e che dovrà riconoscere una serie di "compensazioni" economiche sia alle popolazioni, anche con bollette scontate, che alle amministrazioni locali. Alle quali bisognerà comunque garantire «elevati» (e non più «adeguati», come previsto nel progetto iniziale) livelli di sicurezza, da pubblicizzare finanziando campagne informative. E’ la nuova via crucis del rinascimento nucleare italiano, tracciata da maggioranza e opposizione nella commissione Industria del Senato, dove sta lentamente progredendo lo stralcio del ddl "sviluppo" che contiene appunto le norme per rendere credibile la promessa del Governo sul ritorno all`atomo elettrico. Le modifiche, che aggiungono nuovi tormenti, sono contenute negli emendamenti proposti o direttamente dalla maggioranza (slittamento di sei mesi per i criteri rispetto al termine del 30 giugno, no alla partecipazione della Cdp, compensazioni estese anche agli enti locali) o dall`opposizione con il via libera di molti membri della maggioranza (no all`autorizzazione unica, ad esempio). Tutto più difficile, dunque. Anche perché le nuove stime sulla effettiva convenienza dell`operazione preoccupano sempre di più. Lo testimoniano, tra gli altri, gli analisti del Boston Consulting Group. In Italia - spiega Fabio Cantatore, responsabile dell`area energia di Bcg per l`Italia - le centrali nucleari possono rivelarsi decisive per risolvere i problemi strutturali della nostra energia, riequilibrando il mix di combustibili che vede l`egemonia del gas, «mitigando la dipendenza dall`estero e contribuendo al taglio delle emissioni imposto dai protocolli ambientali». Ma in assoluto l`economicità dell`atomo, che richiede investimenti doppi o più probabilmente tripli rispetto a una centrale a gas o a carbone di pari potenza con la possibilità di "rifarsi" grazie al minor costo del combustibile, «non è affatto scontata», avverte Cantatore. Specie in una fase ciclica calante nei prezzi del barile e del gas. Fanno fede le valutazioni di Bcg sui costi marginali di produzione elettrica negli Stati Uniti, dove si usano davvero tutte le tecnologie a disposizione: tra i 62 e i 65 dollari il costo di produzione del magawattora da nucleare, tutto sommato analogo a quello consentito da una moderna centrale a carbone "pulito" e non lontano dai 70-75 dollari del ciclo combinato di gas. Le proiezioni finanziarie rafforzano la convinzione che a oliare l`operazione può essere solo un sistema di incentivi pubblici, diretti o indiretti, in grado di fornire una corsia normativa preferenziale e un significativo aiuto economico. Sul primo fronte gli ultimi emendamenti non rassicurano. Sul secondo nemmeno: l`estromissione della Cdp è un duro colpo, anche se un ipotetico consorzio "alla finlandese" (tutti concordano che il pool tra operatori, finanziatori e grandi consumatori di energia che si impegnano al ritiro dell`elettricità a prezzi programmati rappresenta anche per noi la migliore soluzione) potrebbe comprendere un protagonista davvero robusto: l`Acquirente unico, l`organismo pubblico che negozia e acquista l`elettricità per i clienti ancora "vincolati", ovvero le famiglie e le piccole imprese che hanno deciso di rimanere agganciate alle vecchie tariffe aggiornate trimestralmente dall`Authority anziché passare alle offerte sul mercato libero dell`energia.
Il Sole 24 Ore del 3 aprile 2009, pag. 17
Federico Rendina
I "criteri" per cominciare a studiare dove piazzare le nuove centrali atomiche italiane arriveranno solo in autunno inoltrato, se andrà bene: il termine del 30 giugno è ufficialmente slittato. E poi, ma se ne parlerà comunque dal 2010, bisognerà vedersela con la consueta burocrazia: salta infatti l`autorizzazione unica e ritornano i vincoli della Via (valutazione di impatto ambientale) e Vas (valutazione ambientale strategica). Nel frattempo gli operatori elettrici che davvero pensano di partecipare alla sfida avranno qualche brivido in più sul fronte dei costi, comunque immani, dell`operazione. Salta infatti il progetto di costruire consorzi partecipati, seppure in minoranza, dalla Cassa depositi e prestiti. E chi vorrà avventurarsi nella pianificazione economica delle centrali atomiche sappia fin d`ora che dovrà accantonare dall`inizio tutti i denari per il futuro smaltimento delle scorie, e che dovrà riconoscere una serie di "compensazioni" economiche sia alle popolazioni, anche con bollette scontate, che alle amministrazioni locali. Alle quali bisognerà comunque garantire «elevati» (e non più «adeguati», come previsto nel progetto iniziale) livelli di sicurezza, da pubblicizzare finanziando campagne informative. E’ la nuova via crucis del rinascimento nucleare italiano, tracciata da maggioranza e opposizione nella commissione Industria del Senato, dove sta lentamente progredendo lo stralcio del ddl "sviluppo" che contiene appunto le norme per rendere credibile la promessa del Governo sul ritorno all`atomo elettrico. Le modifiche, che aggiungono nuovi tormenti, sono contenute negli emendamenti proposti o direttamente dalla maggioranza (slittamento di sei mesi per i criteri rispetto al termine del 30 giugno, no alla partecipazione della Cdp, compensazioni estese anche agli enti locali) o dall`opposizione con il via libera di molti membri della maggioranza (no all`autorizzazione unica, ad esempio). Tutto più difficile, dunque. Anche perché le nuove stime sulla effettiva convenienza dell`operazione preoccupano sempre di più. Lo testimoniano, tra gli altri, gli analisti del Boston Consulting Group. In Italia - spiega Fabio Cantatore, responsabile dell`area energia di Bcg per l`Italia - le centrali nucleari possono rivelarsi decisive per risolvere i problemi strutturali della nostra energia, riequilibrando il mix di combustibili che vede l`egemonia del gas, «mitigando la dipendenza dall`estero e contribuendo al taglio delle emissioni imposto dai protocolli ambientali». Ma in assoluto l`economicità dell`atomo, che richiede investimenti doppi o più probabilmente tripli rispetto a una centrale a gas o a carbone di pari potenza con la possibilità di "rifarsi" grazie al minor costo del combustibile, «non è affatto scontata», avverte Cantatore. Specie in una fase ciclica calante nei prezzi del barile e del gas. Fanno fede le valutazioni di Bcg sui costi marginali di produzione elettrica negli Stati Uniti, dove si usano davvero tutte le tecnologie a disposizione: tra i 62 e i 65 dollari il costo di produzione del magawattora da nucleare, tutto sommato analogo a quello consentito da una moderna centrale a carbone "pulito" e non lontano dai 70-75 dollari del ciclo combinato di gas. Le proiezioni finanziarie rafforzano la convinzione che a oliare l`operazione può essere solo un sistema di incentivi pubblici, diretti o indiretti, in grado di fornire una corsia normativa preferenziale e un significativo aiuto economico. Sul primo fronte gli ultimi emendamenti non rassicurano. Sul secondo nemmeno: l`estromissione della Cdp è un duro colpo, anche se un ipotetico consorzio "alla finlandese" (tutti concordano che il pool tra operatori, finanziatori e grandi consumatori di energia che si impegnano al ritiro dell`elettricità a prezzi programmati rappresenta anche per noi la migliore soluzione) potrebbe comprendere un protagonista davvero robusto: l`Acquirente unico, l`organismo pubblico che negozia e acquista l`elettricità per i clienti ancora "vincolati", ovvero le famiglie e le piccole imprese che hanno deciso di rimanere agganciate alle vecchie tariffe aggiornate trimestralmente dall`Authority anziché passare alle offerte sul mercato libero dell`energia.
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