lunedì 19 maggio 2008

Le centrali vere e quelle di Scajola

Il Manifesto, 10 maggio 2008
nucleare
Le centrali vere e quelle di Scajola
I costi dell'atomo Nel mondo sono assai più alti di quanto le compagnie elettriche amino ammettere
Giuseppe Onufrio

Claudio Scajola, neo ministro per lo sviluppo economico, ha esordito riproponendo un sollecito ritorno al nucleare. Ne abbiamo chiesto a Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. Quelle che seguono sono le considerazioni di Onufrio.
1. Si tratta di dichiarazioni molto discutibili basate su una falsità: che l'elettricità da nucleare costi meno, sulla base dei costi dichiarati dall'industria. La storia ha già mostrato che le cifre ufficiali non sono realistiche: già nella seconda metà degli anni '80 il Doe statunitense (il dipartimento dell'energia) dimostrò che per 75 reattori nucleari i costi effettivi si sono dimostrati il triplo di quanto preventivato.
Più recentemente l'agenzia di rating Moody's ha valutato i costi di investimento circa doppi di quanto ufficialmente dichiarato. E proprio ieri John Rowe, amministratore delegato della Exelon, un grande gestore nucleare americano, ha dovuto ammettere realisticamente che il tanto atteso "rinascimento nucleare" andrà molto a rilento, i costi sono più elevati del previsto.
2. Forse Scajola dovrebbe guardarsi le previsioni sui costi industriali dell'elettricità negli Stati uniti. Scoprirebbe che, secondo il Doe il kWh nucleare da nuovi impianti costa più di quello da gas, circa 0.8 centesimi di dollaro al kWh.
E se guardasse gli incentivi al nucleare negli Stati uniti che questi sono di 1.8 centesimi di dollaro al kWh, oltre il doppio della differenza stimata dallo stesso Doe. Forse perché quella stima (già negativa per il nucleare) è sin troppo ottimistica?
3. Mettere assieme queste due parole, «tappe forzate» e «nucleare» - peraltro - è piuttosto pericoloso. Lo dimostra anche l'esperienza sul campo recente sia in Finlandia che in Francia: per volere far presto si sta facendo male e questo si traduce in due conseguenze, una sui costi e una sulla sicurezza.
Il ritardo accumulato nei primi due anni e mezzo di costruzione dell'Epr (European Pressurized Reactor) a Olkiluoto è di oltre due anni, con un costo lievitato di circa il 40 per cento sulle previsioni. E, inoltre, con una qualità di strutture e materiali inadeguata secondo quanto rilevato dall'agenzia per la sicurezza nucleare finlandese, dalla qualità della base in cemento alle saldature del vessel (contenitore in metallo del reattore), tutti aspetti rilevanti per la sicurezza.
La stessa cosa sta succedendo per l'Epr in costruzione a Flamaville in Francia, progetto partecipato da Enel al 12.5 per cento, dove l'agenzia di sicurezza nucleare francese l'Asn sta muovendo diverse obiezioni sulla qualità di varie componenti.
4. Se poi guardiamo gli investimenti sul nucleare «sovietico» di Enel scopriamo che i reattori sovietici di Mochovce che l'Enel ha acquistato in Slovacchia verranno completati senza guscio di protezione da incidenti esterni, e a costi totali assai simili di quelli oggi valutati per l'Epr. Quando Scajola parla di «tappe forzate» allude per caso al modello sovietico?
5. L'elettricità che costa meno è quella risparmiata con l'efficienza. Nonostante qualcosa si sia fatto nella legislatura appena conclusa, siamo ancora molto lontani da un piano organico per aumentare l'efficienza del 20 per cento entro il 2020, come prevedono gli obiettivi europei. Secondo le analisi del Politecnico di Milano per l'Italia, commissionate da Greenpeace, ridurre del 20 per cento i consumi di elettricità al 2020, che equivarrebbe a una sostanziale stabilizzazione dei consumi, presenterebbe costi inferiori a quelli cui è oggi scambiata l'elettricità alla Borsa elettrica.
* Greenpeace

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